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 2012  settembre 03 Lunedì calendario

AFFAIRE PAGINE GIALLE UN FINANZIATORE DI OBAMA FRA I SOCI DI MITT

C’ è anche un importante finanziatore della campagna di Barack Obama tra i manager che parteciparono all’operazione Seat Pagine Gialle alla fine degli anni ’90. Si tratta di Johnathan Lavine, che alla fine degli anni ’90 è stato managing director di Bain & Co, la società di private equity fondata da Mitt Romney. Operazione ancora oggi controversa, riemersa dal passato nei giorni scorsi quando l’agenzia «Bloomberg» ha raccontato il ruolo di Romney e i profili fiscali della maxiplusvalenza realizzata da chi vi partecipò.

Secondo i documenti dell’epoca consultati da La Stampa, Levine ha partecipato direttamente all’operazione Seat Pg, un caso di scuola nel mondo del private equity per la stratosferica plusvalenza realizzata dagli investitori che vi parteciparono. Operazione che era già emersa nella campagna presidenziale per il ruolo avuto dallo stesso Romney. Al centro del caso, una plusvalenza di oltre sette miliardi di euro realizzata da un gruppo di investitori grazie all’acquisto di Seat dal Tesoro, al momento della privatizzazione nel 1997 e della sua vendita nel 2000, dopo poco più di due anni, alla Telecom Italia guidata allora da Roberto Colaninno. Operazione quest’ultima realizzata al picco della bolla speculativa della new economy e perché i soldi realizzati con la plusvalenza finirono a un veicolo lussemburghese che aveva materialmente realizzato l’operazione, da dove poi le sue tracce si persero tra una miriade di società offshore. Al punto che è praticamente impossibile risalire a e chi e quanto di quella plusvalenza sia finita. Ma la plusvalenza degli investitori fu di circa 25 volte il capitale investito.

Il meccanismo è quello finito nel mirino della procura di New York e si tratta del modello classico degli investimenti di private equity: i manager che partecipano all’operazione per conto del fondo vi investono anche soldi propri e quindi la plusvalenza diventa oltre che la remunerazione del fondo anche la loro remunerazione, da cui l’accusa di elusione fiscale sulla quale sta indagando il procuratore generale di New York, Eric Scheiderman.

Nel caso di Seat, l’operazione di «schermatura» fu particolarmente complessa. All’operazione parteciparono Comit, De Agostini, Abn Amro, Sofipa Mcc, Investitori Associati, Bc partner e Cvc Capital oltre a Bain e la stessa Telecom, riuniti nella Otto spa. Nel novembre del 1997 comprano il 61% di Seat dal Tesoro per 853 milioni. Nel febbraio del 1999 le quote della Otto finiscono a due veicoli lussemburghesi, Huit e Huit II. In particolare, il capitale della Huit è suddiviso in 75 categorie di azioni, tutte con gli stessi diritti, che farebbero capo a società e manager coinvolti. Soci di queste due ultime sono una serie di entità con sede da Madeira al Delaware. Il nome di Johnathan Lavine figura come amministratore, insieme ad altri manager di Bain, di una serie di questi veicoli riconducibili almeno in parte a Bain come la Bcfv Luxembourg, la Bc Co.Inv e la Bcip Lux, il cui capitale risulta in mano a altri veicoli societari del Delaware, Stato degli Usa dalla fiscalità «favorevole» a questo tipo di operazioni e dove si perdono i beneficiari ultimi delle quote. Nel frattempo, i soci della Huit incassano un miliardo e cinquanta milioni di euro di dividendo straordinario.

Nel 2000 infine la Telecom privata ricompra il 61% e lo paga 8,1 miliardi che vengono suddivisi a questo punto tra gli investitori. Secondo i calcoli di «Bloomberg», a Romney personalmente sarebbero andati tra 50 e 60 milioni di dollari, «rientrati» negli Usa tramite il gioco di scatole cinesi descritto sopra il cui fine ultimo sarebbe stato appunto quello di abbattere l’onere fiscale. Non è chiaro quanto sia stata all’ora la quota di Levine, che secondo i dati ufficiali ha versato una cifra tra 100 e 200 mila dollari per la campagna 2012 di Obama.