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 2012  settembre 07 Venerdì calendario

Lo stress cambia irreversibilmente il cervello dei soldati in missione – Già dalla seconda guerra mondiale i neurologi erano rimasti colpiti dagli errori grossolani commessi durante i combattimenti da parte di eccellenti piloti

Lo stress cambia irreversibilmente il cervello dei soldati in missione – Già dalla seconda guerra mondiale i neurologi erano rimasti colpiti dagli errori grossolani commessi durante i combattimenti da parte di eccellenti piloti. Lo stress cambia tutto. Oggi si sa con certezza che diminuisce le performance in conseguenza dell’alterazione della corteccia prefrontale che è la zona del cervello che gioca un ruolo primario quando si devono prendere decisioni e pianificare le azioni. È la parte più evoluta del cervello, coordina pensieri, azioni, emozioni attraverso numerose connessioni verso le altre regioni cerebrali. E allo stesso tempo è la più sensibile all’esposizione dello stress. Ma l’indagine olandese va ben oltre lo studio dell’impatto dello stress sul cervello e arriva a dimostrare che l’effetto dello stress si prolunga durevolmente ben oltre il momento critico. Il professor Guido van Wingen e i suoi colleghi olandesi dell’università di Radboud, ad Amsterdam, e del Centro di ricerche militari di Utrecht, hanno sottoposto a specifici esami sofisticati al cervello un gruppo di 33 soldati prima che fossero spediti in missione in Afghanistan per quattro mesi. Poi, gli esami sono stati ripetuti sei settimane dopo il loro ritorno a casa, e, ancora, di nuovo, a un anno e mezzo dal rientro dalla missione afgana. Nessun militare del gruppo era stato ferito durante la missione, ma tutti erano stati sottoposti a uno stress prolungato nella zona di guerra e le conseguenze dello stress si sono manifestate anche al gruppo di soldati che non aveva preso parte alle operazioni di combattimento. Differenze nette sono apparse al ritorno dalla missione come ha rivelato l’esito degli esami eseguiti con una tecnica particolare che segue i movimenti delle molecole d’acqua nel cervello. E permette di individuare lo stato delle «strade» che attraversano la materia cerebrale. Il gruppo dei soldati sottoposti allo stress hanno manifestato oltre alla presenza di modificazioni transitorie, sparite a distanza di un anno e mezzo, anche cambiamenti negativi durevoli della circolazione in due zone del cervello: la corteccia prefrontale e il mesoencefalo. Questi risultati, ha sottolineato van Wingen, se rivelano modificazioni durature nelle zone neurologiche mesofrontali, al tempo stesso hanno mostrato la vulnerabilità a nuovi stress che potrebbero condurre a deficit cognitivi prolungati. In altri termini, è emersa la necessità, secondo i ricercatori di neurologia, di seguire dal punto dal punto di vista clinico i soldati di ritorno dalle missioni anche in assenza di sintomatologie particolari. Questi risultati sullo stress prolungato sono trasferibili anche ai civili? È probabile, anche se i ricercatori hanno osservato che i soldati olandesi erano stati sottoposti ad uno stress prolungato per resistere al quale erano stati appositamente formati mentre i civili non vengono sottoposti a simili pratiche. Lo stress ha molte conseguenze comunque la si pensi di poterlo tenere sotto controllo. Di certo, per i militari è bene utilizzare il periodo tra una missione e l’altra per recuperare al meglio prima di ripartire.