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 2012  settembre 04 Martedì calendario

Ma i finlandesi, con una storia effimera alle spalle e che fino a ieri sono stati praticamente dei sottomessi dell’Unione Sovietica, come si permettono di chiedere pegni all’Italia e alla Grecia in cambio dell’acquisto di buoni del Tesoro? Ma con chi credono di avere a che fare? Ma che gente frequentiamo? Ma chi sono stati i nostri governanti, tali da metterci nelle mani di gente simile? Roberto Salmaso roberto_salmaso@ tiscali

Ma i finlandesi, con una storia effimera alle spalle e che fino a ieri sono stati praticamente dei sottomessi dell’Unione Sovietica, come si permettono di chiedere pegni all’Italia e alla Grecia in cambio dell’acquisto di buoni del Tesoro? Ma con chi credono di avere a che fare? Ma che gente frequentiamo? Ma chi sono stati i nostri governanti, tali da metterci nelle mani di gente simile? Roberto Salmaso roberto_salmaso@ tiscali.it Caro Salmaso, La crisi dell’euro ha avuto anche qualche fastidioso effetto collaterale. Ha creato i «primi della classe», orgogliosi della loro triplice A, spesso inclini a dare lezioni di rigore e disciplina a chi non ha saputo tenere in ordine i propri conti. Anche la Finlandia, soprattutto dopo il successo elettorale di un partito nazionalista (i «Veri finlandesi») è salita in cattedra. Ma temo che lei abbia di questo Paese un’immagine alquanto parziale. Se vorrà avere un’idea del modo in cui la Finlandia ha reagito all’aggressione sovietica nel 1939, potrà leggere le corrispondenze che Indro Montanelli inviò al Corriere in quei mesi. Se vorrà conoscerne la storia dal momento in cui divenne, come Ducato, parte dell’Impero zarista (1809), potrà cercare in libreria un bel libro di Massimo Longo Adorno (La guerra d’inverno. Finlandia e Unione Sovietica 1939-1940) pubblicato dall’editore FrancoAngeli nel 2010. A dispetto del titolo il libro è una storia della Finlandia moderna. Non fu mai una docile provincia russa. Quando i due ultimi zar (Alessandro III e Nicola II) cercarono di russificarla, i finlandesi difesero tenacemente la loro lingua, le loro istituzioni e il diritto di partecipare con la bandiera del Ducato ai Giochi Olimpici del 1912. La rivoluzione bolscevica divise il Paese fra coloro che intendevano cogliere l’occasione per proclamare l’indipendenza della loro terra e coloro per cui la Russia bolscevica prometteva un mondo nuovo a cui anche i finlandesi avrebbero dato il loro contributo. Prevalsero i paladini dell’indipendenza e il Paese appartenne da allora, politicamente e culturalmente, all’orbita del mondo svedese e germanico. Ma vi fu anche un Partito comunista finlandese che ebbe un ruolo importante nei lavori della III Internazionale. La solidità dello Stato fu messa alla prova quando l’Urss, preoccupata dalla possibilità di un fronte ostile sulle sue frontiere occidentali, scatenò contro la Finlandia una sorta di guerra preventiva. Era il 30 novembre 1939. Quattro mesi dopo, nel marzo del 1940, l’Armata Rossa aveva vinto la partita e modificato a proprio vantaggio la frontiera della Carelia, ma non senza avere lasciato sul terreno 125.000 uomini contro i 25.000 caduti dell’esercito finlandese. La guerra scoppiò nuovamente nel 1941, dopo l’attacco tedesco contro l’Urss, e si concluse ancora una volta con la sconfitta dei finlandesi nel settembre del 1944. Ma il loro Paese non fu mai un satellite dell’Urss. Dovette proclamare la propria neutralità e navigare prudentemente fra gli scogli della Guerra Fredda. Ma riuscì a conservare la propria indipendenza e ad avere una parte di spicco nel delicato sistema dei rapporti economici fra l’Europa occidentale e lo Stato sovietico. Il fattore che ha maggiormente protetto la piccola Finlandia dalla gigantesca Unione Sovietica è stato il ricordo del modo in cui aveva combattuto fra il 1939 e il 1945. Dopo la fine della Guerra Fredda la Finlandia ha vinto altre battaglie. È un Paese moderno, tecnologicamente avanzato con un sistema economico e sociale per molti aspetti esemplare. I suoi toni, quando impartisce lezioni all’Italia, possono essere fastidiosi. Ma il miglior modo per risponderle è dimostrare che non ne abbiamo bisogno. RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina Corrente Pag. 35 Immagini della pagina Visualizza :