Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 6/9/2012, 6 settembre 2012
GERMANIA BATTE USA, ITALIA AL PALO
La Germania (la locomotiva dell’Eurozona) batte a sorpresa gli Stati Uniti nella classifica 2012-2013 dei paesi più competitivi al mondo stilata dal World Economic Forum.
Nel rapporto del Wef colpisce il caso degli Stati Uniti, che perdono posizioni da quattro anni di fila anche a causa «di un basso livello di fiducia nei politici e della percezione di una mancanza di efficienza da parte della macchina governativa», delle infrastrutture obsolete e dell’ipotesi in cui il deficit potrebbe ridursi, di 600 milioni di dollari in automatico in maggiori tasse e minori consumi, se non ci sarà un accordo bipartisan per evitare il Fiscal clift, cioè il precipizio fiscale.
«Gli Stati Uniti sono più forti nell’innovazione e nell’efficienza del mercato finanziario, che si è ripreso, e del lavoro, mentre la Germania è più solida per quanto riguarda la stabilità macroeconomica, le infrastrutture e l’efficienza delle istituzioni», spiega in un’intervista telefonica Benat Bilbao, economista ed estensore della ricerca del Wef a Ginevra.
Più in generale la Svizzera si conferma il paese più competitivo, seguita al secondo e terzo posto da Singapore e Finlandia. La Germania come dicevamo è sesta mentre gli Stati Uniti scivolano dalla quinta alla settima posizione.
Più nel dettaglio la Germania batte gli Usa nelle infrastrutture (9° posto contro il 25°, mentre l’Italia è 82°), nel bilancio pubblico (40° contro 140° degli Usa e 86° dell’Italia), nell’intensità della concorrenza (9° contro il 18° americano e il 67° italiano), capacità di innovazione (terzo posto per i tedeschi, solo 7° per gli Usa e 28° per l’Italia), cooperazione nelle relazioni sindacali (20° contro 42° negli Usa e il 127° per l’Italia). Ma l’asso nella manica di Berlino è l’investimento in ricerca e sviluppo (4° posto in classifica, contro il 7° americano e il 32° italiano). Gli Usa però hanno una grado di collaborazione tra università e industria in R&D (3° posto contro l’11° tedesco il 65° italiano).
L’Italia recupera un gradino e si afferma al 42° posto, dal 43° del 2011-2012, prima della Turchia. Sulla performance dell’Italia «continuano a pesare alcune debolezze strutturali dell’economia, con il mercato del lavoro che resta estremamente rigido: gli sforzi dell’attuale governo, se avranno successo, saranno un’importante spinta alla competitività». «L’Italia soffre di una pressione fiscale eccessiva e di una difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese - dice Benat Bilbao, economista del Wef - un problema quest’ultimo comune a tutti gli stati del sud-Europa. Vorrei precisare però che non sono stati ancora presi in esame nella ricerca gli effetti della riforma del lavoro "Fornero". Su questo punto vorrei ricordare che è molto importante l’implementazione delle riforme perché la nostra analisi prende in esame i cambiamenti de facto sul terreno».
L’Italia continua a fare bene sulle attività sofisticate e ha i distretti migliori al mondo (è seconda). L’Italia inoltre trae benefici - afferma il Wef - dal suo ampio mercato (è il decimo, rispetto al quinto tedesco, e al primo americano), che consente significative economie di scala. Comunque, sulla performance dell’Italia continuano a pesare debolezze strutturali. Il mercato del lavoro è rigido (ma come dicevamo non è ancora compresa la riforma Fornero). Il mercato finanziario italiano non è sufficientemente sviluppato per fornire finanziamenti allo sviluppo delle imprese: forse dovremmmo copiare l’idea francese di una banca pubblica dedicata alle Pmi. Altre debolezze istituzionali includono gli elevati livelli di corruzione e crimine organizzato e la percepita mancanza di indipendenza del sistema giudiziario: l’Italia si piazza al 97° posto per l’efficienza istituzionale. «Gli sforzi intrapresi dall’attuale governo per affrontare queste preoccupazioni, se avranno successo, saranno un’importante spinta alla competitività».