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 2012  settembre 06 Giovedì calendario

ORMAI È GRILLINI CONTRO GRILLINI


Mai così diviso, mai così rissoso, mai così caotico. Il movimento 5stelle dopo l’exploit parmense con l’elezione inaspettata del sindaco sta vivendo in Emilia un periodo assai sofferto. Dopo le ripetute, inappellabili espulsioni via web da parte di Beppe Grillo che avevano causato mini-scissioni e proteste ma che erano state arginate dai dirigenti locali filo-Grillo, ora la svolta del comico-politico che ha accentuato la polemica coi partiti ricevendo dure risposte (come l’epiteto di fascista che gli ha rivolto Pier Luigi Bersani), la sua ultima fatwa con cui ha espulso senza discuterne con alcuno dei suoi supporter emiliani un consigliere di circoscrizione bolognese, la non decisione sui criteri di scelta dei candidati alle ormai imminenti elezioni (il marchio è mio, ha scritto Grillo sul suo blog) che fa ipotizzare un certo autoritarismo nella composizione delle liste in vista della corsa al parlamento stanno mettendo a dura prova la compattezza del movimento grillino.
Tanto che il consigliere comunale bolognese Massimo Bugani confessa: «C’è forte tensione nel movimento, ormai tutti sanno che la posta in gioco è alta. Adesso chi è nel movimento sa che se va in parlamento gli cambia la vita».
Bugani, per esempio, dichiara pubblicamente che è stato sbagliato andare a contestare Bersani alla festa del Pd. Mentre il consigliere regionale Giovanni Favia alla contestazione ha partecipato e se ne vanta: «Io sono nel movimento da prima delle liste politiche, da semplice attivista, e queste iniziative sono nel nostro dna. Ne abbiamo fatte sia nei confronti del Pdl sia nei confronti del Pd. Se la base va, io non resto a casa».
Nel 2007, a Bologna, Grillo tenne il primo V-Day, in pratica la nascita del suo movimento. E qui rischia di trovare ora un inaspettato altolà. Infatti l’Agcom, l’autorità garante della concorrenza e del mercato, dovrà pronunciarsi, sul quesito contenuto in un esposto presentato da alcuni degli «epurati»: può un simbolo politico (che viene presentato agli elettori e riceve contributi pubblici, non tutti rifiutati come conferma l’affaire delle interviste alle tv private per le quali il consigliere regionale 5stelle dell’Emilia-Romagna pagava secondo un tariffario) essere di proprietà di una singola persona, senza alcun organismo di controllo, anche amministrativo ?
Gli epurati, capeggiati da Gaetano Vilnò, messo alla porta nel 2009, ravvisano nell’esposto «una pratica commerciale scorretta e pubblicità non trasparente. Il non-partito grillino in realtà sarebbe una società di e-commerce (Beppe Grillo.it e Casaleggio Associati) e dovrebbe poter essere identificata come tale dal consumatore».
La conclusione dell’esposto è che quella di Grillo e Casaleggio è un’azienda che ricava un introito attraverso il blog e la vendita di vari prodotti e non può quindi ritenersi un partito perché manca una struttura gerarchica, ma ci sono due padroni.
Su queste accuse dovrà esprimersi l’Agcom. Ma di fronte a tanta pressione Favia e i suoi supporter hanno chiesto un incontro a Grillo e Casaleggio. L’espulsione del consigliere di circoscrizione Filippo Boriani (reo di avere già fatto due mandati, ma in quanto rappresentante dei verdi, per poi passare coi grillini) senza neppure informare i dirigenti emiliani è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La consigliera comunale Federica Salsi giudica Grillo «violento e un po’ brutale» ma non lo abbandona. Assai critico è invece Pasquale Rinaldi, consigliere al quartiere Savena: «Ne facciamo una questione di democrazia interna, è giusto puntare i piedi. Non può esserci una figura dall’alto che dà indicazioni contrarie a quanto deciso dall’assemblea, nella quale tutti sono stati a favore di Boriani. Non è giusto sottostare a questo diktat». Lo stesso Favia riconosce che «in generale la comunicazione va sempre bene». Insomma, il guru dovrebbe scoprire la collegialità. Anche perché in palio ci sono dei posti in parlamento e sia Favia sia Buriani, a Bologna, sembrano in pole position e gareggiano per vincere. Tanto che c’è chi insinua che Favia abbia pagato per le sue interviste per acquisire popolarità proprio in vista di una campagna elettorale. Lui nega e cerca di gettare acqua sul fuoco: «Non c’è alcuna resa dei conti in corso fra i grillini, ma solo una sana e trasparente biodiversità di pensiero. Stiamo subendo, invece, una violentissima campagna di odio perché c’è chi teme che se vinciamo noi gli rompiamo il giochino».
Per Buriani quel «cadavere nell’armadio» dei soldi pubblici spese per le interviste rischia di far male al movimento ma per ora Grillo ha perdonato Favia, che avrebbe un altro neo, l’amicizia con Valentino Tavolazzi, reo di avere convocato una riunione per discutere sulla democrazia interna del movimento, senza il placet di Grillo, e per questo espulso. Il radiato non la manda a dire al duo Grillo-Casaleggio e lancia interrogativi simili a quelli sollevati da Vilnò: «Il problema del movimento 5stelle è Casaleggio. Grillo è male informato e mal consigliato. C’è uno staff tecnico che è la Casaleggio & Associati, che produce decisioni e scelte che il movimento non condivide. Gli interessi economici di Casaleggio sono un problema. Il blog è gestito da lui e lui ha esigenza di fare utili, noi non conosciamo i rapporti economici tra lui e Grillo. Oggi non sappiamo come sia la situazione economico finanziaria tra i due soggetti».
Il guru intanto riceve due opposte critiche: Roberto Maroni afferma che «il sindaco Pizzarotti non mi sembra si stia comportando un gran che bene e Grillo non è poi un giovane... ». Mentre Matteo Renzi lo definisce «un fenomeno da baraccone» e aggiunge: «Quando Grillo parla di mafia che non esiste, di Aids che non è un problema, o come vedo in un video che sta girando sul web e che mi lascia sconvolto, che spiega ai carabinieri come picchiare gli immigrati di nascosto, dimostra la sua totale incapacità di essere una persona civile prima ancora che un leader politico».