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 2012  settembre 04 Martedì calendario

E ora chi glielo spiega a Corrado Passera, Elsa Fornero e a tutti i ministri che vogliono tagliare le tasse, stimolare la crescita, aiutare i più deboli, che le risorse non ci sono ancora? Al Tesoro mettono le mani avanti: si tratta di agosto - un mese tradizionalmente fiacco di indicazioni sul futuro - la crisi morde, le incertezze sono tante, la strada per il risanamento è lunga

E ora chi glielo spiega a Corrado Passera, Elsa Fornero e a tutti i ministri che vogliono tagliare le tasse, stimolare la crescita, aiutare i più deboli, che le risorse non ci sono ancora? Al Tesoro mettono le mani avanti: si tratta di agosto - un mese tradizionalmente fiacco di indicazioni sul futuro - la crisi morde, le incertezze sono tante, la strada per il risanamento è lunga. Perché nonostante il crollo del prodotto interno lordo, numeri così non si vedevano da tempo: era il 2008 e il fabbisogno del settore statale - la fotografia mensile sulle entrate e uscite di cassa - si era fermato a 27,8 miliardi di euro. Nel 2009 - appena tre anni fa - dopo otto mesi lo Stato aveva un «rosso» di cassa più che doppio, poco meno di 61 miliardi. Ieri sera, con uno scarno comunicato, il ministero guidato da Vittorio Grilli ha comunicato che quello stesso fabbisogno ora è sceso a 33,5 miliardi, 13,6 miliardi in meno di un anno fa. Il «fabbisogno» - per inciso - è un indicatore rozzo di finanza pubblica. E a voler fare un (improprio) confronto con gli impegni sottoscritti in Europa c’è poco da stare allegri. L’anno scorso il deficit era pari al 3,9% del prodotto interno lordo. Entro la fine di quest’anno, sempre secondo quanto ha scritto il governo nei documenti ufficiali presentati a Bruxelles, il saldo di finanza pubblica non dovrebbe superare l’1,6%. Poiché l’anno scorso il fabbisogno ad agosto era pari a 47 miliardi di euro, per rispettare quella tabella di marcia dovremmo avere già un dato di cassa pari a meno della metà, circa 20 miliardi di euro. Ancora: la crisi europea è tutt’altro che risolta. Nessuno sa cosa accadrà dopo la riunione della Banca centrale europea (giovedì), né se il 12 settembre come auspicava ieri il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble - la Corte costituzionale tedesca rigetterà il ricorso di chi vorrebbe bloccare il nuovo fondo salva-Stati, meglio noto come Esm. Se da Kalsrhue dovesse arrivare un sì al ricorso (nessuno può scommettere con certezza il contrario) l’aumento degli spread (e dunque degli interessi da pagare sulle nostre emissioni di debito pubblico) sarebbe una certezza. Di più: se lo scenario fosse questo, c’è chi scommette che un minuto dopo il governo di Mario Monti sarebbe costretto a chiedere l’aiuto dell’Europa e l’attivazione di quel muro antispread che tanto sta facendo discutere le cancellerie. Resta il fatto che numeri così non se li aspettava nessuno. «Il risultato registra minori interessi sul debito e un buon andamento del gettito fiscale», spiega la nota di Via XX settembre tradendo una lieve dose di ottimismo. «Ci sarebbe da preoccuparsi del contrario», sintetizza una fonte del Tesoro. Nei ministeri, ai piani alti dei sindacati e di Confindustria tanto è bastato a convincere molti che il momento di un qualche (limitato) sgravio fiscale utile alla crescita sia vicino. Questo è almeno quello che le parti sociali chiederanno al governo fra mercoledì (giorno dell’incontro con banche e imprese) e martedì prossimo, quando Monti vedrà i sindacati. Nei piani del premier e del ministro dell’Economia l’ipotesi è contemplata, ma solo più avanti. Prima c’è da passare indenni le paludi europee, da trovare altri sei miliardi di euro per scongiurare l’aumento dell’Iva nel 2013, c’è da definire il «cronoprogramma» delle misure fin qui approvate e non ancora attuate. Proprio oggi il ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi discutere dei prepensionamenti che di qui a qualche mese interesseranno molti statali. È probabile che nella legge di stabilità ci sia lo spazio (se coperti con altrettanti tagli) per il finanziamento di alcune misure di spesa, come le agevolazioni per le start-up chieste da Passera. Per discutere di sgravi fiscali l’appuntamento è invece per la fine dell’anno, dopo il pagamento dell’ultima rata dell’Imu. Giusto un mese prima della fine della legislatura, fissata al più tardi per febbraio.