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 2012  settembre 09 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - CHE VUOLE RENZI


L’editoriale sul «Corriere della Sera» di ieri a firma di Antonio Polito su Matteo Renzi e le primarie nel Pd. Polito pone dieci domande al candidato alla leadership del centrosinistra, dalle intercettazioni all’articolo 18 Caro direttore,
non sono scomode le domande che pone Antonio Polito nell’editoriale di ieri. Chi si propone di cambiare l’Italia deve dire come intende farlo. Noi lo faremo in un lungo viaggio che da Verona, giovedì prossimo, toccherà le oltre cento province italiane. Sta qui il senso della sfida delle primarie: non una competizione sulla simpatia dei candidati, ma un confronto duro e leale su due idee diverse della società, su due visioni del futuro. Polito pone singole domande, specifiche. Se gli rispondo punto per punto mi accuseranno di essere rimasto fermo al tempo in cui partecipavo ai telequiz. Mi limito a una minima riflessione politica, augurandomi che Polito ci segua, dal 13 settembre in poi, quando presenteremo la prima bozza di programma che sarà discussa da centinaia di comitati in tutta Italia e diventerà il programma a novembre, alla Stazione Leopolda.
L’Europa. Ho già detto pubblicamente che non basta l’unione monetaria. Il futuro è l’unione politica, con il servizio civile europeo, l’esercito europeo, la diplomazia europea. Se non ci diamo quell’obiettivo, l’euro sarà un fallimento, spread o non spread. Ci arriveremo. In una generazione, certo, non in una legislatura. Ma ci arriveremo. Non mi sfugge che l’apertura del mio viaggio in Italia arriverà all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale tedesca sul trattato Esm. L’Europa che voglio per mio figlio, però, è anche un’Europa che non parla solo del debito sovrano, ma anche dei ragazzi siriani, dei cristiani uccisi in Nigeria, del Mediterraneo e di una primavera araba che rischia rapidamente di trasformarsi in un inverno gelido.
Sì, vogliamo ridurre il debito pubblico ma senza aumentare le tasse. Polito vuole evitare ogni riferimento alla mia esperienza amministrativa. Peccato. Quando uno si candida deve anche dire cosa ha fatto fino a quel momento. Bene, io, da sindaco e prima ancora da presidente della Provincia, ho abbassato le tasse locali. In Italia le tasse le pagano sempre i soliti e le pagano troppo alte. Abbassarle è un imperativo, anche per disegnare un futuro basato sulla giustizia e sul merito anziché sulle rendite di posizione. La conseguenza logica, beninteso, è che occorre insistere su un ambizioso processo di dismissioni e di privatizzazioni. Ma nessun fondo immobiliare cui conferire pezzi di patrimonio pubblico avrà valore se le procedure burocratiche e urbanistiche non saranno modificate. Non bastano le slide dei professori per risolvere i problemi degli italiani, fidatevi della parola di un sindaco.
Sul lavoro, mi permetto di insistere: il problema delle aziende non è un articolo dello Statuto dei lavoratori, oggetto di una battaglia tutta ideologica e rivolta al passato. Il problema è che il diritto del lavoro in Italia è fatto di un corpus di oltre duemila norme che genera incertezza sia per i lavoratori che per le aziende. Cinquanta, sessanta norme chiare, traducibili in inglese, immediatamente comprensibili. Mi spiace per i consulenti del lavoro, ma il futuro sarà semplice o non sarà.
Sugli interrogativi più «politici» su correnti e alleanze, mi limito a questo. Per la prima volta un gruppo di amministratori ha deciso di mettersi in gioco ponendo una sfida che non è solo generazionale, ma punta a un radicale ricambio di idee. Non sappiamo se gli elettori delle primarie del centrosinistra premieranno questa sfida: quello che è certo è che saranno idee chiare, puntuali, verificabili. E chi avrà tempo e voglia di seguire il nostro lungo viaggio per l’Italia avrà modo di rendersene conto. Magari non tutti saranno d’accordo con noi, ma quello che è sicuro è che al centro della politica italiana, per una volta, ci saranno i contenuti. E non l’ennesimo dibattito sui contenitori.
Matteo Renzi
sindaco di Firenze

