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 2012  settembre 01 Sabato calendario

NON PIÙ DI CINQUE PERSONE CONOSCONO LE CONVERSAZIONI

Ma in quanti hanno sentito davvero le telefonate di Napolitano con Mancino stralciate dalla procura di Palermo? Di sicuro, non meno di due: l’ufficiale di polizia giudiziaria addetto alla verifica del contenuto delle intercettazioni e il titolare dell’inchiesta, il procuratore aggiunto Antonio Ingroia. Deciso lo stralcio delle conversazioni con il capo dello Stato, il loro contenuto materiale resta nella sola disponibilità del pubblico ministero. Il problema è un altro: in quanti conoscono, anche solo in parte o nella sintesi essenziale, quelle telefonate. Il nucleo di polizia giudiziaria che lavora sui tabulati può essere anche di due, tre, quattro o magari sei persone. Non conosciamo la composizione della squadra di Pg nel caso specifico a Palermo ma sarebbe comunque fuorviante ipotizzare a priori che le eventuali fughe di notizie provengano dalle forze dell’ordine delegate all’inchiesta. Anche perché i magistrati si avvalgono ormai solo di uomini di fiducia assoluta, il rapporto è quasi simbiotico ed esclusivo.
Ricostruiamo, sempre per ipotesi, la vicenda in questione. La procura decide di mettere sotto controllo l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, non ancora indagato: se ci sono indizi motivati può farlo, il Pm informa il procuratore aggiunto (Ingroia lo è già) che a sua volta lo dice al procuratore capo Messineo. Con l’assenso di un Gip parte la richiesta al gestore telefonico, avendo cura che l’interessato non sia già sotto il controllo di altre procure. A quel punto, quasi sempre in uffici presso l’autorità giudiziaria, comincia la verifica - che non è necessariamente ascolto integrale di tutte le telefonate - con resoconti periodici che di solito l’ufficiale di Pg riferisce ail pubblico ministero. Cosa può essere accaduto quando a Palermo hanno sentito la voce di Giorgio Napolitano? È verosimile immaginare che l’ufficiale di Pg si sia fermato e abbia subito informato il suo capo - un colonnello o un dirigente superiore nel caso della polizia - che a sua volta ne ha parlato il prima possibile con Ingroia. È altrettanto ragionevole pensare che il procuratore aggiunto abbia informato al più presto il capo della procura. Le valutazioni dell’ufficio inquirente hanno portato alla decisione di stralcio ed è possibile che soltanto una parte delle telefonate del presidente della Repubblica siano state ascoltate fino in fondo, vista la decisione d stralcio.
Da qui comincia una zona grigia che non necessariamente sconfina nella violazione delle norme, anzi spesso è proprio garbo istituzionale a condizione - scontata - che non si metta a rischio l’indagine. Non si può escludere, per esempio, che il capo della procura abbia informato, in via del tutto riservata, il procuratore generale. Allo stesso tempo è improbabile che una novità così esplosiva sul piano istituzionale non venga messa a conoscenza della catena gerarchica della forza di polizia che indaga: non è però una fuga di notizie negli interna corporis perché sta alla sensibilità di ufficiali e dirigenti anche del massimo livello non dire e non chiedere una parola più del dovuto. Nel caso di Napolitano, insomma, è molto probabile che chi conosce quelle telefonate si conti sulle dita di una mano, e neanche. Il resto sono solo chiacchiere e le chiacchiere stanno a zero.