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 2012  settembre 08 Sabato calendario

VIAREGGIO —

Sono Nicola Gardini con Le parole perdute di Amelia Lynd (Feltrinelli), per la narrativa, Antonella Anedda con la raccolta Salva con nome (Mondadori), per la poesia, e Franco Lo Piparo con I due carceri di Gramsci (Donzelli), per la saggistica, i vincitori della ottantatreesima edizione del Premio Viareggio-Répaci.
Il premio internazionale è stato assegnato al sociologo Luciano Gallino, autore del saggio La lotta di classe dopo la lotta di classe (Laterza), studio sulla trasformazione del lavoro, la crisi e le dinamiche di una lotta di classe rivisitata e rivissuta non più nel senso marxista del termine.
È stata una scelta difficile quella dei giurati, che per la prima volta nella storia del premio si sono espressi a voto segreto.
Il romanzo di Gardini, docente di Letteratura italiana all’Università di Oxford, è stato preferito anche per l’originalità del tema trattato: l’educazione sentimentale di un ragazzo milanese, nato in una famiglia piccolo borghese e alla ricerca del riscatto sociale negli anni Settanta. Le poesie della romana Antonella Anedda si intersecano invece negli spazi fuori dal tempo e dallo spazio di un mondo ancestrale e onirico, nel quale a tratti l’italiano si fonde con la lingua sarda in un affascinante connubio. Infine Franco Lo Piparo, nel saggio I due carceri di Gramsci, ci racconta la prigionia del pensatore sardo in modo diverso dalla storiografia ufficiale e solleva l’enigma di uno dei Quaderni gramsciani che sarebbe scomparso nel nulla.
Questa è la cronaca dell’ultimo capitolo dell’edizione 2012 del Viareggio-Répaci, quello più appariscente. Un premio tornato ad illuminarsi nella sede del Centro congressi Principe di Piemonte, sulla passeggiata liberty di una Viareggio di nuova accarezzata dal ritorno dell’estate.
Ma c’è anche un altro premio da raccontare, più riservato, dietro le quinte, certamente rivoluzionario. Narra le vicende di una lotta che da più di un anno giuria e presidenza (prima con Rosanna Bettarini e oggi con Simona Costa) hanno sostenuto per garantire l’indipendenza della kermesse letteraria, giudicata da sempre la più lontana dalle sirene del potere in qualunque sua manifestazione.
L’ex presidente Rosanna Bettarini, oggi giurata, si è battuta contro ogni ingerenza, a rischio di avere un premio assolutamente povero e autofinanziato come accadde lo scorso anno. E quest’anno la nuova presidente, Simona Costa, professoressa di Letteratura italiana contemporanea all’Università Roma Tre e già componente del Consiglio universitario nazionale, ha proseguito nel solco tracciato da chi l’ha preceduta, cercando di ritessere la tela di un accordo con le istituzioni locali.
«Intendiamo però mantenere sempre il timone dritto — afferma Simona Costa — verso l’indipendenza e la libertà da ogni potere: politico, finanziario, editoriale. Leonida, Rosanna e tanti altri ce l’hanno insegnato. Noi continueremo a percorrere questo cammino».