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 2012  settembre 02 Domenica calendario

BTP E BORSE SUPERANO LO SCOGLIO D’AGOSTO

Doveva essere l’agosto nero per l’euro, quello che avrebbe dovuto decretare il collasso della moneta unica. Quello che ci lasciamo alle spalle si è rivelato invece il mese del riscatto per la divisa del Vecchio Continente. Mario Draghi ha frenato gli speculatori. I policy maker europei hanno mostrato un’inattesa unità d’intenti nell’affermare la volontà di salvare il progetto monetario. E i mercati hanno reagito di conseguenza. Nel mese agostano tutte le borse continentali hanno fatto segnare rialzi: Milano e Madrid, in particolare, hanno guadagnato rispettivamente il 9 e il 10%. Merito anche di un raffreddamento dei tassi dei titoli governativi periferici che ha interessato soprattutto la parte più a breve della curva dei rendimenti. I saggi dei BTp a due e tre anni sono calati in un mese di oltre il 20%. I saggi dei Bonos a 2 anni sono scesi quasi del 30%.
Sia chiaro: è troppo presto per affermare che le tensioni sull’Eurodebito sono definitivamente alle spalle. Basti pensare che sulla scadenza decennale lo spread italiano nell’ultima decade di agosto è tornato nuovamente ad allargarsi, passando dai 411 punti del 21 agosto ai 452 di venerdì. Segnale evidente, questo, che i ribassisti sul mercato ci sono ancora e sono pronti a sfruttare tutte le indecisioni che i leader europei mostreranno nelle prossime settimane. Ritracciamenti sono insomma più che probabili sia sul fronte obbligazionario che azionario. Almeno fino al prossimo 12 settembre, quando si alzerà il velo sul giudizio dalle corte costituzionale tedesca sull’Esm e l’Olanda andrà alle elezioni.
Cosa è successo sul mercato
Il timore diffuso a fine luglio era quello di dover assistere a un mese anche peggiore dell’agosto 2011, quando le borse periferiche crollarono (Milano perse in un mese più del 15% del suo valore) insieme ai prezzi dei titoli di Stato: allora lo spread italiano si allargò a quote fino a quel momento mai viste (387 punti), tanto che la Bce fu costretta ad intervenire con acquisti calibrati per calmierare i rendimenti. Anche quest’anno, la paura era che i bassi volumi, tipici del periodo estivo, amplificassero i movimenti e quindi la volatilità, agevolando le operazioni speculative ribassiste. Tutto ciò non è accaduto. Perchè? I motivi sono diversi. Il primo elemento decisivo di differenza è che un anno fa i principali protagonisti della scena politico-economica europea non erano nel pieno dei loro poteri. Nell’agosto 2011 Trichet era alla fine del suo mandato, il governo spagnolo di Zapatero era agli sgoccioli (le elezioni del novembre 2011 avrebbero decretato la vittoria di Rajoy), il governo Berlusconi era in condizioni precarie, Atene annunciava il raggiungimento di un accordo per andare alle elezioni nel febbraio successivo. «A distanza di un anno diversi attori economici sono cambiati e sono nel pieno del loro mandato», ricorda Antonio Cesarano, capo market strategy di Mps capital services. Chi oggi detiene le leve del potere è più credibile agli occhi dei mercati. Non è un caso che la sterzata - determinante per borse e spread - sia arrivata dal presidente della Bce Mario Draghi, che con quel «faremo di tutto per salvare l’euro», pronunciato il 26 luglio, ha fatto cambiare decisamente umore alle sale operative.
Meno debito in mani estere
Il secondo motivo è di tipo tecnico. Complice la crisi dell’ultimo anno, le posizioni sulla componente periferica europea sono state alleggerite molto nei portafogli dei gestori mondiali: nel giro di un anno la Spagna ha visto scendere la quota di debito detenuta da investitori non domestici dal 56% al 36% circa attuale. Trend identico per i titoli di Stato italiani, la cui porzione posseduta dagli stranieri è crollata dal 52% al 32%. Conseguenza: si è allargata, e di molto, la quantità del debito in mano agli investitori domestici. E questo ha reso i titoli più stabili, perchè meno esposti alla probabilità di vendite indiscriminate.
Operatori colti a sorpresa
La terza ragione, sempre di tipo tecnico, riguarda proprio le scelte strategiche degli speculatori. Al contrario dell’agosto 2011, quando le posizioni nette sull’euro erano sostanzialmente nulle (nè al ribasso, nè al rialzo), l’estate 2012 è stata contrassegnata dal numero più alto mai registrato di posizioni speculative al ribasso: a giugno 2012 si è raggiunto il picco storico di contratti netti corti sull’euro, pari a 214mila. «In altri termini gli operatori sono arrivati al periodo estivo puntando come non mai ad un deprezzamento marcato della valuta unica», aggiunge Cesarano. Sono bastati un po’ di annunci confortanti da parte dei politici europei, da Merkel a Hollande, nel segno di un rafforzamento della moneta europea piuttosto che di una sua disgregazione, che il mercato è scattato come una molla verso gli acquisti. Che per durare, tuttavia, ora dovranno trovare elementi a supporto. Dalle parole, insomma, si dovrà passare ai fatti.