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 2012  settembre 07 Venerdì calendario

PAGHEREMO SOLO CON IL BANCOMAT?


D’ora in poi dovremo pagare con il bancomat ogni volta che spendiamo più di 50 euro?
Per ora non esiste nessuna norma né che solleciti né, tantomeno, che obblighi a utilizzare il bancomat oltre i 50 euro. Lo ha spiegato ieri alla Camera il ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera: «Spingeremo per una diffusione sempre più ampia della moneta elettronica, perché poche cose contrastano illegalità ed evasione, però naturalmente questa diffusione dev’essere tollerabile in termini di costi e gestita in maniera saggia in termini di tempistica».

Quindi non c’è ancora una legge?
No, non c’è. La proposta del bancomat oltre i 50 euro è contenuta nel documento del governo sull’agenda digitale, ma nulla è stato deciso né per modalità, né per tempi, né per il costo delle commissioni bancarie. Questo non significa che una norma del genere sia solo una chiacchiera: il governo intende effettivamente applicarla, ma non ha ancora deciso quando e come.

A che cosa servirebbe?
Il più grave problema del fisco italiano è l’evasione delle tasse: se i pagamenti possono essere tracciati e si sa - cioè - chi paga e chi viene pagato, evadere le tasse è molto più difficile se non impossibile.

Semmai la norma sul bancomat oltre i 50 euro dovesse passare, come è previsto che debba funzionare?
Il governo ha chiarito di non voler introdurre un «obbligo» a pagare con il bancomat (o altro strumento elettronico, come la carta di credito, per esempio), ma solo della possibilità di ricorrere a questo strumento da parte dell’acquirente. Questo significa che, se voglio pagare con il bancomat, qualunque esercizio, qualunque artigiano (idraulico, meccanico eccetera), qualunque professionista, ha l’obbligo - lui sì - di ricevere il pagamento con questo mezzo, e quindi deve munirsi degli strumenti del caso.

Ma non esistono già delle restrizioni all’uso del contante?
Esistono, certamente. Anzi, i governi hanno cercato negli ultimi anni di restringere sempre di più l’uso del contante, e sempre per quelle ragioni di contrasto dell’evasione fiscale, di cui dicevamo. Il 6 dicembre scorso, per esempio, l’attuale governo ha introdotto una norma per cui non si possono effettuare pagamenti in contanti dai mille euro in su. Ma un limite esisteva anche prima ed era di 2.500 euro. Un’altra norma in questo senso (che però non riuscì a passare) fu proposta nel 2006 dagli allora ministri Bersani e Visco e prevedeva il pagamento obbligatorio per vie elettroniche delle parcelle dei professionisti, oltre i 100 euro.

È evidente che se io voglio evadere lo faccio lo stesso: prelevo in banca i soldi in più tranches e poi pago in contanti come mi pare.
In effetti è così, e la misura di riduzione del contante oltre i mille euro non ha modificato i comportamenti consolidati all’evasione, specie da parte di artigiani e piccoli imprenditori. La misura giusta ed efficace, con ogni evidenza, sarebbe quella di eliminare il contante in assoluto: la puntata della trasmissione «Report» condotta da Milena Gabanelli il 16 aprile scorso, non solo proponeva all’attenzione delle forze politiche una ipotesi del genere, ma ne simulava anche gli effetti. I nostri pagamenti - dal caffè fino all’automobile nuova - sarebbero tutti monitorati, la nostra privacy ulteriormente limitata, ma le tasse le pagheremmo tutti e il debito pubblico potrebbe essere abbassato in tempi relativamente brevi.

Chi si oppone alla limitazione dell’uso del contante?
C’è una opposizione di merito da parte di commercianti e artigiani ,perché temono che questa misura si traduca in un aggravio di costi: munirsi della macchinetta per ricevere i pagamenti, aumento delle commissioni bancarie su queste movimentazioni di denaro, maggiore burocrazia, timore di riduzione del business in quanto molte persone, specie anziane, non hanno consuetudine con i pagamenti elettronici. Il governo è consapevole di questo, tant’è che non stabilisce alcun obbligo prima di esaminare con le parti i problemi del caso.

Quali altre opposizioni ci sono?
A parte le ragioni di tutela della privacy, che pure andrebbero affrontante, i pagamenti in contanti sono indispensabili solo ad alcune categorie di persone: a chi dà lavoro in nero, agli spacciatori, ai ricettatori, agli sfruttatori della prostituzione e agli evasori fiscali. Ma, poiché l’«economia non osservata» (si chiama così), oscilla tra il 25 e il 30% del Pil, è ovvio che ogni restrizione all’uso del denaro contante trovi molte opposizioni nella società. C’è però anche una opposizione di principio: una società liberale evita di guardare eccessivamente dentro la vita privata dei cittadini, così come dentro il portafoglio. La questione è molto rilevante. ma lo è anche quella dell’evasione fiscale.


A Cura Di Raffaello Masci