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 2012  settembre 06 Giovedì calendario

ROMA —

Il manager Giuseppe Orsi contro il banchiere Ettore Gotti Tedeschi. L’amministratore delegato di Finmeccanica smentisce «di aver mai affidato in vita mia consulenze alla moglie del professor Vittorio Grilli. Né da quando ricopro l’attuale carica, né in passato come amministratore delegato di Agusta Westland». Adesso si dovrà dunque verificare quale azienda del Gruppo abbia firmato contratti con la signora Lisa Lowenstein, consorte separata dell’attuale ministro dell’Economia. Ma anche che tipo di affari siano stati conclusi e soprattutto quale cifra sia stata erogata. E si dovrà scoprire perché — visto che adesso lo nega — Orsi si sia vantato con l’amico di aver «risolto e messo a posto alcuni problemi che aveva la signora».
Secondo le verifiche già compiute dagli inquirenti, nel 2010 — quando Grilli era direttore generale del ministero dell’Economia — la signora ottenne un incarico da 100 mila euro attraverso la società «Museum» specializzata in oggettistica. A commissionare il lavoro sarebbe stata la «Fata srl», società controllata dalla holding e amministrata da Ignazio Moncada. Altri contatti sarebbero avvenuti in seguito ma su questo i controlli non sono ancora terminati. La diretta interessata non vuole dire nulla sulla vicenda, contattata a New York risponde con un secco «no comment».
Il primo ad aver parlato di questa storia è proprio Orsi che la racconta a Gotti il 23 maggio scorso, quattro giorni dopo aver ottenuto dal consiglio di amministrazione il rinnovo di tutte le deleghe, nonostante il coinvolgimento nell’inchiesta sulle presunte tangenti che sarebbero state versate per ottenere appalti all’estero.
Quella sera il manager e il banchiere si incontrano al ristorante Rinaldo al Quirinale a Roma. Non immaginano che sotto il tavolo ci sia una «cimice» piazzata per ordine della procura di Napoli. Discutono di numerosi argomenti, compreso l’imminente licenziamento di Gotti dallo Ior che sarà ufficializzato la mattina successiva. Poi il banchiere rassicura Orsi sul fatto che lui rimarrà al suo posto «perché il sistema ti protegge» e spiega di averlo saputo proprio da Moncada, da lui definito «il burattinaio». Orsi comincia invece a parlare di Grilli, in quel momento viceministro dell’Economia, e della moglie.
Il 20 giugno scorso, Gotti viene convocato per essere interrogato. Ascolta la registrazione del lungo colloquio che lo vede protagonista. E quando gli vengono chiesti chiarimenti conferma che fu «Orsi a parlare e a raccontarmi della moglie di Grilli di cui io non sapevo nulla». E subito dopo fa mettere a verbale un passaggio importante rispetto al proprio atteggiamento sulla vicenda: «Tengo a precisare che io non sapevo nulla dell’argomento, né mi interessava, tant’è che sono passato avanti». Una posizione confermata ora dal suo avvocato Fabio Palazzo che sottolinea come «Gotti non ricordava neanche quei passaggi della conversazione».
Tutt’altra lettura fornisce l’avvocato di Orsi, Ennio Amodio che si interroga sull’identità di «chi fa uscire col contagocce frammenti dei verbali di Ettore Gotti Tedeschi» e poi mostra di conoscere «i risultati delle fitte indagini condotte dalle Procure di Napoli e Roma fin dal giugno scorso dalle quali non è emersa la benché minima traccia delle fantomatiche consulenze». In realtà le verifiche sono tuttora in corso e non riguardano soltanto l’ex moglie del ministro. Nei mesi scorsi è stato infatti l’amministratore Alessandro Pansa a collaborare con i magistrati fornendo l’elenco dei consulenti esterni, notizie relative agli incarichi ottenuti e ai compensi percepiti. Una verifica che serve a stabilire se tra i collaboratori siano state inserite persone che non avevano titolo per ottenere il lavoro e dunque il contratto fosse in realtà la contropartita per favori ricevuti.
Fiorenza Sarzanini
fsarzanini@corriere.it