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 2012  settembre 06 Giovedì calendario

Secondo una ricerca pubblicata da studiosi dell’università canadese di Alberta i cervi delle Montagne Rocciose, noti come wapiti, hanno evoluto, forse per motivi «culturali», due differenti strategie per non divenire vittime dei cacciatori

Secondo una ricerca pubblicata da studiosi dell’università canadese di Alberta i cervi delle Montagne Rocciose, noti come wapiti, hanno evoluto, forse per motivi «culturali», due differenti strategie per non divenire vittime dei cacciatori. Si tratterebbe di questo: i maschi tenderebbero, appena intercettati, a fuggire, mentre le femmine se ne starebbero immobili, nella speranza di non essere percepite. I ricercatori hanno studiato per ben 5 anni 122 individui ed hanno così potuto constatare che su 45 maschi osservati nel periodo della ricerca ben 15 sono stati uccisi, mentre di 77 femmine soltanto 10. A commento di questi dati, i ricercatori fanno notare che se un tempo con cacciatori armati di archi e frecce la cosa migliore era una fuga ora, di fronte a chi imbraccia un fucile, scappare significherebbe solo palesare la propria presenza e quindi diventare un più facile bersaglio. Occorre innanzitutto tener presente che, ad aver reso possibile un differenziamento tra il comportamento maschile e quello femminile nei cervi potrebbero esserci motivi di carattere essenzialmente genetico. Tra i sessi, per esempio, potrebbe esserci una maggior o minore tendenza a fuggire al minimo sentore d’un pericolo oppure, al contrario, a rimanersene per la paura come «surgelati». E le femmine, per natura più timide dei maschi, potrebbero essere maggiormente portate per quest’ultima risposta comportamentale. A questa base innata potrebbe poi essersi aggiunto, amplificandola, il fatto che, per buona parte dell’anno, i cervi maschi se ne stanno separati dalle femmine, che incontrano solo durante il periodo autunnale degli amori. Ed è appunto durante l’ampio spazio temporale della separazione tra i sessi che un certo tipo di risposta comportamentale potrebbe essersi trasmesso per via di imitazione in modo preferenziale in un sesso piuttosto che nell’altro. Così, nel sesso femminile, dove la tendenza spontanea a starsene ferme e nascoste è maggiore, ciò può aver determinato la comparsa della nuova tradizione, attualmente maggiormente adattativa. A commento di quanto sopra ipotizzato, occorre anche dire che, in tanti erbivori sociali, i giovani apprendono molte delle strategie utili per stare al mondo soprattutto seguendo le madri, tant’è che esiste una forma di apprendimento sociale che appunto viene definita «learning by following» (apprendere seguendo). Così vengono trasmesse, generazione dopo generazione, le rotte migratorie sia in molte specie di mammiferi sia di uccelli. E tale sapienza, passando per via d’imitazione e d’esempio, forma poi quelle tradizioni culturali che rendono diverse tra loro le popolazioni all’interno della stessa specie. Detto ciò, ammesso che i ricercatori dell’università d’Alberta abbiano visto giusto, la curiosità potrebbe essere questa: pure tra i nostri cervi, che appartengono alla medesima specie dei wapiti, si saranno culturalmente differenziate una strategia maschile e una femminile per meglio sfuggire ai cacciatori?