Massimo Gaggi, Sette 7/9/2012, 7 settembre 2012
A TUTTO GAS VERSO WASHINGTON
Sean Lennon, figlio di John e Yoko Ono, scrive al New York Times: “Sono cresciuto felice, grazie a papà e mamma, in una fattoria dei Catskills mungendo mucche e bevendo latte non pastorizzato. Adesso le compagnie petrolifere vogliono distruggere tutto questo costruendo oleodotti ed estraendo gas da queste terre con la tecnica delle fratture sotterranee”. Solo quattro anni fa, nei giorni della convention repubblicana di St Paul, i democratici Usa demonizzavano la politica energetica ultraliberista dei conservatori e ridicolizzavano il grido di battaglia, “drill, baby, drill”, col quale Sarah Palin invitava a perforare ovunque, cercando giacimenti anche nelle terre protette.
Adesso, nella stagione delle convention 2012, tutti e due i partiti si affannano a promettere indipendenza energetica con le fonti alternative, ma anche con gli idrocarburi. Nel frattempo, infatti, il nucleare ha perso colpi (e non solo per il disastro di Fukushima), l’eolico ha deluso, mentre è arrivata la “manna” dello “shale gas” che si può estrarre dal sottosuolo con qualche “forzatura” geologica. «Basta estrarlo nei posti giusti e facendo attenzione», se ne lava le mani il sindaco conservator-progressista di New York, Michael Bloomberg, mentre il suo “compagno di banco”, il governatore dello Stato, Andrew Cuomo, uno che nel 2016 vuole puntare alla Casa Bianca, fa l’Amleto coi permessi di perforazione.
I sondaggi aiutano poco: l’opinione pubblica è spaccata a metà sull’hydrofracking, i getti per produrre fratture sotterranee. I favorevoli sono soprattutto i residenti delle contee che avrebbero lavoro e soldi dagli investimenti di “Big Oil”, i contrari li trovi tra i proprietari di ville nei Catskills e nelle città dove si teme che quelle fratture finiscano per inquinare le falde alle quali attingono gli acquedotti.
Certo, sfidare la lobby dell’energia può essere un errore mortale per un aspirante alla Casa Bianca. Ma adesso il povero Cuomo deve vedersela con una lobby forse ancora più potente: quella del mondo dello spettacolo. Perché contro lo “shale gas” è scesa in campo un’agguerrita pattuglia di “star”, da Lady Gaga ad Anne Hathaway, passando per Gwyneth Paltrow, Alec Baldwin e Uma Thurman. E non è solo spettacolo: ci sono anche le stelle della cultura (Salman Rushdie) e della cucina (Mario Batali) in questa crociata che, curiosamente, porta il marchio del vecchio mondo dei Beatles, ricompattato per l’occasione: in prima fila, insieme a Yoko Ono e ai figli di Lennon, ci sono Paul McCartney e Ringo Starr. Andrew Cuomo ha solo l’imbarazzo della scelta per la colonna sonora dei suoi incubi notturni.
Intanto il presidente che Cuomo vorrebbe rimpiazzare tra quattro anni, Barack Obama, cerca di mitigare l’irritazione degli ambientalisti, delusi dal “flop” del piano da “milioni di posti di lavoro” promesso per l’energia verde e dalle aperture della Casa Bianca sugli idrocarburi, promettendo carbone “pulito” e la chiusura delle centrali inquinanti. Ma anche qui arriva subito la frenata: l’economia del carbone è vitale non solo per alcuni Stati dell’interno a maggioranza repubblicana come il West Virginia o il Kentucky. Miniere ed energia elettrica carbonifera a buon mercato sono tra i pochi motori che ancora funzionano nelle economie di Stati-chiave per la rielezione di Obama come Ohio, Colorado e anche il Michigan dove le industrie di Detroit cercano di risorgere anche grazie all’energia a basso costo. La messa al bando del carbone può attendere. La favola di quello “pulito” va bene per gli ottimisti inguaribili.