LE CONCLUSIONI DI BERSANI A REGGIO EMILIA
REGGIO EMILIA - Il Pd è pronto a governare, a prendersi le proprie responsabilità per fare uscire l’Italia "da un destino di arretramento con meno disuguaglianza, con più lavoro e con una democrazia funzionante e pulita". Parte da Reggio Emilia la sfida del partito democratico per la guida del Paese, perché a decidere chi governerà saranno gli italiani con il voto, non banchieri o agenzie di rating. Lo dice con chiarezza Pier Luigi Bersani nel suo intervento in chiusura della Festa democratica nazionale, richiamando il partito all’orgoglio: "siamo un partito capace di rimboccarsi le maniche, popolare, libero e senza padroni", dice il segretario nazionale guardando la folla riunita al Campovolo.
Il governo? "Lo decidono gli italiani, non i banchieri". Bersani rivendica di aver impedito all’Italia di finire nel baratro e conferma la lealtà del Pd al governo Monti. Il sostegno al premier è assicurato nei prossimi mesi cruciali, fino a fine legislatura. Detto questo, il segretario nazionale dice con chiarezza che saranno le elezioni a decidere chi governerà il Paese: "tocca agli italiani, solo agli italiani e a tutti gli italiani stabilire chi deve governare". "Sempre naturalmente", aggiunge con una nota polemica, "che Moody’s o Standard and Poors non ce le aboliscano sostituendole con una consultazione fra banchieri".
"Noi", ribadisce, "siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità davanti all’Italia e al mondo". E ammonisce: "se i riformisti italiani si sottraessero oggi all’appuntamento più difficile non avrebbero diritto ad averne altri".
"Contro di noi forze nuove e vecchie, ma non passeranno". I prossimi mesi saranno segnati da un confronto aspro e incerto, non nasconde il segretario. "Per tagliare la strada ai riformisti si muoveranno forze antiche e nuove, o travestite di nuovo che si stanno già muovendo, in realtà", sottolinea, ma "non passeranno", assicura. "Ci vorranno tenuta, convinzione, grinta. E ci vorrà un’idea forte di cambiamento", spiega il segretario del Pd, che si schiera con chiarezza dalla parte del capo dello Stato: "l’atmosfera si farà pesante e le acque si faranno torbide anche attorno alla più alta istituzione e ad un uomo integro come Giorgio Napolitano che saluto con tutta la gratitudine, l’affetto e la stima".
"A muso duro contro imbonitori e venditori di fumo". L’Italia, assicura Bersani, si rimetterà in piedi. "Rimetteremo in cammino la fiducia, rimetteremo in cammino una idea di futuro senza sbandierare favole o miracoli e mettendoci invece a muso duro contro gli imbonitori, i venditori di fumo che porterebbero il Paese alla catastrofe", dice. E lancia un appello a tutto campo al centrosinistra, che esorta a "prendere l’impegno per governare, stavolta senza incertezze e senza divisioni".
"Finanza non abbia più licenza di uccidere". La crisi non è passata e chi dice che lo è è un irresponsabile, attacca Bersani. "La sofferenza degli italiani è grande. La vediamo. Vediamo come si spenga la speranza di lavoro dei giovani, vediamo la condizione di chi il lavoro lo perde o teme di perderlo. Vediamo l’ansia di artigiani, commercianti, imprenditori".
La ricetta per uscirne prosegue sulla strada tracciata da Monti - un punto di svolta da cui non si può tornare indietro, dice - mettendoci però dentro "più lavoro, più uguaglianza e più diritti". E tra le proposte economiche del segretario c’è anche la tassazione delle rendite: le risorse, dice, "dovranno venire da una chiara e più coraggiosa politica fiscale che sposti il carico sull’evasione, sulle rendite e sulle maggiori ricchezze a favore del lavoro, degli investimenti che generano lavoro, a favore della fondamentale rete sociale e dei consumi della parte più debole della popolazione e di un ceto medio che la destra ha impoverito".
Bersani si scaglia poi contro la finanza, che "deve pagare un po’ di quel che ha provocato, non deve più avere licenza di uccidere, deve mettersi a servizio e non a comando delle attività economiche e produttive".
Sì a legge unioni civili omosessuali. Davanti alla folla del Campovolo, Bersani si dice favorevole ad una legge sulle unioni civili degli omosessuali: "non c’è ragione di negarla", spiega, così come una legge contro l’omofobia, inserite entrambe in un più ampio discorso su diritti e riforme necessarie. "Non c’è ragione - dice - che vengano ancora negati ai cittadini diritti basici, tradendo il terzo articolo della nostra Costituzione; che si neghino diritti a persone con disabilità, che si neghi agli omosessuali italiani il diritto all’unione civile o ad una legge contro l’omofobia, che si neghi alle donne una democrazia paritaria, che si lascino le donne nell’universo di stereotipi antichi, nella prigione di pratiche discriminatorie o perfino in balia della violenza domestica. E non c’è ragione", dice ancora "che vengano negati nei luoghi di lavoro diritti di partecipazione e diritti sindacali".
Cittadinanza agli immigrati. In conclusione, Bersani chiama sul palco una bimba di 4 anni, Ambra, figlia di immigrati ghanesi. "Se tocca a me - dice, riferendosi alla possibilità di vincere le elezioni - si comincia dal primo giorno col chiamare italiani i figli di immigrati che studiano qui e che oggi non sono né immigrati né italiani".
(09 settembre 2012)

