MICHAEL BACKHAUS ROMAN EICHINGER la Repubblica 9/9/2012, 9 settembre 2012
MICHAEL BACKHAUS ROMAN EICHINGER
BERLINO
— «La Bce non ha violato il suo mandato decidendo gli acquisti di bond. Attenti tutti a non interpretare male la sua scelta: noi non dobbiamo vedervi una violazione del mandato, i paesi in crisi non devono vedervi un incoraggiamento a rallentare le riforme. E non dimentichiamoci che la Germania è un paese uscito vincente dalla creazione dell’euro». Così parla il ministro delle Finanze federale Wolfgang Schaeuble, commentando a caldo la decisione della Eurotower.
Signor ministro, la Bce vuole acquistare in quantità illimitata titoli sovrani degli Stati indebitati. In questo modo noi tedeschi diventiamo i perdenti della crisi del debito sovrano nell’eurozona?
«
Al tempo. Ognuno in Europa è e resta responsabile per le sue competenze, i suoi compiti, i suoi doveri. I governi hanno la responsabilità del risanamento dei bilanci pubblici, di tradurre in pratica le riforme, ma anche la responsabilità per tutte le questioni relative ai fondi salvastati Fesf e Esm. La Bce a sua volta deve assicurare la stabilità della moneta. La Bce in passato si è sempre attenuta al suo mandato, e io presumo che lo farà anche in futuro. Perché una cosa è chiara: la politica monetaria non deve servire a finanziare gli Stati. Questa frontiera non può essere varcata. Per quanto riguarda la “quantità illimitata”, mi sembra chiaro che la Bce non può definire pubblicamente una quantità massima di acquisti: se lo facesse incoraggerebbe gli speculatori. E anche un altro fatto è certo: la Germania è chiaramente un paese vincente dell’euro. Senza la moneta comune, il nostro benessere sarebbe difficilmente immaginabile ».
Ma dove passa esattamente il confine tra stabilizzazione della moneta e finanziamento degli Stati?
«Sarebbe un grave errore, se la decisione della Bce fosse erroneamente interpretata, nel senso che adesso i governi adesso possono rallentare o rilassare gli sforzi di risanamento. È vero il contrario. I problemi dell’eurozona devono essere combattuti dove nascono: negli Stati membri. I quali devono continuare a fare i loro compiti, ridurre i loro deficit, aumentare la loro competitività. E noi tutti dobbiamo varare in fretta le necessarie riforme istituzionali nell’Unione europea. Per questo Mario Draghi sottolinea la stretta relazione tra i possibili interventi sui mercati e ulteriori riforme. Ma è anche giusto ricordare che se non ci fosse una perdita di fiducia dei mercati, lo spread per esempio tra titoli tedeschi e italiani non sarebbe così alto come è attualmente».
Insomma, lei è ottimista o pessimista sulla possibilità di superare la crisi dell’euro tutti insieme?
«
Noi potremo riuscire a superare la crisi di fiducia che l’euro attraversa attualmente, soltanto se
non ridurremo sforzi e impegno per le riforme. I mercati non sono ancora sicuri che l’eurozona tenga e resti unita».
E lei può promettere ai cittadini tedeschi che l’euro sopravviverà alla crisi?
«Sì, io lo posso promettere.
L’euro resta una valuta degna di fiducia. Lo dico sebbene io tema anche che l’insicurezza e i dubbi dureranno ancora per qualche tempo
».
Lo strumento più importante per lottare contro la crisi dell’euro, nel futuro prossimo, sarà il
fondo salvastati Esm. Quanto è grande il suo timore che il 12 la Corte costituzionale federale strappi di mano questo strumento a voi leader politici?
«Io non ho questa preoccupazione. Noi nel corso della creazione dello Esm abbiamo accertato e verificato con attenzione che il fondo non entri in contraddizione con la Costituzione tedesca. E una cosa, anche, non dobbiamo dimenticare: finora, la Corte costituzionale federale non ha mai espresso verdetti che definiscano il corso dell’integrazione europea come un processo contrario al Grundgesetz, la nostra legge fondamentale
».
Ma intanto i problemi sociali della gente crescono, anche in Germania. Da qualche giorno si dice che il rischio di povertà per gli anziani cresce drammaticamente, e che nemmeno contributi pagati per 35 o 40 anni bastano a difendersi dal rischio.
«La gente vive sempre più a lungo, e fa sempre meno figli. Il ministro del Welfare Von der Leyen ha sottolineato in modo chiaro il problema della previdenza per la terza età. Ma è troppo presto per parlare di povertà degli anziani di domani. Nessuno di noi sa come saranno le retribuzioni tra vent’anni, e il livello di vita in Germania, nei decenni trascorsi, è sempre aumentato».
Helmut Kohl in questi giorni viene criticato come corresponsabile della crisi dell’euro: viene accusato di aver abbandonato il marco troppo in fretta e troppo a cuor leggero. Lei è d’accordo?
«La critica non è fondata. La decisione di abbandonare il marco non fu facile, ma fu giusta. L’introduzione dell’euro è stata e resta uno dei più significativi successi storici di Helmut Kohl».
Ma non siete più amici, lui dice…
«Siamo stati vicinissimi in politica, ma non amici. Lui era cancelliere, io ero un politico di dieci anni più giovane. Kohl aveva altri amici. Anche con Angela Merkel oggi ho un rapporto buono e stretto di fiducia nel lavoro nel governo, ma non siamo amici personali ».
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