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 2012  settembre 06 Giovedì calendario

COME SI DIVENTA MEDICI A BERLINO


Sui giornali tedeschi non leggo notizie sul test di ammissione per medici e dentisti che si sta svolgendo in Italia. Forse qualcosa mi è sfuggito o i miei colleghi corrispondenti da Roma stanno preparando un articolo di costume con la consueta calma per i supplementi del week end. Quasi 77 mila giovani, o meno giovani, alla ricerca disperata di un posto all’università, valgono la pena di venir spiegati ai lettori di Amburgo o di Monaco.
Perché per diventare pediatra, o chirurgo, bisogna rispondere a domande sull’Imu o sullo spread, o sul «muro» di Berlino? Si può definire come spread la differenza tra i valori normali di colesterolo e quelli del paziente. Sarà per questo. Sempre meglio rispetto alla domanda sulla gratta checca (si scrive separata o unita?) posta ai candidati anni fa. Un trucco smaccato per favorire qualche romano, edotto sul ghiaccio grattato e cosparso di sciroppo. Una mia giovane amica che voleva studiare psicologia fu respinta perché non seppe risolvere i vari quiz di matematica. Forse non avrebbe risposto neanche il professor Freud. In Germania non esistono prove di ammissione a medicina o altre facoltà. Ma anche qui c’è il numerus clausus. Il figlio quindicenne di un mio collega desidera studiare medicina all’ambita università di Berlino. Ed è già sotto stress. Valgono i voti riportati durante gli anni al liceo, e il risultato dell’Abitur, la maturità, e se non avrà almeno la media di 1,1 sarà costretto a emigrare in qualche ateneo di provincia. Oltre il 2, dovrà rinunciare alle sue ambizioni, o tentare la fortuna in Italia, come fanno molti ragazzi tedeschi.
Per entrare in giurisprudenza basta una media tra l’1,6 e il 2,2, a seconda delle Università. Da ricordare che qui i voti vanno da uno, che equivale al nostro dieci, a cinque. Basta prendere una mediocre sufficienza in inglese o in latino per rovinare una media di eccellenza. Ingiusto, sbagliato, ma sempre più logico di un test per una folla che riempirebbe lo stadio di San Siro.
Poi, solo il 20% dei posti viene assegnato in base al voto di maturità. Per gli altri esistono Wartesemester, semestri in lista di attesa. Possono studiare e dimostrare le loro qualità per venire ripescati. Per esempio, gli aspiranti medici possono nel frattempo diventare infermieri, il che non guasta. Il mio compagno di banco al Visconti di Roma giunse fino al terzo anno di medicina con la media del 30, prima di entrare in una sala di anatomia. Svenne e si iscrisse come me a Giurisprudenza.
Il metodo tedesco non è perfetto. La scuola è selezionatrice, e già dopo le elementari un bambino può venire dirottato su una scuola tecnica, o nel limbo di una Hochschule, e solo in teoria grazie a corsi di recupero (quasi sempre costosi) potrà anni dopo entrare all’università. Sconta per la vita una crisi momentanea, magari provocata da un trasloco, o dalla separazione dei genitori. Discriminati anche i figli degli stranieri che, ovviamente, non parlano un buon tedesco.
Il sistema spiega il basso numero di fuoricorso. Chi entra in una facoltà, sia pure umanistica, è fortemente motivato. Per laurearsi in legge occorrono 8 semestri, ma la media è di una decina, tollerata dai professori. Impiegare più tempo, senza esagerare, non è neanche un handicap per trovare lavoro. In ingegneria si dovrebbe studiare per dieci semestri, ma almeno il 30% ne impiega tredici o quattordici. Anche le tasse spingono a non perder tempo. In alcuni Länder, le regioni, si arrivano a pagare 500 euro a semestre. Chi non può studia gratis: rimborserà lo stato dopo la laurea pagando un extra sulle tasse per qualche anno. I medici berlinesi mi sembrano più o meno uguali ai loro colleghi italiani, anche se confondono la gratta checca di Trastevere con la granita di Palermo. Per sicurezza, nel caso, preferisco un Doktor della vecchia scuola che mi guarda in faccia invece di valutare lo spread delle mie analisi al computer.