Angelica Ratti, ItaliaOggi 4/9/2012, 4 settembre 2012
SHANGHAI, VENDEVA I FILE CON TUTTI I DATI DEI NEONATI
In Cina tutto si acquista e si rivende. Si conoscono i fatti relativi alla commercializzazione del latte avariato, del traffico d’organi, della vendita dei falsi di Louis Vuitton, ma l’immaginazione dei criminali supera quella più fervida accompagnata dalla voglia di lucrare sempre più insaziabile.
Ora, sono sul mercato del contrabbando i dati personali dei neonati schedati su supporti informatici. Un passo avanti da parte della criminalità e che rischia di ingolosire le agenzie di marketing di tutto il mondo sempre alla ricerca di informazioni più precise sui consumatori di gruppi ben definiti. A Shanghai è accaduto. Non si dolgano i giovani genitori che abitano la metropoli cinese se a causa di questo Grande Fratello che sa già tutto dei loro rampolli si vedranno proporre da parte delle imprese bene informate i prodotti che potranno servire loro nei prossimi decenni. Il crimine informatico di nuovo genere scoperto dalla polizia, e che agita lo scandalo, è quello della rivendita dei dati personali della nascita degli infanti. Un impiegato di una società hi-tech in carico al dipartimento informatico della municipalità di Shanghai ha rivenduto le informazioni personali di 200 mila bebé, all’incirca la totalità delle nascite avvenute nella città nel 2011 fino ad aprile 2012. In sostanza 200 milioni di informazioni sulla nuova generazione di Shanghai sono stati utilizzati da un intraprendente informatico che non è un hacker disinteressato. Ha venduto i suoi file zeppi di dati a una società di assicurazione che subito dopo aver immagazzinato le preziose informazioni sui nascituri e le loro famiglie con l’obiettivo di proporre loro polizze mirate, ha rivenduto il suo «tesoretto» a una filiale cinese del gruppo americano, Dun & Bradstreet, specializzato nella raccolta e gestione di informazioni. L’affaire andava avanti da tempo ma poi si è scoperto che 48 persone erano a conoscenza dell’illegale traffico informatico di contrabbando. Inoltre, è emerso che la vendita delle informazioni ha fruttato all’incirca 3.800 euro. Non ci sono piccoli profitti per l’immensa Cina.