Francesco Cramer, il Giornale 7/9/2012, 7 settembre 2012
L’Ocse vede nero per il Pil: l’Italia è la peggiore del G7 - Nel giorno in cui Draghi imbraccia il bazooka , uno schiaffo all’Italia e a Monti arriva dall’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico
L’Ocse vede nero per il Pil: l’Italia è la peggiore del G7 - Nel giorno in cui Draghi imbraccia il bazooka , uno schiaffo all’Italia e a Monti arriva dall’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. L’ente viviseziona le economie dei paesi industrializzati e periodicamente snocciola tabelle riguardanti i 34 Paesi membri. L’ultima ieri: pessima per noi e il nostro premier. Il succo del documento stilato dall’Ocse dice che l’Italia è la peggiore economia tra i Paesi del G7 e che il nostro prodotto interno lordo andrà peggio del previsto; inoltre, si dichiara che il governo non ha fatto abbastanza per favorire la competitività. Insomma, una bocciatura a tutti gli effetti. Nel dettaglio: Roma quest’anno subirà una forte recessione, con un Pil in contrazione del 2,4%, maglia nera dei Paesi del G7. Meno 2,4% vuol dire profondo rosso. Ancora più rosso di quanto precedentemente stimato dalla stessa Ocse che in maggio prevedeva un -1,7%. Recessione da cui sarà difficile uscire. La fine del tunnel? «Non prima del 2013»,sostiene l’organizzazione. La «valutazione interinale», a dir la verità, è negativa per tutti i Paesi, visto che le previsioni vengono ritoccate al ribasso anche per i cosiddetti «primi della classe ». Le stime sulle crescita scendono pure per la Germania (+0,8% nel 2012 da +1,2% indicato a maggio), per la Francia (+0,1% da +0,6%) e soprattutto per il Regno Unito che scivola in recessione (-0,7% da +0,5%). Scendono anche le previsioni di crescita di Usa (+2,3% da +2,4%), mentre migliorerà l’economia del Giappone (+2,2%da +2%).Nell’insieme il Pil del G7 dovrebbe crescere dell’ 1,4% nel 2012, esattamente come nel 2011. Nonostante la zavorra italiana. Italia che, dicono gli esperti Ocse, ha lavorato ma non a sufficienza. «Alcuni Paesi, come l’Italia, che stanno conoscendo degli aggiustamenti, non hanno fatto ancora abbastanza per ristabilire la competitività». Poi, per evitare chele critichesuoninocomevuoti slogan , gli economisti mettono il dito nella piaga: «Una delle questioni cruciali che dev’essere affrontata è quella del costo unitario del lavoro, che include tre elementi »,spiegano dall’Ocse.In primo luogo, «la produttività, che sappiamo essere un problema strutturale e che dev’essere aumentata ». Tradotto: manca una politica per la crescita. Inoltre, «le dinamiche salariali, che dovrebbero essere più collegate alla produttività » delle differenti imprese, fattore di cui «i meccanismi di contrattazione dovrebbero tenere conto». Tradotto: se un’azienda va bene, gli stipendi possono crescere; altrimenti no. Infine, c’è la questione del «cuneo fiscale, che resta tra i più elevati in Europa, e dovrebbe quindi essere ridotto, ma solo quando c’è certezza che i tagli alle tasse siano finanziati da tagli alle spese ».Tradotto:il lavoro costa troppo e vanno tagliate le tasse sulle buste paga; non ci sono abbastanza soldi? Tagliate gli sprechi. Infatti: «Per questo, la spending review che è in corso deve rapidamente tradursi in fonte di risorse utilizzabili». Già, i tagli. Mentre Madrid, altra pecora nera del gruppo, sottolinea che «Nessuno ha fatto tanto quanto la Spagna», per noi, dall’Ocse, arriva l’ammonimento: «Almeno non disfate quanto fatto finora». Anche se, appunto, non è sufficiente. La ripresa? Non prima dell’anno prossimo. E il bazooka della Bce può aiutare ma non all’infinito perché gli aiuti «non possono andare avanti per sempre».