Carlos Garcia, ItaliaOggi 6/9/2012, 6 settembre 2012
Comune catalano esige l’autonomia – Mentre il governo della Catalogna si prepara a incassare i primi 120 milioni di euro di aiuti dallo stato centrale come assaggio di quello che arriverà successivamente, alcuni comuni della regione teoricamente più ricca della Spagna prendono delle misure più o meno provocatorie per ribadire che loro con Madrid non hanno nulla a che fare
Comune catalano esige l’autonomia – Mentre il governo della Catalogna si prepara a incassare i primi 120 milioni di euro di aiuti dallo stato centrale come assaggio di quello che arriverà successivamente, alcuni comuni della regione teoricamente più ricca della Spagna prendono delle misure più o meno provocatorie per ribadire che loro con Madrid non hanno nulla a che fare. L’ultimo clamoroso caso è quello di Sant Pere de Torelló, un paesino della provincia di Barcellona, che si è appena autoproclamato «indipendente». La decisione è stata presa all’unanimità dal consiglio comunale guidato da Esquerra Republicana, una formazione nazionalista di sinistra. È ovvio che la delibera non ha, al momento, alcuna validità: verrà formalmente comunicata al Parlamento catalano, che la boccerà. Ma il gesto è plateale, forse perché si tratta del primo caso nella storia. La mozione approvata dal sindaco e dai consiglieri di Sant Pere chiede, tra le altre cose, alle autorità regionali «provvedimenti immediati» per la creazione di un proprio registro civile e delle imprese, un fisco e una banca nazionali e la sua amministrazione di giustizia. Nonché di comunicare alla comunità internazionale l’avvio del processo di indipendenza della Catalogna. Oltre, ovviamente, all’obbligo del catalano come lingua ufficiale, cosa che in parte già avviene negli uffici pubblici e nelle scuole. Una reazione che il sindaco Jordi Fàbrega giustifica con il mancato rispetto da parte dello stato spagnolo degli obblighi nei confronti della regione catalana, «espropriata a livello fiscale», ha detto il primo cittadino, e impoverita dalla politica del governo di Madrid. E, tanto per fare il primo passo, il suo comune si è già detto fuori dalla Spagna, tra il giubilo dei compaesani radunati davanti alla sede del municipio. Non lontano da Sant Pere, a Vilassar de Dalt, un altro consiglio guidato da nazionalisti ha appena bocciato la mozione presentata da un membro del Pp affinché venisse di nuovo appesa fuori dal palazzo del comune la bandiera spagnola, tolta dall’attuale amministrazione con opportuna delibera. Il sindaco ha provato a giustificarsi: «Ci sono solo due aste sul balcone, una per la bandiera della Catalogna e un’altra per quella della città». Manca la terza ma, di questi tempi, anche quello è un costo.