Antonio Massari, il Fatto Quotidiano 30/8/2012, 30 agosto 2012
DALLE STRAGI AL CALCIO: CACCIA BIPARTISAN AI GIUDICI
Ecco cosa accade, in quest’estate, a quei “fottutissimi carrieristi di magistrati”, per dirla con le parole di Giuliano Ferrara: insultati e irrisi da parlamentari, sindacalisti e giornalisti, accusati dalla Procura generale della Cassazione e dal Csm, attaccati dalla Conferenza episcopale italiana, sbeffeggiati persino da un allenatore di calcio. Neanche la memoria di Paolo Borsellino – a 20 anni dalla strage di via D’Amelio – può essere onorata, con parole sincere, senza scatenare la richiesta di un fascicolo disciplinare. Il 19 luglio, Roberto Scarpinato, legge pubblicamente una lettera che ha scritto per Paolo Borsellino: da lungo tempo diserta la cerimonia, spiega, per non incontrare autorità "la cui condotta di vita sembra essere la negazione dei valori di giustizia e di legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere".
INTERVIENE il Csm: il componente laico del Pdl, Nicolò Zanon, chiede alla Prima commissione – quella che si occupa di trasferimenti d’ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale – di aprire immediatamente una pratica su Scarpinato.
Il pm Antonio Ingroia, il “fottutissimo magistrato in carriera” secondo la versione di Ferrara, viene descritto da un ex piduista, il capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto, come “una lesione seria dello stato di diritto del nostro paese”. Calogero Mannino, indagato nell’inchiesta sulla trattativa, il 26 luglio – in Parlamento – definisce Ingroia “un politico che va in giro e si serve del processo”. Il premier Mario Monti, sulle intercettazioni indirette di Napolitano, commenta il 18 agosto: “È evidente che nel fenomeno delle intercettazioni telefoniche si sono verificati abusi". Il 20 agosto Luciano Violante parla di “procure usate come clava politica” mentre il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari scrive che “ci sarebbero da esaminare i risultati delle inchieste che da vent’anni si svolgono a Palermo e Caltanissetta e che finora hanno dato assai magri risultati”. È costretto a ricordare, l’ex procuratore di Palermo, Gian Carlo Caselli, oggi a capo a Torino, che tra i “magri risultati” si annoverano un paio di sentenza della Cassazione: è stata accertata l’associazione a Cosa Nostra di Giulio Andreotti, fino al 1980, e di Marcello Dell’Utri, fino al 1978. Quando poi Caselli applica la legge sulle sommosse No-Tav, però, diventa l’idolo di chi vuole l’alta velocità e il demonio per quei manifestanti che, sui muri o sugli striscioni, lo definiscono “mafioso”. Funziona così. E così Fabrizio Rondolino – già giornalista di Unità e La Stampa, responsabile della comunicazione di Massimo D’Alema alla fine degli anni Novanta – su twitter descrive Ingroia come “l’esibizionista guatemalteco”. E aggiunge: “Togliamo la scorta ai magistrati di Palermo, subito”. E ancora Scalfari: “La notizia dell’intercettazione indiretta del presidente della Repubblica è stata data addirittura da uno di quei quattro procuratori in un’intervista al nostro giornale”.
IL RIFERIMENTO è a Nino Di Matteo, accusato di un’inesistente fuga di notizie, poiché la notizia era già stata pubblicata da Panorama, ma la Procura generale della Cassazione apre ugualmente un’indagine, valutando anche la posizione del procuratore capo, Francesco Messineo, per verificare se l’abbia autorizzato a concedere interviste.
E se un giudice, in base al codice, dispone il blocco di alcuni impianti Il-va, il ritornello non cambia. Ad agosto è il turno della gip tarantina Patrizia Todisco. Libero la definisce, in prima pagina, “zitella rossa”, Pier Ferdinando Casini parla di una "entrata a gamba tesa" viziata dal "protagonismo di certi magistrati di dubbia competenza". Poi arriva Pier Luigi Bersani: "Bisogna essere consapevoli che la confusione attorno al più grande stabilimento siderurgico d’Europa farà presto il giro del mondo". Intervengono i sindacati: il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, invoca “le massime istituzioni del Paese” affinché “indichino alla giustizia la via dell’equilibrio”. La Cgil chiede al governo d’intervenire per mettere “una parola definitiva”. E il 12 agosto interviene il ministro Corrado Clini: “La nuova disposizione del gip di Taranto è in aperto contrasto con ciò che il ministero dell’Ambiente ha avviato e non tiene conto del lavoro svolto e del ruolo del ministro”.
NEANCHE LA GIUSTIZIA
sportiva viene risparmiata. Quando l’allenatore della Juve, per vicende legate a tre anni fa, viene condannato a 10 mesi di squalifica, commenta così: “C’è un giudice – dichiara Antonio Conte – che, forse per apparire sulle prime pagine dei giornali, dice cose inopportune, forse da tifoso. Ha qualcosa di personale con me”. Il 22 agosto interviene la dirigenza della Juve: “La misura è colma”, commenta Andrea Agnelli, “la giustizia sportiva somiglia a una caccia alle streghe”. Tacciato di esibizionismo Henry John Woodcock, il 3 aprile, quando perquisisce la sede della Lega Nord: “Un conto è perseguire reati, un conto è invadere ’manu militari’ la sede di un partito, come ha fatto con gesto esibizionistico e arrogante il pm Woodcock”, dice il giornalista Renato Farina, oggi parlamentare del Pdl, ex “agente Betulla” quand’era a libro paga dei servizi segreti. Ieri invece sulla sentenza della Corte europea, che boccia la legge 40 – quella che regola la procreazione assistita – è intervenuto il presidente della Cei: “Bisogna ripensarci a livello nazionale – dice il cardinale Angelo Bagnasco – perché non si è passati attraverso la magistratura italiana. C’è stato un suo superamento. È singolare”.