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 2012  agosto 27 Lunedì calendario

CRISTINA PARODI: VADO A LA7 MA NON FACCIO POLITICA (PERÒ SPOSO LA CAUSA DI MIO MARITO ROTTAMATORE)


Novembre 2011. Giorgio Gori, ex direttore di Canale 5, patron della casa di produzione Magnolia nonché marito di Cristina Parodi, sale sul palco del Big bang, la convention fiorentina di Renzi per il rinnovamento del Pd, e annuncia la sua discesa in campo: «Caro Matteo, io ci sono». Pochi giorni più tardi, per provare che c’è davvero, rassegna le dimissioni da Magnolia e abbraccia a tempo pieno il progetto politico del Rottamatore.

Aprile 2012. Cristina Parodi, sua moglie, volto storico del Tg5, dopo vent’anni di fedeltà a Mediaset, annuncia il suo passaggio a La7, dove raggiunge sua sorella Benedetta ed Enrico Mentana, e dove occuperà lo spazio dell’informazione pomeridiana («Ma non il tg»).
La tentazione di leggere un nesso di causa ed effetto è forte. Cristina Parodi scuote la sua testa di capelli castani, in un pomeriggio di afa milanese, e sorride. «Se pensa che ci sia stato qualche disappunto tra noi, si sbaglia. Me ne sono andata con grande angoscia e grande dolore».
A Mediaset come l’hanno presa?
Per la prima volta ho capito quanto tenessero a me. Hanno fatto di tutto per farmi cambiare idea. Poi il presidente Confalonieri mi ha detto: «Cristina, se hai deciso, va bene. Ma vieni da me che devo darti un bacio in fronte». Mi ha dato la sua benedizione. È un grande.
Sua sorella Benedetta che dice?
È felice. Ha insistito perché accettassi. Lei, e anche Mentana: mi hanno martellata di telefonate.
Insomma, si butta.
Sì. Ho voglia di novità.
Il suo Cristina Parodi Live comincia tra meno di un mese (il 10 settembre). Come si sente?
Entusiasta, anche se non nascondo momenti di preoccupazione. Ricominciare, alla mia età, fa paura. Mia figlia Angelica mi ha detto: «E adesso mamma che lavoro fai?».
Appunto, che lavoro fa?
Informazione. Senza infliggere alla gente il dramma. Voglio raccontare anche quello che funziona.
Vede qualcosa che funziona?
C’è una parte di Italia che cresce nonostante la crisi e che può essere di esempio a qualcuno. C’è bisogno di un po’ di ottimismo.
In un’intervista del 2006 diceva: «Mi piace La7». Il salto l’ha fatto ora, sei anni dopo. Perché?
L’occasione è capitata adesso. E in questo momento di crisi generale per tutte le reti, La7 è un posto dove si fa ancora televisione. I suoi numeri sono diversi da quelli di Rai e Mediaset, ma è riuscita a raccogliere un pubblico bello.
Quanto ha pesato nella scelta la discesa in campo di suo marito accanto a Renzi?
Zero.
Giorgio Gori entra in politica e lei, dopo 20 anni, lascia Mediaset. Difficile credere che sia un caso.
E invece lo è. È successo nello stesso periodo, ma è una coincidenza. Sarei andata a La7 anche se Giorgio fosse rimasto a Magnolia. E, comunque, non credo che avrei avuto problemi fossi rimasta al Tg5.
Un po’ di amarcord: il primo giorno a Mediaset?
Ancora si chiamava Fininvest. Redazione sportiva. Venivo da Odeon tv, da un programma che si chiamava Forza Italia. (Ride). Durò due stagioni. Poi il produttore, Carlo Tumbarello, morì. Andai da Marino Bartoletti, direttore della redazione sportiva della Fininvest. Lui e Tumbarello si detestavano, ma mi prese lo stesso. Finii a condurre il tg sportivo di Tele+.
La D’Amico prima della D’Amico.
Era l’epoca delle giornaliste sportive. La Parietti sullo sgabello, la Ventura, la Clerici. Han buttato nel calderone anche me, ma odiavo il calcio.
Si offende ancora se le danno della perfettina?
No. Lo so che sono perfettina. Sono ansiosa e perfezionista.
Sua sorella Benedetta ha mai patito il confronto?
Patito no. Ma la conduzione del tg, secondo me, non era il suo mestiere. L’ho spinta molto a lasciare Studio aperto e iniziare l’avventura della cucina.
Ora la coppia si ricompone.
Sono felice.
Ritrova anche Mentana.
Di certo è legato a un periodo importante della mia vita. Tutti giovani, con l’entusiasmo di inventare un telegiornale e la voglia di sfondare. Ora abbiamo vent’anni in più. È diverso.
L’età per passare dalla televisione alla politica. Mentana ha detto: «Se non facessi questo lavoro, mi schiererei». Suo marito l’ha fatto sul serio.
C’è da rifare una classe politica. È un passaggio epocale. Ci vorrebbero altri che, come Giorgio, in maniera disinteressata, si mettessero al servizio del Paese. L’Italia, per tirarsi fuori, ha bisogno di persone con il coraggio di lasciare quello che stanno facendo per dedicarsi al bene di tutti.
Lei lo farebbe?
No. Io non ho mai avuto passione per la politica. Non me la sento. Ovviamente ora che Giorgio la segue con questo interesse, sono più coinvolta anch’io. Ma in prima persona non lo farei mai.
