Stefano Lepri, la Stampa 7/9/2012, 7 settembre 2012
L’ITALIA SARÀ MENO ESPOSTA AL VENTO DEI MERCATI
Quando al tavolo del poker si siede un giocatore molto ricco, gli altri sanno che da quel momento in poi i bluff diverranno una scelta azzardata. Per vincere, occorrerà avere in mano carte buone. Così sta accadendo sui mercati finanziari, ora che la Bce è entrata in campo con una mossa forte e credibile.
Scommettere al ribasso contro il nostro Paese è diventato da ieri più difficile, grazie al solo annuncio di Mario Draghi. Nella migliore delle ipotesi, gli interessi sui nostri titoli di Stato potrebbero scendere a livelli sostenibili anche senza che il nuovo programma di acquisto della Bce entri davvero in azione. Più probabilmente si dovrà passare per una soluzione del caso spagnolo. Nel caso il governo di Madrid decida di chiedere soccorso, si possono avere in seguito due sottocasi: o l’entrata in funzione del piano europeo per la Spagna sarà sufficiente e calmare i mercati, e allora l’Italia potrà evitare di domandarlo a sua volta, o scaricherà la pressione su di noi, e allora il «memorandum di intesa» con la Spagna servirà da modello a quello con l’Italia.
I tempi non sono brevissimi. Il presidente del gobierno Mariano Rajoy farà il possibile per non decidere fino alle elezioni regionali di fine ottobre in Galizia e nei Paesi Baschi. Nel frattempo, si spera che passi in avanti a Bruxelles sull’unione bancaria e sul coordinamento politico possano rafforzare la fiducia.
Se a un «memorandum» si arriverà, la sorveglianza sul Paese che lo firma sarà severa: questo è emerso dalle parole di Draghi. La procedura europea esistente a cui ha fatto riferimento prevede controlli trimestrali della «troika» (Commissione europea, Bce, Fondo monetario internazionale) sul rispetto degli impegni. Tuttavia si può escludere che saranno richieste nuove misure di immediata austerità a due Paesi nelle condizioni della Spagna e dell’Italia, sia perché si trovano in recessione, sia perché sotto diversi aspetti grazie alle misure già prese i loro equilibri stanno migliorando. Aiuterà la presenza del Fmi, più conscio dei rischi di un avvitamento della crisi e scettico verso le ricette di marca tedesca.
Il caso spagnolo è più grave di quello italiano, con due aspetti che testimoniano a favore di un controllo esterno. Per lungo tempo non erano stati ammessi con chiarezza né le perdite delle banche né i deficit delle Regioni. Un punto a favore della Spagna è invece il veloce riaggiustamento in corso nei conti con l’estero, grave fattore di squilibrio negli anni passati. Un «memorandum» potrebbe prevedere l’impegno a misure di lungo periodo, ad esempio interventi sulle pensioni o una riforma del finanziamento delle autonomie locali.
Un «memorandum» con l’Italia verosimilmente non chiederebbe di andare oltre i traguardi di risanamento del bilancio fissati dal governo Monti, a partire dal pareggio di bilancio nel 2013. Però questo è già un punto controverso: un impegno chiaro a rispettare questi traguardi dopo le elezioni non l’hanno preso né il Pdl né il Pd che pure li hanno votati in Parlamento. Il controllo trimestrale sull’attuazione del programma (in cui il Fmi è particolarmente esperto) porrebbe un vincolo fortissimo sull’azione del nuovo governo. Prima ancora, impedirebbe promesse elettorali esagerate da parte dei partiti che aspirano a governare; ma forse favorirebbe nel voto quelle forze che si proclamano «contro tutto». Se c’è una volontà concorde di evitare una richiesta di soccorso europeo, occorre non dare pretesti ai mercati. Potrebbero scatenare una nuova ondata di pessimismo o una prospettiva di instabilità politica dopo le elezioni, oppure altre prove che la nostra è una economia poco vitale, incapace di realizzare un decente tasso di crescita.