Elio Pirari, La Stampa 4/9/2012, 4 settembre 2012
Non si capisce se la questione sia più antica o complicata. La cosa certa è che nel frattempo si è spostata nelle aule di un Tribunale
Non si capisce se la questione sia più antica o complicata. La cosa certa è che nel frattempo si è spostata nelle aule di un Tribunale. E se circoscriviamo la vicenda al calcio, in Italia non era mai successo. Nei confronti del club di Cellino il comune di Cagliari vanterebbe un credito di 500 milioni di lire risalente agli anni ’77-89, in seguito lievitato a dismisura fino a raggiungere gli 1,8 milioni di euro attuali. Da parte sua, al sindaco del capoluogo, Zedda, e a quello di Elmas, Piscedda (Elmas è la località individuata dal club per edificare un nuovo stadio, impianto che non vedrà mai luce per i no incrociati di Enac e Coni), Cellino ha inviato una richiesta di danni per 26 milioni. Contestualmente la Lega Calcio ha proceduto a pignorare il conto del club sardo per 2,9 milioni di euro. In questo traffico di confische, espropri, strascichi giudiziari, polemiche politiche feroci (il presidente della Regione Cappellacci ha definito l’accordo tra Massimo Cellino e il nuovo sponsor, la Cin-Tirrenia, «Un’operazione da pataccari»), e in un contesto che vede un tessuto sociale vicino al collasso economico, forzando gli ingranaggi e con l’appoggio entusiastico del sindaco di Quartu sant’Elena, Contini, per chiudere con il passato il presidente rossoblù decide di traslocare a Is Arenas. Pretesa a giudizio di alcuni «egregia», ove si tratti di riqualificare il territorio, ma risibile nell’ipotesi di eleggere il terreno del Poetto a stadio del Cagliari, una squadra di serie A. Is Arenas, impianto classificato di Categoria 4 e una volta ristrutturato in grado di ospitare manifestazioni Uefa, per i detrattori in realtà sarebbe poco più di un campo di periferia. Forse non solo per i detrattori. A metà agosto rifacendosi alla legge Pisanu il questore di Cagliari Savina lo dichiara «non a norma». Alle stesse conclusioni giungono i responsabili tecnici del comune di Quartu, nella cui relazione definiscono l’impianto «temporaneo, smontabile e facilmente amovibile» e concludono sottolineando che «nonostante le criticità, l’intervento si presenta come una opportunità unica per il comune di Quartu sant’Elena, con un irripetibile ritorno di immagine a livello nazionale». Sintesi: Is Arenas forse non è uno stadio di serie A ma è uno straordinario fondale ottico per Quartu. Tesi inoppugnabile. Convitato di pietra di questa storia resta il sant’Elia, a meno che nel frattempo il sindaco Zedda e Cellino non abbiano maturato l’opinione che la squadra che fu di Gigi Riva possa continuare a giocare a Is Arenas, o eventualmente a Trieste. La prossima settimana con una delibera la giunta comunale pubblicherà le “linee guida” del concorso di idee per la riqualificazione del sant’Elia; da Quartu e dal Cagliari Calcio fanno sapere che il 23 settembre Cagliari e Roma potranno giocare a Is Arenas a porte aperte. Qualche luce confusa trapela, ma è un bel po’ che tra Cagliari, Quartu, sant’Elia e Is Arenas le luci cadono nel vuoto, e subito si spengono.