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 2012  settembre 01 Sabato calendario

Gianfranco Morelli, 61 anni. Da sette anni, chiusa l’attività di carpenteria nel bresciano, si era stabilito in Romania dove noleggiava macchinari industriali

Gianfranco Morelli, 61 anni. Da sette anni, chiusa l’attività di carpenteria nel bresciano, si era stabilito in Romania dove noleggiava macchinari industriali. In Italia aveva moglie e due figli, Gianluca e Marco, ma la famiglia s’era spezzata quando, quattordici anni fa, il primo era morto in un incidente d’auto lungo la A4 fra Brescia e Milano. Il Morelli, dopo un periodo trascorso a Renzano di Salò tentando di salvare inutilmente azienda e famiglia, si era trasferito in Transilvania, trovando nuovi amici e un altro amore con una donna più giovane: con lei mise al mondo una figlia, ora di 6 anni. Tutto sembrava andar bene, ma lo impensieriva l’altro figlio, Marco, 24 anni, che era diventato così strano da dover essere seguito dagli psicologi di Villanuova di Clisi, dove abitava con la madre. Nel tentativo di farlo star meglio, Morelli qualche mese fa lo chiamò in Romania offrendogli un posto nella sua azienda. Quello obbedì, ma poi cominciò a dire di voler tornare in Italia, contro il parere suo. Una notte della settimana scorsa, chissà se ubriaco o drogato, Marco andò sotto la casa dove suo padre viveva, con una scala a pioli salì sul terrazzo, entrò in cucina, prese un coltello e, in camera da letto, pugnalò cinquanta volte nel petto il genitore addormentato, sotto agli occhi della nuova compagna. Finito, gli lasciò la lama conficcata nel cuore. I carabinieri lo trovarono che vagava poco lontano. Confessò subito: «Le voci mi hanno ordinato di ucciderlo, perché in lui si era incarnato il diavolo». Nella notte di venerdì 24 agosto, in un villaggio fra Sântandrei e Simeria, nel distretto di Hunedoara, in Transilvania, Romania.