Grazia Longo, la Stampa 7/9/2012, 7 settembre 2012
GLI UFFICIALI: “DIAMO L’ALLARME?” SCHETTINO: “NO, ASPETTIAMO”
Comandante, i passeggeri stanno andando sulle lance» annuncia il suo vice Roberto Bosio alle 22.30 e 14 secondi e Francesco Schettino gli risponde: «Vabbuò... facciamoli andare a terra». Quanto tempo perso, quante bugie e quanta improvvisazione la sera del 13 gennaio sulla plancia di comando della Costa Concordia, incagliata su uno scoglio alle 21.45 per l’improvvida manovra dell’inchino all’isola del Giglio, diretta personalmente dal capitano Schettino e costata la vita a 32 persone.
Fuga fai-da-te
I passeggeri, inizialmente informati solo del black out e non della collisione, iniziarono a scendere sulle scialuppe prima ancora «dell’emergenza generale» per l’abbandono della nave.
Schettino, pressato dagli ufficiali, si deciderà a renderlo esecutivo solo alle ore 22.43 e 12 secondi, ma già prima delle 22.30 molti passeggeri, disperati, stanno fuggendo dalla Concordia. Il particolare è evidenziato dalla perizia suppletiva della scatola nera, un’anticipazione di quella definitiva che verrà consegnata al Tribunale di Grosseto la prossima settimana.
I tentennamenti
Schettino tergiversa sia nell’ordinare l’abbandono della nave, sia nel lanciare il distress, ovvero la richiesta di soccorso. Alle 22.30 e 43 secondi una voce chiede al comandante: «Diamo l’emergenza generale?». Un’altra aggiunge: «Abbandono nave?». Ma Schettino frena: «Aspetta come siamo con...». Tra le 22.31 e le 22.31 e 10 secondi intercorre un concitato dialogo tra Iaccarino, Pellegrini e il capo della sala macchine Pillon, ma il capitano non molla: «Fatemi parlare con Ferrarini (manager delle emergenze Costa, ndr)». Poi, alle 22.32 e 45 secondi, Schettino parla con la capitaneria di porto di Livorno ma invece di dichiarare il distress afferma: «Praticamente stiamo imbarcando acqua, tanto è calma piatta, e poi Dio ci pensi... dobbiamo solo mettere i passeggeri a mare, se ci mandate dei mezzi per cortesia... con molta velocità».
Disorganizzazione
Nei minuti seguenti è il caos totale. Una voce si sovrappone all’altra. Ecco allora che alle 22.30 e 36 secondi il safety officer Pellegrini incalza: «Diamo l’emergenza, comandante?». Alle 22.32 e 56 secondi, l’environmental officer Di Lena invoca: «Che facciamo?». Canessa: «Emergenza generale!». Alle 22.33 e 40 secondi Schettino informa Ferrarini: «Ho dato l’emergenza generale... ho parlato con le hostess che adesso fanno gli annunci».
La confusione
Succede altro: chi è sulla plancia di comando non ricorda i codici d’emergenza. Sarà lo stress, sarà la confusione, mai periti nominati dal gip Valeria Montesarchio sottolineano nella bozza: «Voci cercano i codici d’emergenza per dare l’allarme, non conoscono i codici d’emergenza». Insomma si perde ancora tempo prezioso e solo alle 22.51 e 10 secondi scatta finalmente l’ordine. Schettino: «Oh, lo vogliamo dare quest’abbandono nave...?». E anche ora prova a cambiare le carte in tavola: «Diamo d’abbandono dai, basta così! No, più che abbandonare la nave dici “mettiamo i passeggeri a terra...”».
«La mia carriera è finita»
La confessione (verosimilmente alla moglie Fabiola) alle ore 23.08 e 2 secondi: «Fabì, ho finito la mia carriera di comandante», prosegue, sempre in dialetto napoletano, fino alle 23.09 e 45 secondi: «Fabì nun te preoccupà... e togliamo questo navigare da mezzo e ci mettim a fa’ nat lavoro...».
Persone ancora a bordo
Alle 23.28 e 40 secondi la Guardia costiera di Porto Santo Stefano chiama la plancia, ma dalla Concordia nessuna risposta. A mezzanotte e mezzo Schettino viene avvistato sull’isola del Giglio, eppure sapeva che a bordo c’erano ancora passeggeri e parte dell’equipaggio. Erano partiti in 4200 - 3 mila passeggeri, il resto dipendenti - ma alle 23.17 e 35 secondi il comandante Schettino domanda al suo vice, riferendosi alle scialuppe di salvataggio: «Bosio, quante ce ne abbiamo a bordo?». E Bosio risponde: «150... per 16... sarà un duemila persone, 1500 le abbiamo portate vie». Le ultime sono scese alle 3 della notte.