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 2012  settembre 08 Sabato calendario

Tre documenti, 53 pagine, una vigilanza unica e rivoluzionaria per tutti gli istituti europei affidata alla Bce, e almeno una terna di mine vaganti che potrebbero far saltare i buoni propositi di partire da gennaio

Tre documenti, 53 pagine, una vigilanza unica e rivoluzionaria per tutti gli istituti europei affidata alla Bce, e almeno una terna di mine vaganti che potrebbero far saltare i buoni propositi di partire da gennaio. A leggere le ultime bozze messe a punto dalla Commissione Ue in vista dell’approvazione prevista (per ora) mercoledì, si svela un conflitto di potere coi paesi fuori dall’Eurozona che vorrebbero più voce in capitolo, mentre mancano disposizioni per il regolamento in casa Eurotower visto che nessuno può dirle cosa fare. Infine, nel testo di riforma dei criteri di voto dell’agenzia bancaria Eba, c’è un possibile semiveto inglese che angustia non pochi paesi. Per il resto si può partire. La comunicazione «Tabella di marcia per l’Unione bancaria», col regolamento sulla vigilanza unica e quello che riforma l’Eba rispecchia le indiscrezioni dei giorni scorsi. Firmato dal responsabile per i mercati finanziari Michel Barnier, il pacchetto trasferisce alla Bce pieni poteri su tutte le 6mila banche comunitarie. Insieme con lo schema di garanzia comune e il fondo di risoluzione per la gestione delle bancarotte, costituirà il primo pilastro della nuova architettura dell’Ue. In futuro Bruxelles proporrà anche il varo di una autorità Ue coordini l’utilizzo degli strumenti di risoluzione. L’Eurotower sarà il pivot della nuova era a cui si arriva dopo i numerosi recenti tracolli, molti dei quali si sarebbero evitati se ci fosse stato un coordinamento europeo. Il regolamento principale contiene la soluzione per disinnescare la polemica dura aperta da tedeschi, che non vogliono cedere il controllo delle banche regionali e delle casse, sacche di consenso da non condividere. Attribuisce alla Bce l’obbligo di verifica quotidiana delle istituzioni creditizie, in un impianto unico che comprende Francoforte e sceriffi nazionali (da noi Bankitalia). Come funziona? L’azione nei singoli stati spetta alle autorità locali che inviano giornalmente i dati alla Bce. Questa li vaglia e, se necessario, dispone interventi che vengono attuati alle autorità nazionali. C’è insomma un margine per soddisfare i tedeschi. Ciò non toglie che Francoforte avrà poteri rilevanti: arbitrerà le compravendita; avrà l’ultima parola su ulteriori rafforzamenti patrimoniali; avrà titolo di concedere e sospendere le licenze. Si prevede che i compiti di politica monetaria siano strettamente separati da quelli della vigilanza per evitare conflitti di interesse fra gli obiettivi di politica monetaria e la supervisione. Questo comporta una rafforzamento della Bce, sebbene l’arrivo del regime unico sarà graduale: da gennaio le banche sotto programma (Irlanda, Spagna, Grecia, Portogallo); da giugno gli istituti sistemici; dal 2014, tutti gli altri. «Ci vorrà parecchio nuovo staff», commenta una fonte europea. Nessuno può però entrare delle decisioni amministrative della Bce, che è giustamente indipendente anche su questo. Posto che si riesca chiudere il conto con Berlino, il fatto che l’Unione bancaria sia aperta all’Eurozona e a chi vuole crea velleità agli stati dell’Est. Polonia e Ungheria sono pronte a partecipare ma vogliono lo statuto di osservatore e magari di più. Finiranno per averlo. Mentre resta aperta la questione dei voti nell’Eba che manterrà i suoi poteri tecnici e regolamentari: la bozza scrive che le decisioni potranno essere bloccate sono una maggioranza semplice inversa,un voto negativo con almeno un paese esterno all’Unione. Gli inglesi o i cechi, per esempio, guadagnerebbero parecchio potere senza giocare la partita. Tedeschi e francesi non paiono contenti. Ma la Banking Union ha bisogno dell’unanimità: Londra dovrà dire sì in Consiglio. In qualche modo andrà convinta.