Vittorio Malagutti, il Fatto Quotidiano 30/8/2012, 30 agosto 2012
MAZDA, L’IDEONA DI MARCHIONNE
Sergio Marchionne dev’essere a corto di idee. Se l’offensiva mediatica del prossimo autunno si riduce all’annuncio dei prossimi mirabolanti sviluppi dell’alleanza con i giapponesi di Mazda, abbiamo il timore che la fantasia del manager italocanadese sia di questi tempi un po’ in affanno. Certo era difficile fare meglio del fantasmagorico piano Fabbrica Italia, quello dei 20 miliardi di investimenti, partorito all’inizio del 2010. Un piano, com’era prevedibile fin dall’inizio , destinato a rimanere nel libro dei sogni. Questa volta, bisogna ammetterlo, Marchionne è costretto a volare un po’ più basso. Il problema, adesso, è che gli stabilimenti italiani sono quasi fermi. Perfino l’impianto di Pomigliano, quello (ri)costruito seguendo i dettami del gran capo della Fiat (in breve: mazzate ai sindacati), sarà costretto a due settimane di cassa integrazione (assieme a Termoli) tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre perchè la Nuova Panda si vende molto meno del previsto.
Se il mercato non riprende in fretta a tirare (del tutto improbabile) l’alternativa alla chiusura sarebbe quella di importare da fuori nuove commesse. Ecco spuntare, allora, l’ipotesi Mazda. Un’ipotesi, a dir la verità, che non viene dal nulla. A maggio infatti la Fiat ha annunciato un’intesa preliminare con il quinto produttore giapponese di auto (a grande distanza da colossi come Toyota e Nissan) per produrre nella fabbrica di Hiroshima un modello sportivo Alfa Romeo (il Duetto) sulla piattaforma dell’MX-5 della Nissan. Come dire che per il momento l’accordo va esattamente nella direzione opposta a quella che sarebbe vantaggiosa per gli impianti e i lavoratori italiani. E’ il gruppo italiano che arriva in Giappone e dà una mano all’alleato nipponico per ripartire i costi di produzione sempre più insostenibili a causa della crisi.
EPPURE, nei giorni scorsi, hanno cominciato a circolare indiscrezioni che volevano Mazda sul punto di sbarcare in Italia per produrre i propri modelli negli impianti della Fiat. I vertici del Lingotto si sono fin qui ben guardati dallo smentire queste ipotesi. Dal loro punto di vista è una scelta comprensibile. In un momento di magra eccezionale, bisogna aggrapparsi a qualcosa per non farsi travolgere dalle notizie negative. E l’ipotetica intesa ad ampio raggio con la Mazda viene buona per conquistarsi qualche titolo ottimista sui giornali. Numeri alla mano, però, sembra difficile che il gruppo giapponese possa diventare l’ancora a cui aggrapparsi per salvare gli stabilimenti italiani. Già, perchè Mazda, nel Vecchio Continente è davvero poca cosa. E nel nostro Paese ancora meno.
Nei primi sei mesi dell’anno la casa nipponica ha venduto in Europa soltanto 72 mila vetture, pari a una quota di mercato dello 0,9 per cento. Più dell’Alfa, certo, che è precipitata fino a quota 55 mila, ma con questi numeri sembra difficile ipotizzare che l’aiuto di Mazda possa rivelarsi decisivo per la Fiat. Va detto, poi, che da gennaio a luglio il gruppo di Hiroshima ha immatricolato in Italia solo 2.700 auto, lo 0,3 per cento del totale. Come toccasana non sembra granchè. Di sicuro i giapponesi, penalizzati dallo yen forte avrebbero tutto l’interesse a conquistare siti produttivi dalle nostre parti. E Mazda, a differenza dei con-correnti del Sol Levante, non ha impianti negli Stati Uniti o in altri Paesi. Anche per questo il nuovo alleato di Fiat da quattro anni chiude i bilanci i profondo rosso. Chissà, magari Marchionne potrebbe comprarselo. Viene via con poco, come si dice in questi casi.