Renzi a Bersani: non aver paura di chi ti dice le cose faccia
"Questo gruppo dirigente per noi deve andare a casa". Matteo Renzi dalla festa del Pd di Firenze lancia un messaggio chiaro a Pierluigi Bersani ma contemporaneamente tende la mano al leader del partito

RENZI A FIRENZE
Firenze, 9 settembre 2012 - Dalla festa del Partito Democratico a Castrovillari, Matteo Renzi sottolinea che ’’Io le elezioni le voglio vincere. Un sindaco puo’ parlare con i fatti a differenza di coloro che per venti anni sono stati rinchiusi nei palazzi romani’’. ’’Se vinciamo le primarie - aggiunge - cambieremo
l’Italia. Se le perdo non accettero’ nessun accordo ma restero’ a fare il sindaco e non saro’ candidato al parlamento. Giovedi’ partiro’ da Verona con un Tour che corprira’ tutte le province italiane’’.


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’’Ai ’turchi’ voglio augurare un in bocca a lupo nella speranza che ci sia un bel confronto basato sulle idee, sugli argomenti e non un confronto di ostilita’ e asprezze ideologiche e personali’’, dice poi Renzi a margine della festa del Pd.


’’Credo - aggiunge - che e’ arrivato il momento in cui il Pd deve cambiare passo, deve cambiare linguaggio, argomenti ed anche il proprio gruppo dirigente. Il gruppo dirigente e’ fatto da persone che da 20 anni stanno in parlamento occupando sempre gli stessi posti. Per me, e credo anche per larga parte dei
militanti del Pd, e’ arrivato il momento di cambiare’’.
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"PD PRONTO A GOVERNARE"

’’E’ chiaro che il Pd e’ pronto a governare’’, dice Renzi rispondendo a domande dei giornalisti su quanto affermato dal segretario del Pd, Pierluigi Bersani, secondo il quale il partito e’ pronto a
governare il Paese. ’’La fase delle primarie pero’ - aggiunge - sara’ molto interessante perche’ consentira’ di capire su quali idee si andra’ a governare’’.

"Vendola gode della mia stima anche quando fa errori come in passato’’. Sono parole di Renzi, a margine della festa del Pd a Castrovillari, rispondendo a domande dei giornalisti sulle polemiche dei giorni scorsi con il residente della Regione Puglia.

’’Vendola - aggiunge - non dimentichi che fu uno degli artefici della caduta del governo Prodi. Prima di dare lezioni agli altri, deve pensare a quello che ha fatto lui nel passato. Comunque sono disponibile ad avere con lui un confronto su idee e programmi’’.