Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  agosto 28 Martedì calendario

Pizzarotti, 100 giorni tragicomici tra gaffe, boutade e figuracce - Aveva atteso l’esito delle elezioni centellinando un bic­chier d’acqua in uno storico bar che ora è chiuso, strozzato dai de­biti

Pizzarotti, 100 giorni tragicomici tra gaffe, boutade e figuracce - Aveva atteso l’esito delle elezioni centellinando un bic­chier d’acqua in uno storico bar che ora è chiuso, strozzato dai de­biti. Erano gli ultimi attimi di Fede­ric­o Pizzarotti da tecnico informa­tico, prima che, cento giorni do­po, attraversasse la piazza, fen­dendo folla e media da tutta Euro­pa, per diventare il primo sindaco grillino d’Italia in un capoluogo, forte del 60% dei voti di un ballot­taggio di protesta. Ora sembra la città ad essersi persa in quel bic­chier d’acqua mentre Pizzarotti, a 39 anni, senza cravatta e la giacca solo se serve, promette democra­zia diretta, referendum popolari e il blocco dell’inceneritore. Un quadro bucolico e tante idee a km zero che nemmeno l’Atene di Pericle. A poche ore dal­la vittoria re Federico provò pure a smarcarsi da Grillo: «Per noi è sta­to solo un megafono ». Il padre no­bile non gradì e pose il veto sul di­rettore generale che Pizzarotti avrebbe voluto nominare. Candi­datura rimangiata. E fu sera e fu mattina, primi gior­ni: le bufale e i proclami si inseguo­no, ma è quasi sempre «colpa dei giornalisti» e Pizzarotti comincia a dribblarli a piedi e in bici (pieghe­vole). Parla piuttosto a web unifi­cato via Youtube . Non disdegna però un’intervista su Chi , blocca semmai Vanity Fair e perfino Bru­no Vespa viene ricacciato dopo ore di anticamera: «Devo lavorare alla giunta». L’attesa messianica durerà 46 giorni. La prima nomina è al Bilan­cio per risanare un buco di quasi un miliardo di euro. L’impresa è ti­tanica e, per far di conto, l’assesso­re non trova di meglio che nomina­re consulenti due suoi colleghi di studio. Ma no, Cencelli non cen­tra. Tant’è che alle altre nomine si procede vagliando i curricula giunti da tutta Italia. Son così tanti che qualcosa sfugge, come nel ca­so dell’urbanistica, incarico affi­dato per 24 ore ad un architetto con qualche problema di fallimen­to societario. Transeat: altra nomi­na revocata proprio nel giorno in cui Pizzarotti avrebbe dovuto pre­sentare l’ instant book dedicato al­la sua ascesa. Mediatico senza volerlo, per compensare lo scivolone, il sinda­co chiama al Welfare una dipen­dente del Comune che fece causa per mobbing. Ora comanderà chi la voleva demansionare. Un con­trappasso quasi dantesco dove gli ultimi saranno i primi e soprattut­to i passi son così piccoli che sem­bra di stare fermi. Di grande c’è so­lo il lignaggio dei super consulen­ti, come Maurizio Pallante e Loret­ta Napoleoni che in città, doven­do lavorare quasi gratis, si son vi­sti solo un paio di volte per dire: «Il fotovoltaico ci salverà», «Serve una rinascita profonda». Pizzarot­ti intanto si riduce lo stipendio, eli­mina le auto blu, taglia i biglietti gratis ai consiglieri. Gocce in un vaso di veleni contro cui non v’è ancora né siero né elisir. Al primo consiglio comunale, tastando scaramanticamente la «reliquia» della mazza dei Farne­se, esposta ad ogni inizio di legisla­tura, Pizzarotti esordisce con un «Salve a tutti» a dir poco irrituale. Seguono numerose gaffe sul «ceri­moniale ». La minoranza gongola e perdona l’inesperienza, ma lan­cia un messaggio chiaro: «Altro che consultare anche noi, le idee le dovete avere voi». L’estate aiuta la stagionatura lenta della res pu­blica : Pizzarotti entra a gamba te­sa solo sulla Movida e sugli alcoli­ci d’asporto, riuscendo nella cu­riosa impresa di creare due zone dove bere ma ad orari diversi. Sui temi veri, invece, Pizzarotti si trin­cera sempre più spesso dietro a un pensatoio di future, imminen­ti soluzioni. Intanto il suo debutto al Teatro Regio è così poco armoni­co da far litigare le due orchestre per un appalto. Il sindaco prova ad incontrare tutti ma i «poteri forti» attendono di capire se quel bon ragass oltre al­la buona volontà abbia anche qualche buona idea. Nel dubbio gli presentano il conto, fra penali, crediti da saldare e revoca delle sponsorship . La vera battaglia ora si gioca sull’inceneritore, il cui blocco era stato il cavallo di batta­glia della campagna elettorale. Il tema è un test per il futuro na­zionale di M5S e il sindaco rischia di incenerire il consenso di una cit­tà in parte già disillusa. Ecco allo­ra rispuntare Grillo che tor­na a far da guru, prendendo per mano il «suo» Federico per aiutar­lo nella lotta. Pizzarotti incassa e intanto non disdegna la corte di una troupe della Bbc che, tornata in città per i «Cento giorni», do­manda se questa forma di people have the power possa funzionare, anche oltre le canzonette. Pizza­rotti avrebbe la battuta pronta. «Facile, come bere un bicchier d’acqua». Ma davanti alle teleca­mere non riesce a pronunciarla.