Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 1/9/2012, 1 settembre 2012
GLI SPREAD FANNO MALE ANCHE ALLA GERMANIA
Spread alto contro il bund equivale solo a dolori per la Spagna e Italia e delizia per la Germania? Evidentemente ci sono vantaggi a finanziarsi sul mercato globale a tassi vicini allo zero: ne sa qualcosa il bond corporate emesso dalla Volkswagen, il VW 2022, uscito martedì per un miliardo di euro a un tasso pari al bund più 108 punti base. Chi era a caccia del "rischio Germania", Paese a tripla A, non se lo è lasciato sfuggire anche se questo è un’anomalia che ha scatenato le legittime proteste dei costruttori francesi, che hanno fatto notare la differenza di costo che altera la concorrenza nel mercato unico europeo per chi compra a debito una macchina francese rispetto a quella tedesca con tassi più convenienti proprio perché ai tedeschi il denaro costa molto meno.
Ma non ci sono solo vantaggi per Berlino: come ha ricordato il premier Mario Monti in un’intervista a questo giornale, «l’attuale configurazione degli spread determina in Germania un’elevata crescita dell’offerta di moneta M3, alla quale si associano tassi d’interesse artificialmente bassi, prezzi crescenti delle obbligazioni e pressioni verso l’alto dei prezzi degli altri asset, inclusi quelli immobiliari. Questo determina un potenziale di inflazione in Germania, che non credo corrisponda ai desideri né della Bce né del Governo tedesco».
Berlino e soprattutto la Bundesbank sono storicamente ossessionati dal rischio inflazione e quindi dovrebbero preoccuparsi di una situazione che potenzialmente la crea: chi vuole cambiare auto o comprare casa in Germania trova liquidità in abbondanza, e tassi di interesse molto vantaggiosi per i mutui, ma i prezzi dell’immobiliare stanno salendo con il rischio potenziale di creare una bolla immobiliare, con conseguenze spiacevoli per tutta l’economia come insegna la storia recente del mercato immobiliare negli Stati Uniti.
Anche chi investe istituzionalmente nei titoli obbligazionari (bund), come i fondi pensione tedeschi, si trova in difficoltà perché i prezzi salgono (addirittura il bund venticinquennale emesso nel 2007 scadenza 2033 prezza 136 punti base) mentre i rendimenti sono talmente esigui che non coprono nemmeno la perdita di valore del capitale. Per la previdenza investire a tassi reali negativi equivale ad erodere il capitale investito e mette a rischio, nel lungo termine, la sostenibilità delle erogazioni future per gli associati.
Senza contare che quando la stabilità finanziaria è eccessivamente squilibrata rispetto ai partner scattano subito le richieste salariali, che infatti stanno aumentando a macchia d’olio nel Paese: ha inziato l’Ig Metall alla Volkswagen, dove ha ottenuto aumenti salariali del 4,3%, l’assunzione a tempo indeterminato per gli apprendisti e più diritti per gli interinali, seguita ieri dalla Lufthansa, che occupa 120mila persone nel mondo, i cui sindacati dei 20mila stewards di bordo hanno incrociato le braccia per chiedere aumenti del 5% dei salari contro un’offerta aziendale dell’1,5%. Lo sciopero di ieri ha bloccato ben 207 voli, pari un quarto dei voli, lasciando a terra 26mila passeggeri. Una prova di forza che potrebbbe ripetersi. I sindacati sanno che l’azienda si finanzia a basso costo e che ogni giorno di blocco dei voli riduce del 4% il margine operativo annuale, così fanno la faccia feroce.