Giulia Vola, Gioia 27/8/2012, 27 agosto 2012
GUARDA COME FUMO
C’è chi la fuma per non fumare più, chi per fumare ancora (e dappertutto) e chi per fumare e basta. Ma soprattutto: chi la fuma, fuma o no? Svapora, si dice in gergo. Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat e Chrysler, l’ha svaporata alla presentazione della nuova 500. Robert Pattinson (il bel vampiro di Twilight) non vive più senza. Katherine Heigl - la dottoressa Izzie di Crey’s anatomy - si è fatta qualche tiro in diretta al David Letterman’s Show. E poi Paris Hilton e Leonardo DiCaprio, Lindsay Lohan e Britney Spears, pare anche Kate Moss. Tutti pazzi per la sigaretta elettronica. Vasco Rossi ne ha battezzata una: IlBlasco, prodotta dalla ferrarese Don O’Brian perché, scrive su Facebook, «non fa male, si fuma dappertutto e serve proprio per non smettere di fumare». Ma cosa fuma chi fuma per non fumare?
RISPOSTA: svapora un freddo cilindro di metallo, simile alla sigaretta (ma sei volte più pesante) che, invece di accendersi e sprigionare con la combustione 4mila sostanze tossiche - tra cui monossido di carbonio, catrame e colla - vaporizza un aroma alimentare che arriva fresco al palato al gusto di cioccolato, anice, fragola o tabacco. Una specie di aerosol, rispolverato nel 2003 dal cinese Hon Lik con l’aiuto della Ruyan. In realtà fu Herbert A. Gilbert, un americano, il primo a depositare il brevetto nel 1963. Sono dovuti trascorrere cinquant’anni, e morire circa sei milioni di tabagisti l’anno, perché le e-cigarettes si guadagnassero un posto negli scaffali dei negozi. Poco di più perché i consumatori se ne accorgessero: secondo i Centers for disease control, tra il 2009 e il 2010, gli svaporatori americani sono quadruplicati. Prima si fa meglio è, dice l’Istituto superiore di sanità: viceversa entro il 2030 il tabacco ucciderà otto milioni di persone. «Le sigarette elettroniche potrebbero sostituire una grande quota del consumo di tabacco negli Usa» prevede William T. Godshall, direttore esecutivo di Smokefree Pennsylvania, associazione non profit antifumo. «Ora vorranno tutti spartirsi la torta», azzarda Antonio Solina, pensionato, ex tabagista. «La sigaretta elettronica fa meno male alla salute e bene al portafoglio: un pacchetto al giorno mi costava 1.600 euro l’anno, con gli aromi ne spenderò 450». Costa tra i 40 e i 150 euro (ma ce ne sono da molto meno), a cui vanno aggiunti filtrini o cartucce da ricomprare a seconda delle boccate. Bene non fa e «tanto innocua non è», commenta Roberto Fantozzi, ordinario alla facoltà di Farmacologia di Torino, «ma gli studi sono in corso. Combina il mantenimento del condizionamento orale e, forse, una disassuefazione per progressiva riduzione dell’esposizione alla nicotina». Certo è che non si tratta di un farmaco, non cura.
IL PRIMO ad aver studiato l’uso delle sigarette elettroniche prive di nicotina «per la riduzione e la cessazione della dipendenza tabagica» è Riccardo Polosa, professore di Medicina all’Università di Catania e a quella di Southampton, da anni impegnato nello studio del tabagismo. I risultati, pubblicati dalla rivista scientifica Bmc public health, hanno fatto il giro del mondo: nel 55 per cento dei casi i pazienti hanno smesso, gli altri hanno ridotto. «Il fumo», spiega Polosa, «è una delle dipendenze più difficili da eliminare soprattutto per la gestualità. Le sigarette elettroniche sembrano un’alternativa sicura: dai test tossicologici non risultano sostanze nocive e nessuno dei partecipanti ha accusato effetti collaterali». Sottoscrive Alessandro D’Angelo, oncologo medico: «La consiglio ai pazienti recidivi e vedo che molti colleghi hanno smesso di fumare grazie al vapore». L’importante è che sia transitoria. «Sei mesi al massimo: altrimenti si passa da una dipendenza all’altra», conferma Elisabetta Rotriquenz, psicoterapeuta e docente di Psicologia della comunicazione persuasiva all’Università di Firenze. «Il fumatore è compulsivo: non sa quanto fuma e non ne prova piacere, fa come Linus che non vive senza la sua coperta».
PERCHÉ il problema, confermano gli psichiatri (e dice bene Vasco, che su YouTube paragona la sigaretta al ciuccio), sta tutto nel rito. «Sono disponibili da anni diversi rimedi, dai cerotti alle gomme che rilasciano nicotina. Non sempre sono efficaci perché il gesto è parte integrante del vizio», spiega l’oncologo D’Angelo. I diretti interessati non smentiscono: «Mi mancava la sigaretta in mano», confessa Federico Martola, ex fumatore che le ha provate tutte prima di diventare addicted elettronico: «Ho cominciato con quelle alla nicotina e sono passato all’anice. Ora fumo senza fumare, ovunque!». Gli ultimi studi di Polosa e colleghi sulle cartucce di nicotina liquida dicono che dopo 24 settimane il 32,5 per cento dei tabagisti dimezza, il 22,5 smette. Spiega Carlo Cipolla, direttore della divisione di Cardiologia e Centro antifumo dell’Istituto europeo di oncologia: «Dare nicotina, pur in quantità minime, potrebbe favorire la dipendenza tra i giovani, per la particolare suscettibilità nell’adolescenza. Non vale per le sigarette elettroniche senza nicotina che, al contrario, aiutano a disattivare la dipendenza psicologico-gestuale». In Italia, come in molti Paesi, la bionda elettronica è vietata ai minorenni.
NON MANCANO gli scettici. La più agguerrita è la Food and drug administration (Fda), l’agenzia governativa per la commercializzazione dei farmaci negli Stati Uniti che, come riporta il New York Times, «ha tentato di limitarne la diffusione cercando di assoggettarla alle stesse complesse e costose regolamentazioni di farmaci e dispositivi farmaceutici». Il Royal College of physicians (l’ente inglese dei medici specialisti) l’ha etichettata come «irrazionale e immorale». Ma, secondo molti camici bianchi, la percentuale di nicotina delle e-cigarettes è decisamente inferiore agli altri metodi antifumo presenti sul mercato. Loredana Ganino, farmacista torinese, osserva: «La moda è esplosa un anno fa: ora la chiedono donne e uomini, in media quarantenni con punte verso l’alto. Ragazzini non ne ho mai serviti». Dunque, cari diecimilioniottocentomila fumatori italiani: anche se nel 2012 siete scesi dal 22,7 al 20,8 per cento degli over 15enni, riflettete. «La migliore sigaretta è quella non fumata» dice D’Angelo. Nel dubbio, meglio la presa Usb dell’accendino.