Elena Meli, CorrierEconomia 10/09/2012, 10 settembre 2012
SALUTE. SANARE I CONTI? QUESTIONE DI CHIP
Smartphone, tablet, «nuvole» per archiviare e condividere dati. La tecnologia informatica è ovunque nelle nostre vite, ma stenta a diffondersi nella sanità, dove potrebbe fare la differenza fra sistemi antiquati e costosi e servizi efficienti ed economici.
Secondo i dati aggiornati dell’Osservatorio Information and Communication Technology in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, in Italia ogni anno si spendono appena 22 euro pro capite in tecnologie informatiche nell’area salute. Un’inezia al confronto dei 70 euro della Danimarca e la metà rispetto alla Francia. Peraltro con la crisi economica in atto le prospettive non paiono rosee: il 50% circa dei dirigenti sanitari intervistati dall’Osservatorio ammette che nei prossimi tre anni gli investimenti in Ict saranno ridotti per esigenze finanziarie di breve periodo.
I vantaggi possibili
Una miopia che potrebbe tradursi in un danno per il sistema sanitario nazionale, perché secondo gli analisti non utilizzare le tecnologie significa ridurre efficienza, qualità e competitività dei servizi, aumentare i costi e quindi, nel medio-lungo periodo, veder diminuire ancor di più le risorse disponibili.
«È difficile stimare i risparmi possibili grazie a un largo e diffuso impiego dell’Ict in sanità, ma tutte le esperienze sul campo e gli studi indicano che è questa la strada da percorrere — spiega Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio —. Ad esempio, si è valutato che la realizzazione sistematica di un fascicolo sanitario elettronico consentirebbe di risparmiare oltre due miliardi di euro all’anno, mentre una parziale deospedalizzazione grazie a interventi di teleassistenza e telemonitoraggio di pazienti cronici potrebbe tagliare i costi di circa 3-5 miliardi all’anno: un vantaggio destinato ad aumentare in futuro, con l’invecchiamento della popolazione.
C’è peraltro una chiara correlazione fra gli investimenti in tecnologie e l’efficienza sanitaria. Nelle regioni del Nord, dove la spesa in Ict si avvicina a quella degli altri Paesi europei, la qualità dell’assistenza è migliore. «Oggi sappiamo con certezza che la tecnologia può regalarci una sanità migliore — dice Sergio Pillon, vicepresidente della Società italiana di telemedicina e sanità elettronica —. Nel Regno Unito, ad esempio, uno studio condotto su oltre seimila pazienti ha mostrato che grazie alla telemedicina si potrebbero ridurre del 14% gli accessi al pronto soccorso, dell’8% i costi del sistema sanitario e addirittura del 20% la mortalità, salvando ogni anno tre milioni di vite umane. Le tecnologie sono mature, gli investitori interessati: per attrarre risorse mancano però regole certe nel settore, che rendano possibile calcolare il ritorno degli investimenti».
Le cause del ritardo
Lo confermano i dati dell’Osservatorio, secondo cui il ritardo italiano dipende dalle scarse risorse economiche, ma soprattutto dalle carenze organizzative del sistema: scelte frammentate e incoerenti fra le diverse regioni, mancanza di linee guida di sviluppo nazionali, resistenze al cambiamento da parte di operatori e utenti (più della metà dei cittadini dichiara di non utilizzare né essere interessato ai servizi digitali).
«I medici di base potrebbero essere il volano per introdurre più sanità digitale: la sfida infatti è portare la medicina sempre più sul territorio, vicino al cittadino — dice Corso — . Tuttavia, l’informatizzazione non può gravare sul medico o sulla Asl per portare poi benefici di spesa a livelli superiori: se l’Azienda sanitaria non ha un ritorno economico diretto difficilmente investe in tecnologia. Occorrerebbero perciò incentivi negli ambiti applicativi chiave, e modelli di governance nuovi. È arrivato il momento di standard centralizzati, per garantire l’interoperabilità dei sistemi informatici fra regione e regione. Sono ottimista perchè finalmente l’agenda digitale occupa un posto di primo piano negli impegni delle istituzioni. E la crisi economica potrebbe rivelarsi l’occasione: quando le risorse sono limitate, sfruttarle al meglio diventa indispensabile. La tecnologia è il mezzo che lo consente».
Elena Meli