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 2012  agosto 28 Martedì calendario

MILITANTE O TRADITORE, L’ETERNO MISTERO DI GIUDA


In questi ultimi giorni d’agosto Giuda Iscariota, il discepolo che consegnò Gesù ai sacerdoti in cambio di denaro, suscita di nuovo interesse e attenzione. Innanzitutto perché papa Benedetto XVI domenica scorsa, all’Angelus, lo ha ricordato come zelota (fatto non scontato), appartenente a quel movimento che chiedeva l’indipendenza politica del regno ebraico, utilizzando anche la violenza. Giuseppe Flavio, lo storico di riferimento dei fatti di Palestina di quel tempo, nel secondo libro della sua Guerra giudaica non esita a definire gli appartenenti al gruppo «banditi», capaci di assassinare senza problemi. Giuda, in altri termini, che desiderava — ricorriamo alle parole del Papa — «un Messia vincente che guidasse una rivolta contro i Romani», si sentì tradito dal maestro che «aveva deluso queste attese». E cercò di risolvere a modo suo la questione. Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha replicato ricordando altre ipotesi di interpretazione della controversa figura.
Inoltre, è morto Marvin Meyer, lo studioso americano che diresse il progetto della National geographic society sul Vangelo di Giuda. Il testo di tale apocrifo, due fogli, fu restaurato dal 2001 e pubblicato nel 2006. Ritrovato a Minya (Egitto) nel 1978, composto tra il 130 e il 170 della nostra era, riporta alcune conversazioni tra Gesù e Giuda: l’apostolo acquista nuova luce, sino a diventare uno degli amici più vicini al Figlio di Dio. Ebbe notevole successo — ha superato il milione di copie nel mondo — e ora Domenico Devoti lo traduce nuovamente, con il copto originale a fronte e un accuratissimo commento, per i classici dell’editore Carocci (pp. 392, 26). La scomparsa di Meyer, direttore del Coptic magical texts project, ha riportato in queste ore su diversi siti americani l’attenzione per il Giuda «buono».
Ricordiamo per dovere di cronaca che durante l’omelia del giovedì santo del 2006, Benedetto XVI parlò già di Giuda come di doppiogiochista e bugiardo. I riferimenti di allora e oggi sono basati sui testi canonici, alla base della tradizione ecclesiale. Stando alle interpretazioni fatte sino a ora, la figura che emerge dall’apocrifo è opposta (ma lo gnosticismo è un campo minato...). Né si dimentichi che Giuda è colui che consegna Gesù ai sacerdoti, ma quale fosse il senso del «tradimento» è tutto da decifrare e anche da interpretare dal punto di vista storico. L’ipotesi più stimolante sembra quella di un tentativo dell’Iscariota (potrebbe significare «l’uomo del pugnale»; da esso deriva il nostro «sicario») di creare un contatto tra Gesù e i sommi sacerdoti di Gerusalemme per far scattare la grande rivolta contro l’occupazione romana (il pagamento sarebbe il compenso per l’informazione corretta). Interpretazione che vede d’accordo storici come Claude Aziza, con Judas le premier martyr (in L’Histoire, settembre 1985). Giuda e gli zeloti desiderano una liberazione politica; si allea con i sacerdoti, ma Gesù rifiuta l’abboccamento e va per la sua strada. L’Iscariota si sarebbe poi ucciso per il fallimento del progetto.
La qualifica di «traditore» non è facile trovarla nel Nuovo Testamento. Marco (14, 10-11) scrive: «Si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù. Quelli all’udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro»; Matteo (26, 14-16), pur peggiorandone il profilo, non parla di tradimento; Luca (22, 3-6), anche se vede Satana entrare in Giuda, ricorda che «andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani». Soltanto Giovanni evoca il termine (12, 4-6), ma ricorda che «teneva la cassa». E i soldi, di solito, non si affidano a uno stupido. Morale: il Papa ha offerto una bella lezione di esegesi. Senza l’apocrifo Vangelo di Giuda.