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 2012  settembre 07 Venerdì calendario

ONORE ALLA TV PARAOLIMPICA


«Ella malconcio / E afflitto mi salvò quando dal cielo / Mi fe’ gittar l’invereconda madre, / Che il distorto mio piè volea celato; / E mille allor m’avrei doglie sofferto / Se me del mar non raccogliean nel grembo / Del rifluente Océano la figlia / Eurínome e la Dea Teti». Così nell’Iliade Efesto, che il “disabile” Omero chiama anche «il glorioso Storpio», racconta come sua madre stessa, Era, dopo aver visto che era nato zoppo, lo rifiutò scaraventandolo nel mare. Lontano dai suoi occhi.
Andavano nascosti, per secoli e secoli, i figli che nascevano disabili. E nascosti bene: «Come si conviene in luogo segreto ed occulto», scrive Platone. Erano una vergogna, la prova di un peccato contro Dio. «Un’anima sana non albergherà mai in una dimora malata», teorizzava san Gregorio Magno. E Luca Landucci, nel Diario fiorentino, scriveva così nel 1512 della nascita di un bimbo disabile: «E a dì di 11 marzo 1511 ci fu come a Ravenna era nato d’una donna un mostro, el quale venne qui disegnato, e aveva in su la testa un corno ritto in su che pareva una spada, e in iscambio di braccia avea due ali a modo di pipistrello, e dove sono le poppe, avea dal lato ritto un fio, e dall’altro aveva una croce, e più giù, nella cintola, due serpe, e dove è la natura era di femmina e di maschio; di femmina era di sopra nel corpo, e maschio di sotto».
È stata quindi una svolta straordinaria vedere lo spazio dato in questi giorni alle Paraolimpiadi di Londra. E va dato atto a Sky, che sulla carta essendo a pagamento potrebbe essere la più commerciale delle tivù commerciali, di avere fatto una scelta, con tutte le ore dedicate all’evento e tutti i richiami nei tg, che non solo le fa onore ma svergogna il modo in cui la Rai per tanti anni è stata tutto meno che un servizio pubblico impegnato, oltre che a raccogliere pubblicità, a far crescere culturalmente la società italiana.
C’è un libro che va letto, per capire quanto sia stata epocale questa svolta. Si intitola Storia della disabilità / Dal castigo degli dèi alla crisi del welfare, lo ha scritto Matteo Schianchi e racconta come per secoli sia stato vissuto l’handicap. È una lettura dolorosa, dove si scopre come anche grandi intellettuali del passato abbiano teorizzato cose, queste sì, mostruose. Come Seneca nel De ira: «Soffochiamo i feti mostruosi, ed anche i nostri figli, se sono venuti alla luce minorati e anormali, li anneghiamo, ma non è ira, è ragionevolezza separare gli esseri inutili dai sani».

la lunga corsa di pistorius.
Tra i capitoli più interessanti del libro di Schianchi, in questi giorni di giochi paraolimpici e di passerella televisiva di protesi sempre più avveniristiche, è la storia di queste attrezzature che aiutano le persone a vivere un po’ meglio: «Il mondo egizio ci ha lasciato anche il reperto della protesi funzionale, cioè non estetica, più antica del mondo, esposta al museo del Cairo: un alluce in legno dipinto del piede destro che veniva attaccato con un supporto in cuoio al piede della donna a cui apparteneva. La datazione del reperto risale a un’epoca tra il 1069 e il 664 a.C., ovvero tre secoli prima di quella che è stata considerata la prima protesi funzionale, la gamba in bronzo di Capua dotata di un ginocchio artificiale in legno, conservata al Royal College of Surgeons di Londra prima di essere distrutta nei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Inoltre, una mano artificiale non funzionale è stata trovata in una mummia del 2000 a.C.». Per non dire della mano d’acciaio di Marcus Sergius di cui parla Plinio nella sua «Storia naturale». È stata lunga lunga la corsa di Oscar Pistorius per arrivare con le sue gambe artificiali e il suo cuore immenso a correre a Londra…