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 2012  agosto 31 Venerdì calendario

ADDIO PER SEMPRE ALLA VECCHIA LAMPADINA


E’ il giorno dell’ultima lampadina europea vecchio stile. Questa sera vanno in pensione i bulbi a incandescenza, il modello perfezionato da Thomas Alva Edison nel 1878 diventerà un ricordo del passato dopo aver illuminato nel nostre case per decenni, e i bulbi sfornati dalle fabbriche continentali dovranno essere rigorosamente a basso consumo. Da domani scatterà lo stop alla produzione. Se tutto andrà come previsto, i pezzi resi obsoleti dalla decisione presa dai governi europei tre anni fa finiranno fuori mercato senza possibilità di appello. Col vantaggio di portare 5-10 miliardi di risparmi l’anno per i cittadini dell’Ue.

E’ stata una rivoluzione lenta e non priva di contrasti. La diffusione delle nuove luci è stata rallentata dal costo più elevato e anche dalla gradualità dell’accensione. In molti casi è apparso inutile spiegare il vantaggio economico dell’impresa, che i prodotti più ecoefficienti meritavano un po’ di pazienza. Vero o falso? La Commissione europea spiega che il maggior prezzo pagato all’inizio viene ammortizzato, poiché le lampadine di fresca generazione consumano un quarto o un quinto dell’elettricità rispetto a quelle a incandescenza e durano dalle 6 alle 10 volte di più. «Durante la sua vita - dicono a Bruxelles - ogni lampadina fluorescente consente di risparmiare 60 euro; e più se ne venderanno, meno costeranno».

I numeri sono impressionanti. Il Wwf stima che, sostituendo una lampadina a incandescenza da 75W con una equivalente a risparmio energetico di soli 15 W (920-970 lumen), si risparmia il 70%. Vuol dire che, visto il costo medio annuo di elettricità oltre al prezzo della lampadina stessa e la sua durata, si passa da 42 euro a 12 (considerandola accesa per 7 ore al giorno).

Oltre all’economia, c’è l’effetto positivo sull’ambiente. La Commissione Ue ha calcolato che la transizione consente di ridurre il consumo totale di elettricità di una casa del 10-15%, con un risparmio per l’Europa di 40 miliardi di kilowatt/ ora l’anno. Ne deriva un taglio delle emissioni di CO2 di 15 milioni di tonnellate ogni dodici mesi. Come? Spiega il Wwf che nella sostituzione di cui sopra, la lampadina a incandescenza avrebbe emesso 76 kg di CO2, mentre la nipote efficiente ne genera 15. L’80% in meno.

Il plotone di chi pensa si sia su una cattiva strada è comunque numeroso. Le lampadine a basso consumo hanno parecchi nemici, e frequenti sono state la accuse rivolte ai governi europei, imputati di legiferare a vantaggio della grande industria della luce. Due anni fa l’Ufficio federale della sanità pubblica svizzero ha pure diffuso un rapporto in cui si avvertiva dei rischi di avvicinarsi a più di 30 centimetri ai bulbi di nuova generazione che, dopo una lunga esposizione, potrebbe provocare infiammazioni. Gli allarmi sono stati numerosi, per la presenza di mercurio (meno di prima, però) che ne complica lo smaltimento e per la qualità delle radiazioni Uv. Stigmatizzata anche la luce tremula, potenziale disturbo per il sonno. Il Comitato scientifico Ue dei rischi sanitari ha negato ogni pericolo. C’è chi prevede una corsa a comprare le rimanenze dei negozi che le terranno sino a esaurimento delle scorte, e chi immagina un commercio via Internet dalla Turchia per i nostalgici dei bulbi d’antan. La legge prescrive di arrendersi e di mettere da parte le lampadine obsolete che si consiglia di riconsegnare ai rivenditori che provvederanno allo smaltimento, così come accade per le pile. Sul mercato restano i neon, le lampade economiche compatte, i Led e fino al 2016 le alogene. Per chi ha dubbi, il Wwf ha predisposto un sito web che aiuta a guardare il mondo sotto la sua nuova luce. L’indirizzo è www.eurotopten.it. Buon acquisto. E speriamo bene.