Cristina Taglietti, Corriere della Sera 28/8/2012, 28 agosto 2012
RECENSIONI (POSITIVE) IN VENDITA SUL WEB E LA CRITICA LETTERARIA ENTRA IN CRISI
Vendesi recensione, naturalmente positiva. Da tempo è stato intonato il de profundis della critica letteraria, stroncata definitivamente, oltre che da una certa aria di casta autoreferenziale che si porta dietro (come ha notato proprio in queste pagine Filippo La Porta), dalla democrazia online che permette a chiunque, su Amazon o su altri siti di vendita, di dire la sua a proposito di un libro. Critici non togati, ingenui, quasi sempre anonimi, raramente in grado di argomentare un giudizio ma capaci di innescare fenomeni di passaparola che spiegano bene parecchi bestseller recenti. E pazienza se molti di quei giudizi possono essere dell’autore stesso, di parenti e amici, dell’editore o di qualcuno pagato per farlo (si calcola che circa un terzo dei pareri online sia falso).
Ora un americano dell’Oklahoma, Todd J. Rutheford, è andato oltre creando un servizio (GettingBookReviews.com) che vende pacchetti di pareri positivi a prezzi nemmeno tanto popolari: 99 dollari una recensione entusiasta; 499 dollari per un bouquet di 20; 999 per una vera e propria sinfonia di elogi. È tutto chiaro, tutto semplice: Rutheford scrive quello che gli si chiede, recensioni da cinque stelle o anche qualche cauta stroncatura, giusto per dare l’idea che, comunque, di quel libro si parla molto.
Per alberghi e ristoranti il pacchetto di pareri positivi da pubblicare nelle guide online (come Tripadvisor o Booking.com) è diventato merce di scambio che i fornitori possono offrire per alzare l’indice di popolarità dei vari esercizi, ma è una pratica non ufficiale che molti ristoratori hanno denunciato. Il servizio di recensioni ha suscitato proteste ma pure una valanga di ordini. L’Herald Tribune, che gli ha fatto i conti in tasca, scrive che Mr. Rutheford incassa circa 28 mila dollari al mese. In America ci sono delle linee guida governative sull’endorsement online: dovrebbe essere chiaro quando ci sono relazioni commerciali e quando no. Ma in Rete c’è una grande zona grigia dove i controlli latitano e tutto è possibile. Lì il critico è già stato sepolto da un pezzo e nessuno se n’è accorto.
Cristina Taglietti