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 2012  agosto 28 Martedì calendario

LA FINLANDIA VUOLE L’ITALIA IN GARANZIA

Alla Grecia avevano chiesto in garanzia il Partenone. All’Italia potrebbero chiedere il Colosseo. Battute, ma fino a un certo punto: l’idea finlandese di solidarietà europea lascia pochi margini alla generosità e vuole contropartite concrete. Quando Mario Monti era stato a Helsinki ai primi d’agosto, per attenuare le riserve della Finlandia sullo scudo anti-spread, non se n’era parlato pubblicamente. Ma adesso due membri del governo finlandese sono in arrivo a Roma, obiettivo: discutere con i colleghi italiani un sistema di prestiti garantiti, uno strumento per potere finanziare più facilmente, a giudizio di Helsinki, il proprio debito. La notizia, diffusa dalla tv pubblica finlandese Yle, ripresa dal sito finlandese ma in italiano LaRondine.fi e pure da agenzie di stampa internazionali, trova conferma in ambienti diplomatici sia italiani che finlandesi. Kare Halonen, Segretario di Stato agli Affari europei, e Martti Hatemaeki, sottosegretario alle Finanze, intraprendono la missione “per discutere la possibilità per l’Italia d’acquisire, in un modo o nell’altro, titoli di debito garantiti proposti dalla Finlandia”, scrive la Yle sul proprio sito. Altro argomento delle trattative: gli incentivi alla “smart growth”, la crescita intelligente che, guarda caso, passerebbe proprio per incentivi alle nuove tecnologie per aiutare la Nokia in crisi.
Al Consiglio europeo di fine giugno la Finlandia, che con l’O-landa è il Paese più reticente rispetto all’idea di uno scudo anti-spread e all’acquisto di titoli dei Paesi in difficoltà da parte della Bce, aveva suggerito che Paesi come Grecia, Spagna o Italia, cioè quelli dell’Eurozona che hanno difficoltà a finanziarsi sui mercati e che, per farlo, pagano tassi d’interesse più alti, rendano i loro titoli più attraenti per gli investitori garantendoli con proventi dell’erario o con proprietà dello Stato. Giornalisticamente subito tradotta come la richiesta alla Grecia di dare in garanzia il Partenone – e Atene aveva in un certo senso risposto chiedendo a Londra di restituirle i fregi sottratti nel-l’800 –, la proposta aveva suscitato molta curiosità, ma anche molte perplessità, e non era stata avallata dall’Unione europea.
PERÒ, SECONDO le fonti di stampa finlandesi, il governo Monti, che sta vagliando l’alienazione di beni dello Stato, sarebbe pronto a studiare il progetto, che non è così banale come un baratto: il livello di sofisticazione, in termini finanziari, è molto maggiore. Con i giornalisti che chiedevano particolari, le fonti ufficiali di Helsinki sono state avare di dettagli, pur confermando la missione di Halonen e Hatemaeki, che si svolge in gran riservatezza – “in tutto silenzio”, scrive la Yle –, per discutere con le controparti italiane la ricetta finlandese per uscire dalla crisi. La Finlandia è solita chiedere garanzie, quando concede prestiti agli altri Paesi dell’Eurozona, di cui è l’unico Paese nordico a fare parte. Ne ha ottenute dalla Grecia, anche se non certo il Parte-none; ne ha negoziate con la Spagna, che può contare su un aiuto dell’Ue per ricapitalizzare le banche, ma deve ancora riscuoterlo; e prevede di reclamarne a Cipro, se l’isola dovesse chiedere il sostegno dell’Unione.
L’idea finlandese per Italia e Spagna è di emettere, in funzione anti-spread, covered bond, cioè titoli ad alta garanzia e basso rischio: in pratica, di raccogliere crediti sul mercato, garantendoli, però, con propri beni allentando così le pressioni sui tassi d’interesse e facilitando l’accesso al mercato dei finanziamenti. La proposta finlandese nasce proprio dall’esperienza finnica: quando all’inizio degli anni Novanta una forte recessione colpì lo Stato nordico, la cura utilizzata fu proprio l’offerta di beni dello Stato come garanzie collaterali.
QUESTA È, dunque, la medicina ora prospettata all’Italia, per favorirne il risanamento e la ripresa, visto che lo spread è ancora su livelli alti, nonostante gli interventi realizzati dal governo Monti (ieri a 436 punti). Secondo i finlandesi, c’è persino la possibilità, che è pure una loro speranza, che la sola offerta in garanzia di propri beni alleggerisca i tassi d’interesse necessari per ottenere prestiti, raffreddando lo spread e fugando l’ipotesi di interventi finanziari europei. Dei quali, invece, si continua a discutere, specie in Germania. Ieri, Jörg Asmussen, membro tedesco del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, ha indicato che la Bce discuterà a settembre dell’ipotesi d’acquisire titoli di Paesi in difficoltà, quando lo spread dovesse surriscaldarsi, “solo in tandem con i fondi salva Stati”. L’intervento di Asmussen fa seguito alle sortite mediatiche, domenica, della cancelliera Angela Merkel e a un nuovo peggioramento degli indici sulla fiducia degli imprenditori tedeschi. Domani, Monti sarà a Berlino per incontrare la Merkel.
In un’intervista televisiva, la cancelliera ha rilanciato la prospettiva europea di una unione politica e ha frenato i falchi del suo governo e della sua maggioranza, invitandoli a pesare le parole quando si discute dell’uscita della Grecia dall’euro. La Merkel è pure intervenuta sul rilancio delle tensioni tra i presidenti della Bundesbank Weidmann e della Bce Draghi. Weidmann è ostile all’acquisto di titoli dei Paesi in difficoltà da parte della Bce: “Sarebbe un finanziamento agli Stati fatto stampando moneta, pericoloso come una droga”. In questo caso, la cancelliera non ha smentito Weidmann, ma ha elogiato Draghi.