Diego Gabutti, Italia Oggi 6/9/2012, 6 settembre 2012
GRILLO È UN EX COMICO E LE SUE SONO DELLE EX BARZELLETTE
Aiuto. Vogliono farmi fuori, strilla Beppe Grillo. E mica come il presidente della repubblica e il rettore dell’Università Bocconi, tramando nell’ombra delle istituzioni europee e dei mercati finanziari, hanno fatto fuori lo scellerato che guidava la nazione per volontà degli elettori, più scellerati di lui. No, vogliono farmi fuori come le Brigate rosse, quarant’anni fa, sono state teleguidate più o meno dalle stesse oscure potenze a eliminare Moro.
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«Nei primi anni trenta [quando i miei genitori approdarono] alla Palestina sotto mandato britannico, l’Europa era tappezzata di graffiti: ebrei, andatevene in Palestina. Quando, molti anni dopo, mio padre tornò in Europa per un viaggio, la trovò coperta d’altre scritte: ebrei, fuori dalla Palestina» (Amos Oz, Contro il fanatismo, Feltrinelli 2008).
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Non vogliono spazzarmi politicamente via. Ciò che sarebbe ancora nel loro diritto_ ma questo lo dico io, intendiamoci, ché Beppe Grillo non userebbe mai e poi mai la parola «diritto», per motivi che Woody Allen direbbe «religiosi», nel suo esatto senso. Questi qua vogliono uccidermi, dice Grillo, e partono subito gli applausi della sua caotica platea virtuale.
Grillo è un ex comico; le sue ex barzellette.
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Gli hanno dato del «fascista del web», dopotutto. E lui si è preoccupato, oltre che offeso. Non che, dandogli del fascista, Pier Luigi Bersani avesse proprio torto. Ma dare del fascista ai propri nemici non è educato, specie quando si finge tutta quell’indignazione ogni volta che si becca del «comunista», com’è capitato anche di recente al segretario democratico, per esempio nell’intervista rilasciata da Luca Rifolfi, uomo di sinistra, sociologo, proprio a Italia Oggi.
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Non che Bersani abbia dato a Grillo del fascista dopo averci ragionato sopra. No, è la normale accusa che lui, al pari dei comunisti di tutte le scuole, rivolge normalmente ai suoi nemici. Capita poi che, quando si dà del fascista a tutti quanti, come Bersani ha imparato a fare nelle feste di partito e nelle sezioni marxleniniste, prima o poi si centra il bersaglio, un po’ come gli orologi guasti, che segnano l’ora esatta almeno due volte al giorno.
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«L’imperatore fu preso da una collera terribile: «Ho radunato nella biblioteca tutti i libri dell’Impero. Siccome alcuni non potevano essere lasciati nelle mani di tutti dal momento che contenevano delle dottrine pericolose, ho preso la saggia decisione di farli sparire dalle raccolte private per poter risanare le scienze e le lettere. Ho accolto a braccia aperte i letterati, i sapienti, gli eruditi, i maghi; ho fatto fiorire le lettere e e le arti dilettevoli. Ma quelli in cui avevo riposto le mie speranze mi hanno tradito. [Essi] non hanno mai pensato che a soddisfare i loro interessi più inverecondi. Le loro teorie e il loro discorsi non erano che un velo gettato sul loro appetito di lucro. (_) Il mio cuore si rivolta d’amarezza di fronte a tante storture e scelleratezze! Voglio cancellare dalla faccia della terra tutti i saggi, i filosofi, tutti i letterati! (_) È tempo di metter fine alle parole» (Jean Lévi, Il grande imperatore e i suoi automi, Einaudi 1984).
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Per essere un antipolitico, Beppe Grillo somiglia involontariamente ai politici più di quanto i politici, sempre involontariamente, somiglino ai comici. Condivide con loro la mania di persecuzione. E l’idea che le parole siano feticci. Fascista, per esempio, come pure zombie, ma soprattutto «io».
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«Mi vogliono morto!» (o anche soltanto «Moro», nel senso dello statista democristiano assassinato dai terroristi) è il grido d’allarme che lanciano tutti i politici che credono d’essere Giulio Cesare e che le Idi di Marzo cadano due volte al mese dodici volte l’anno. Se per tranquillizzarlo, senza purtroppo avere a disposizione del bromuro, chiedete gentilmente a uno di questi politici quale dei suoi nemici prepari la sua morte, lui risponderà: «Tutti». Ogni suo avversario è infatti un assassino potenziale, così come ogni eretico, agli occhi dell’Inquisizione o del KGB, era uno strumento del nemico di classe, o del demonio. Grillo, che manda tutti quanti a fare quel che non si stanca di ripetere, non ha che nemici, e di tutti teme le intenzioni mortifere, il «vaffa» ultimo e definitivo.
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«Ricordate? Andava di moda il nouveau roman, testi freddi come il ghiaccio, senza storia né personaggi. (_) Letteratura preconfezionata per le antologie e le lezioni dei professori. M’infuriavo, sprofondato nell’erba. “«’avanguardia è categorica: il romanzo è morto. Che sventura»» (Erik Orsenna e Bernard Matussière, Melodia cubana. Sventure del paradiso, EDT 2012).
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Può darsi che il centrodestra italiano, alla fine, riesca a sbarazzarsi del peso morto (ma Redivivo) che minaccia d’affondarlo. Riuscirà l’antipolitica a spazzar via il più ingombrante dei suoi leader? Urge un altro comico: in mancanza di Totò, o d’Alberto Sordi, o anche soltanto del Grillo giovane, ci sono sempre i giornalisti d’assalto (vieni avanti, giacobino).