Tiziano Fratus, la Stampa 7/9/2012, 7 settembre 2012
L’ULIVO PIÙ ANTICO DI FRANCIA CINQUE TRONCHI E DUEMILA ANNI
Bastano cinque chilometri dal confine italiano fra Mentone e Ventimiglia per arrivare a Roquebrune-Cap Martin, cittadina dai due volti. Se Cap Martin rappresenta una delle mete mondane del primo tratto di Costa Azzurra, Roquebrune custodisce un’anima più antica e collinare, cucita in vicoli che vanno percorsi a piedi.
A parte i liguri di Ponente e i francesi di costa, pochi sanno dell’esistenza a Roquebrune dell’albero più antico di Francia, uno spettacolare ulivo dalla forma assolutamente bizzarra datato fra i 1800 e i 2200 anni. Rispetto alle forme contorte e roteanti di molti dei nostri più antichi e grandi ulivi, e penso agli ulivi della Sicilia e a quelli della Puglia, al Sa Reina (La Regina) del S’Ortu Mannu in Sardegna, agli ulivi del Lazio, ma anche rispetto ad un’altra forma frequente, quella che a terra si apre in due crescite separate, e qui penso agli ulivi monumentali della Liguria e della Toscana, l’ulivo di Roquebrune è una creatura distinta, fatta tutta a suo modo.
Dal centro moderno della cittadina si seguono i viali che conducono al Vieux Village, si svolta a destra in Avenue de la Torraca, si sale, al bivio si volge a destra. La strada si chiude con una scalinata, l’Escalier de la Torraca. La salita va presa con la massima cautela. Nei giardini delle abitazioni che si costeggiano si notano vari ulivi. Si sbuca sul Sentier de la Torraca, si svolta a sinistra e dopo poche decine di metri appare a destra la massa dell’albero monumentale. Supera le attese e la conoscenza visiva che abbiamo di un ulivo.
Anche grazie alla posizione nella quale è cresciuto, una sorta di albero rupestre, come se il tronco antico si fosse plasmato lungo il declivio: una vera e propria parete lignea. Cartello: «Olivier millenaire», un visitatore ha aggiunto a pennarello il suffisso Bi, bimillenario. Circonferenza segnalata: 23,50 metri, diciotto è il diametro della chioma, quindici d’altezza. Olea europaea varietà pichoulina, produce piccole ulive nere, simili alle taggiasche.
Un’altra targa lignea ricorda che il ministro degli affari esteri francese, Gabriel Hanotaux, all’inizio del ventesimo secolo impedì che i proprietari dell’ulivo lo abbattessero. L’albero presenta cinque crescite, cinque tronchi che si innalzano dalla radice diffusa.
I cercatori di alberi possono trovare notizie di questo e di altri alberi del Nord-Ovest d’Italia e del confine francese nel libro «Terre di Grandi Alberi», una delle ultime fatiche di chi scrive, pubblicato per la cuneese Nerosubianco.