Isabella Bufacchi, Il Sole 24 Ore 31/8/2012, 31 agosto 2012
L’ITALIA SUPERA IL TEST E ORA GUARDA A MADRID
Per capire se Angela Merkel è riuscita a convincere la Cina ad acquistare i BTp bisognerà attendere le aste di settembre. L’Italia intanto in questa settimana di emissioni, con una raccolta complessiva per le casse dello Stato di circa 20 miliardi, è riuscita ad attrarre dall’estero mani forti americane che si dice abbiano comprato importi consistenti di BoT e CTz. Non a caso, proprio quelle scadenze brevi che più di altre si candidano per entrare nel campo di azione del nuovo programma di acquisto titoli della Bce rivolto alla «parte breve della curva» (e solo se l’Italia dovesse decidere di chiedere ufficialmente l’attivazione dello scudo anti-spread dell’Efsf/Esm firmando un Memorandum of Understanding "leggero" sul cammino di riforme strutturali e disciplina di bilancio).
Sui BTp a media-lunga scadenza, emessi ieri a cinque e dieci anni e collocati con rendimenti in calo rispetto alle aste di fine luglio, un interesse speciale da parte degli investitori stranieri non si è invece registrat0. Al contrario, qualche portafoglio estero sembra stia alleggerendo le sue posizioni. Le scadenze lunghe in questo momento non beneficiano della copertura di alcun ombrello. Sono esposte a qualsiasi vento e contagio.
Gli Stati dell’Eurozona che stanno garantendo l’Efsf e che tra breve diventeranno azionisti dell’Esm si sono ben guardati finora dal divulgare preventivamente i dettagli del funzionamento dello scudo anti-spread: sulle nuove modalità di stabilizzazione dei mercati, a carico dell’Efsf/Esm e non della Bce, non si sa nulla. Si ipotizzano interventi di acquisto in asta, per le scadenze a cinque e dieci anni: pure congetture. L’Europa però funziona così: per mettere d’accordo 17 Stati che hanno opinioni diverse su tutto occorre l’emergenza.
E così i mercati, che arrivano agli appuntamenti di questo autunno cruciale spossati dalla volatilità e stremati dall’instabilità della crisi del debito sovrano europeo, sono cauti sulle durate a cinque e dieci anni.
A sbloccare la situazione e testare gli strumenti innovativi europei anti-crisi sarà, forse, la Spagna: solo dopo aver risolto la partita sulla ricapitalizzazione delle banche, che non è né chiusa né formalizzata. Attivando i fondi di stabilità con lo scudo da un lato e la Bce sulle scadenze brevi dall’altro lato, Madrid dovrà riuscire a rendere percorribile una via alternativa ai salvataggi stile Grecia, Irlanda e Portogallo: una richiesta formale di aiuto senza ruoli assegnati all’Fmi, un sostegno finanziario esterno mirato ai titoli di Stato senza erogazione di prestiti diretti e il proseguimento del calendario delle aste, senza dunque che l’accesso ai mercati da parte dello Stato assistito, per rifinanziare il suo debito pubblico, venga chiuso. La domanda che si pongono gli investitori non europei - e anche quelli degli Stati europei "core" - è infatti rivolta alla tenuta delle aste dei titoli di Stato a cinque e dieci anni, dopo lo scudo e gli interventi Bce: chi si comprerà i titoli a media-lunga scadenza di uno Stato che ha usufruito di sostegni esterni per far calare lo spread?
L’Italia resta alla finestra. Contagio o non contagio, ce la fa da sola. Dopo aver riportato il CTz al 3% (dal 5% circa di un mese fa), il BoT semestrale sotto il 2% e il BTp a cinque anni sotto il 5%, il Tesoro ha raccolto ieri 4 miliardi - che non è poco - vendendo il nuovo BTp novembre 2022 e riuscendo a pagare su questo titolo comunque 14 centesimi di punto percentuale in meno rispetto all’asta di fine luglio.