Gianandrea Gaiani, Libero 6/9/2012, 6 settembre 2012
ITALIA ATOMICA: ABBIAMO 90 BOMBE ATOMICHE NASCOSTE
Le bombe statunitensi, uno degli ultimi retaggi della guerra fredda, resteranno ancora a lungo nei bunker super protetti di alcune basi aeree europee. Dopo due anni di acceso dibattito tra Stati Uniti e i Paesi europei che ospitano sul proprio territorio armi nucleari americane la questione sarebbe stata risolta da un accordo siglato senza troppo clamore nel maggio scorso al vertice dell’Alleanza Atlantica di Chicago. Lo ha rivelato ieri il quotidiano Berliner Zeitung che ha appreso da fonti militari che nel corso del summit in Illinois il cancelliere Angela Merkel e il ministro degli Esteri Guido Westerwelle hanno dato il loro assenso a una dichiarazione comune dei 28 Paesi della Nato sul mantenimento dell’arsenale atomico tattico americano. Un arsenale che si è considerevolmente ridotto dalla caduta del muro di Berlino a oggi ma che secondo fonti citate dal giornale tedesco è valutato ancora in 180/200 ordigni schierati in cinque Paesi europei: Germania (18/20 ordigni nella base aerea di Buechel, nella regione renana), Belgio, Italia, Olanda e Turchia. Fino a pochi anni or sono le bombe americane sul suolo europeo erano stimate in quasi 500 esemplari, 90 delle quali in Italia ma negli ultimi tempi molti ordigni sono stati dismessi perché ormai vecchi e di difficile manutenzione o in seguito ad accordi bilaterali. La Gran Bretagna, che dispone di un arsenale atomico nazionale con oltre 200 testate, ha rimandato negli Stati Uniti le bombe stoccate dagli americani e i tedeschi hanno fatto rimpatriare i 130 ordigni che gli americani tenevano nella base di Ramstein.. Paradossale in questo contesto il ruolo dell’Italia che, come la Turchia e a differenza degli altri partner europei, non ha mai negoziato con Washington una riduzione o un azzeramento degli ordigni e oggi ospita circa la metà delle bombe atomiche americane in Europa. Roma non ha mai chiesto pubblicamente un riesame dell’accordo con gli Stati Uniti, rinnovato nel 2001, che consente il mantenimento sul territorio nazionale di 90 ordigni atomici (secondo alcune fonti scesi a 70 causa obsolescenza di alcune bombe) schierati nelle basi di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia). Del resto i governi italiani hanno sempre mantenuto un riserbo sui temi strategici e militari spesso imbarazzante per un Paese democratico. Basti pensare che il numero di 90 ordigni è stato reso noto dal rapporto «Us nuclear weapons in Europe» scritto dall’analista Hans Kristensen per conto del Natural Resources Defence Council di Washington, non certo da fonti italiane. Si tratterebbe di tre versioni delle bombe B-61 con una potenza massima oscillante dai 45 ai 107 kilotoni, cioè superiore di dieci volte all’atomica di Hiroshima. L’Italia ha sottoscritto i trattati internazionali di non proliferazione e ha rinunciato per due volte al nucleare ad uso civile ma continua ad ospitare ordigni che in linea teorica potrebbero essere sganciati anche dai bombardieri italiani Tornado. La presenza di bombe atomiche a caduta libera in Europa non aveva infatti solo l’obiettivo di armare i velivoli statunitensi ma, in caso di guerra totale con l’Urss, anche i jet dei Paesi alleati che avrebbero avuto il compito di colpire i concentramenti di truppe e le aree logistiche del patto di Varsavia oltre la cortina di ferro. Non a caso anche oggi le bombe in Italia sono disponibili per i jet F-16 americani di Aviano e per i Tornado italiani di Ghedi. Il Berliner Zeitung sostiene che il governo tedesco si è impegnato a spendere 250 milioni di euro per mantenere operativi fino al 2024 gli aerei Tornado in grado di portare ordigni atomici. Di fatto una conferma che l’accordo stipulato a Chicago impegna gli alleati europei a mantenere ancora a lungo nelle loro basi le bombe atomiche americane. Del resto, una volta radiati i Tornado, gli ordigni atomici sarebbero comunque impiegabili sui Typhoon tedeschi o sugli F- 35 italiani anche se da tempo i missili hanno rimpiazzato i jet come vettori ottimali di armi atomiche. Il giornale tedesco sottolinea inoltre che «dalla fine del patto di Varsavia non c’è più in Europa nessun nemico contro il quale sganciare le atomiche» ma è altrettanto vero che la presenza di queste armi ha un valore deterrente. Chiunque attaccasse Paesi che ospitano armi atomiche americane dovrebbe fare i conti con Washington che di fatto fa pagare agli europei il peso del suo ombrello nucleare imponendo il mantenimento di aerei, truppe e bombe sul suolo europeo.