Sergio Romano, Corriere della Sera 7/9/2012, 7 settembre 2012
Non ho compreso il suo parallelo fra le tre guerre in atto Siria e la guerra civile spagnola avvenuta negli anni Trenta
Non ho compreso il suo parallelo fra le tre guerre in atto Siria e la guerra civile spagnola avvenuta negli anni Trenta. Vuole chiarirmi le idee? Stefania Bassi Lecco Cara Signora, Ho ricordato la guerra spagnola perché anche quella fu un intreccio di conflitti diversi, nazionali e internazionali. Il primo fu quello civile, provocato dall’alzamiento di quattro generali nel luglio 1936 contro il governo di sinistra costituito dopo le elezioni del febbraio dello stesso anno. Fu spietato e sanguinoso perché le ragioni sociali e culturali del dissenso avevano spaccato la società spagnola e creato condizioni in cui la vittoria dell’uno avrebbe significato la scomparsa dell’altro. Fra le ragioni dello scontro vi fu anche la posizione che la Chiesa cattolica aveva tradizionalmente occupato nella storia del Paese. Per molti di coloro che vinsero le elezioni del 1936 il clero era un nemico ancora più minaccioso e insidioso della casta politica conservatrice da cui la Spagna era stata lungamente dominata nelle generazioni precedenti. L’assalto ai monasteri, i massacri di monache e preti, la macabra fucilazione dei cadaveri dissotterrati nelle chiese e nei cimiteri dei conventi ebbero l’effetto di aggiungere alla guerra civile una forte connotazione religiosa e di mobilitare, in un campo o nell’altro, larghi settori delle società europee e americane. Fu anche una guerra fra opposte ideologie. Il profilo politico del generale Franco e il sostegno che il Caudillo ricevette dall’Italia fascista e dalla Germania nazista diffusero la convinzione che le sorti della democrazia dipendessero dall’esito della guerra spagnola. Nacquero così, nel giro di pochi mesi, le Brigate internazionali, un corpo militare composto da più di 50.000 volontari accorsi in Spagna per combattere accanto all’esercito repubblicano. Per qualche mese, quindi, la guerra civile spagnola fu, agli occhi di molti, uno scontro fra la democrazia e il fascismo. Ma il sostegno dell’Unione Sovietica, la crescente presenza dei comunisti nel campo repubblicano, i metodi spicci con cui si sbarazzavano dei loro compagni socialisti e anarchici trasformarono la guerra in una sfida fra due ideologie totalitarie: fascismo e comunismo. Come oggi nella guerra siriana, anche in quella di Spagna, gli interessi delle maggiori potenze ebbero nella vicenda una parte importante. L’Italia entrò nel conflitto perché sperò di approfittare della crisi dello Stato spagnolo per stabilire una sorta di egemonia sul Mediterraneo occidentale. La Germania intervenne perché Hitler e il suo stato maggiore si servirono dell’occasione per mettere alla prova, in condizioni «reali», le nuove forze armate tedesche. L’Unione Sovietica fornì mezzi e uomini per estendere la sua influenza all’Europa occidentale. Francia e Gran Bretagna, infine, si astennero dall’aiutare militarmente i repubblicani perché temettero di contribuire a un successo comunista. Il loro «non intervento» fu, nella realtà, un indiretto aiuto alla vittoria di Franco. RIPRODUZIONE RISERVATA