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 2012  settembre 07 Venerdì calendario

Due articoli LA BORSA SCOMMETTE SU SKY-ESPRESSO – Nell’immobilismo dell’etere italiano qualcosa forse si muove

Due articoli LA BORSA SCOMMETTE SU SKY-ESPRESSO – Nell’immobilismo dell’etere italiano qualcosa forse si muove. E potrebbe scombussolare gli equilibri di Mediaset da un lato e di La7 dall’altro. Secondo indiscrezioni, diffuse da MF, Sky e il gruppo l’Espresso di Carlo De Benedetti (il cui titolo ieri ha chiuso a +3,8% con picchi dell’11) potrebbero trattare i termini per l’avvio di un accordo di collaborazione nel settore della televisione digitale terrestre. L’operazione prevedrebbe la costituzione di una joint venture, partecipata al 50% da Sky e al 50% da L’Espresso, che avrebbe come veicolo la società che contiene i multiplex televisivi (ovvero le frequenze digitali tv) del gruppo, in cui verrebbero conferiti gran parte dei contenuti editoriale di Sky Italia. La notizia scritta in questi termini è stata di fatto smentita e nessun commento specifico è uscito dai due gruppi. Ci sono degli accordi commerciali già in essere che riguardano l’affitto della banda trasmissiva. Nulla più. Nessuno ha però negato che il futuro potrebbe riservare nuovi legami e nuove sinergie. Il colosso dell’Ingegnere controlla i suoi multiplex televisivi, le frequenze digitali tv, ma finora ha utilizzato poco di tutto ciò, arrivando a ridurre la programmazione di Repubblica Tv. Dall’altra parte Sky possiede i contenuti necessari per andare a riempire la banda e le frequenze piene di potenziale ma scarse di palinsesti. Dunque i due gruppi sarebbero candidati perfetti se non per un matrimonio con tutti i crismi, almeno per una unione di fatto. La società di Murdoch, blindando così gli accordi commerciali, si trova in una posizione di vantaggio perché si mette alla finestra e osserva quanto sarà partorito dalla finanza italiana con l’inizio del nuovo anno. A dicembre sarà affrontato il nodo Mediobanca e solo poi – con il dopo Nagel – si penserà a Rcs, al canale di Telecom da poco messo in vendita e al resto del risiko informativo. Il ragionamento di Sky e di De Benedetti potrebbe dunque essere questo. Da un lato contenuti, dall’altra frequenze e poi in base alle mosse degli altri si può partire per nuovi lidi. Tanto più che la decisione annunciata recentemente dall’Agcom di rivedere il sistema di assegnazione dei numeri del telecomando alle varie tivù generaliste non dovrebbe intaccare il tasto numero 9, quello di DeeJay Tv di proprietà dell’ingegnere. Dunque le premesse ci sono tutte, così come gli interrogativi. Alcuni maliziosi hanno sostenuto che la notizia diffusa dal quotidiano economico di Class Editori potrebbe essere stata stimolata proprio da chi – non sono pochi – vedrebbe quest’operazione come il fumo negli occhi. Cosa che se non conferma il fatto, sicuramente prova che in questi momenti di stallo provocati dalla lentezza dei salotti buoni chi ha le mani libere rischia di fare business. Claudio Antonelli ************ E L’INGEGNERE SI REGALA UNA PAGA DA 2,5 MILIONI Anche nell’anno orribile per la finanza italiana, in cui tutti si leccano le ferite, Carlo De Benedetti è riuscito a fare soldi. Anzi, a fare più soldi di prima. Nel bilancio 2011 appena depositato nel registro delle Camere di commercio, la cassaforte di famiglia dell’ingegnere (Carlo De Benedetti % figli sapa) è riuscita a chiudere con un utile di un milione e 177 mila euro. Non sembra gran bottino, eppure da anni la società chiudeva in rosso oscillando fra perdite di 3 o 5 milioni di euro. Certo non è difficile fare affari nel gruppo in un anno in cui la Corte di Appello di Milano ti consegna su un piatto una sentenza d’oro come quella sul Lodo Mondadori. Grazie a quel dispositivo la Fininvest il 26 luglio 2011 ha versato all’ingegnere un assegno da 564,2 milioni di euro. Amaro come pochi per Silvio Berlusconi, visto che oggi la Mondadori stessa (oggetto del contendere di quella causa) capitalizza 303,7 milioni di euro in borsa, quasi la metà della multa comminata per avere ostacolato la presa di De Benedetti sulla stessa azienda. Chissà che non convenga al Cavaliere consegnare al nemico di una vita le chiavi di Segrate piuttosto che venire salassato così. Nell’attesa della Cassazione si scatenano rumors in proposito, ma De Benedetti preferisce tenere fermo il tesorone che è stato diviso in due. Una quota è stata consegnata a Cir che ha investito a breve in depositi e fondi monetari. Il grosso è finito in portafoglio alla controllata Dry Products (ex Cir investimenti) che ha investito in obbligazioni. Con gli tsunami che ormai regolarmente colpiscono i mercati, per De Benedetti è difficile perfino ottenere rendimenti vicini agli interessi legali che dovrà pagare su quei 564,2 milioni se in Cassazione dovesse andare male per lui. Non tutto luccica nell’impero dell’ingegnere: le partecipazioni estere delle holding private Romed Intrenational-Romed hanno avuto bisogno di iniezioni di liquidità (tutte quelle parigine), e anche la Farfalletta, società di trasporto aereo privato, non se la passa benissimo. Assai ridotta anche l’attività sui mercati finanziari, con impegni della Romed che sono passati da 1,2 miliardi di euro a un miliardo tondo. Migliorate invece le finanze personali di De Benedetti. All’assemblea di Cofide qualche piccolo azionista aveva rumoreggiato sullo stipendio eccessivo in un anno di crisi assegnato all’ingegnere per la carica di presidente onorario del gruppo: 675 mila euro. In assemblea è stato risposto (non dal diretto interessato) che in ogni caso quei soldi venivano versati nelle casse della holding superiore, la Romed. Facendo sembrare l’impegno di De Benedetti gratuito (in fondo è azionista di maggioranza e gode già dei dividendi). Quel che non è stato reso pubblico però è contenuto nei verbali della Romed: De Benedetti si è fatto nominare amministratore unico della società fino alla primavera del 2015, e si è fatto assegnare uno stipendio come un manager qualsiasi. O quasi, visto che ammonta a 2,5 milioni di euro lordi all’anno…. Franco Bechis