Immagino che sposi la causa rottamatrice anche lei.
Mah, questo non è detto. Di certo sposo la causa di mio marito perché sono sicura che ne valga la pena.
Lei di Matteo Renzi che cosa pensa?
Lei di Matteo Renzi che cosa pensa?
Rappresenta una bella novità. È sindaco, dunque abituato a fare le cose. E poi è giovane e intraprendente.
L’età è un merito?
No. Ma bisognerebbe fare una legge per impedire di ricandidarsi dopo due mandati. Pensi a quanti presidenti sono cambiati negli Stati Uniti mentre da noi continuavano a esserci sempre gli stessi. Berlusconi, D’Alema, Casini. Sempre loro.
Lei che cosa pensa di Berlusconi?
Io ho vissuto la sua anima televisiva, che era una meraviglia. Era un ciclone di idee e di entusiasmo. Divertentissimo, persona con un carisma eccezionale.
E come politico l’ha mai convinta?
Assolutamente sì. L’ho votato, ammetto.
Gori di sinistra e Parodi di destra?
C’è stato un periodo in cui eravamo divisi su questo. Ognuno ha le sue idee. Secondo me Berlusconi, all’inizio, era una novità positiva. Poi non è riuscito a fare quello che avrebbe dovuto.
Travaglio, sull’Espresso, ha appena detto che suo marito è un rottamatore «targato B», cioè Berlusconi.
È una cosa ridicola. Quell’articolo è pieno di cose sbagliate. Giorgio è fiero del lavoro che ha fatto a Mediaset, ma è sempre stato contrario al Berlusconi politico. Prova ne è che quando Berlusconi è entrato in politica, moltissimi dirigenti Mediaset lo hanno seguito e hanno avuto ruoli importanti, Giorgio no. È sempre stato di idee politiche diverse. Dargli del «berluschino» è un falso storico.
Però non ha mai rinnegato il passato.
Fa bene. L’esperienza di lavoro con Berlusconi è stata estremamente positiva. Non l’ha seguito nella sua avventura politica. Tutto qui.
Lei e Gori siete insieme da vent’anni.
Galeotto il Tg5. Giorgio era il direttore di Canale 5 e ha seguito tutta la gestazione del telegiornale. Era sempre lì: in redazione, alle riunioni. Ho iniziato a insospettirmi quando l’ho visto comparire all’edizione di mezzanotte.
Da cosa nasce cosa?
Il clima lavorativo notturno è sempre molto complice. È più facile dire: «Andiamo al cinema». È nata così.
Parodi innamorata.
La storia con Giorgio mi ha riempito la vita. C’era il lavoro, sì. Ma poi quando ti sposi e metti su famiglia il centro è lì.
Fa la perfettina?
Non fraintenda. Io ho sempre rivendicato il diritto di essere una madre che lavora. I miei figli sono nati tutti e tre d’estate: li scodellavo e dopo tre mesi sentivo il bisogno di tornare in studio.
E com’è che poi la famiglia è il centro?
I figli e la famiglia ti danno la direzione giusta. Se la televisione o l’adrenalina della diretta diventa il tuo punto di riferimento, finisci fuori dal mondo. E ci vuol niente perché capiti. La tv è pericolosa perché ti dà l’idea di trasformarti in qualcosa di diverso.
Lei quando ha capito di essere diventata famosa?
Con Verissimo.
Però ha scelto di lasciarlo.
Sentivo che volevano deviarlo verso altri lidi. E mi ero un po’ stufata di costume, gossip e cose leggere.
Ci era finita anche lei nel calderone del gossip.
Appunto. Me ne sono andata anche per quello. Carlo Rossella aveva capito che al Tg5 serviva un volto popolare e mi ha ripresa per l’edizione delle 20.
Il più bel mezzobusto del tg italico, con Maria Luisa Busi. L’avrebbero voluta sui calendari.
Non sono il tipo.
Poteva giocarsela da bonazza e invece scriveva libri di bon ton. Rimpianti?
Non so fare la bonazza. Non sono esibizionista, presenzialista o diva. So di avere avuto delle buone qualità fisiche, ma non ho mai saputo giocarmela su quel piano.
Aldo Grasso le dà della borghese.
Io di mio sono spensierata e casinista. Ma in fondo sono timida. Anche sul lavoro. Un reality non potrei presentarlo.
Niente Isola dei famosi come Simona Ventura quindi.
Mai.
In Rai però ci lavorerebbe?
Perché no? Non me l’hanno mai proposto, ma non avrei nulla in contrario.
Per una timida, finire a lavorare in tv è bizzarro.
Forse. Ma è peggio andare nei posti da sola. Non sono di quelle che vanno negli ambienti che non conoscono e si presentano alla gente. Non sono coraggiosa. Non mi butto mai.
Non sente la competizione?
No.
Neanche sull’audience?
Non particolarmente. Sto con un uomo che passa la vita a guardare gli ascolti. Anche ora che non si occupa più di tv. Io non sono così malata. Mi basta sapere di aver fatto bene quello che dovevo fare.
I numeri sono potere.
Il potere non mi interessa.
Però ha sposato un uomo di potere.
Appunto. Ce l’ha già lui, non c’è bisogno che ce l’abbia anche io.
Il futuro come lo vede?
A un certo punto bisogna tirarsi indietro.
Quando?
Non so. Ma non credo che a 70 anni sarò ancora lì. Ho ancora al massimo una decina d’anni. Poi basta.