Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 28/8/2012, 28 agosto 2012
QUEL RISCHIO IPER-INFLAZIONE CHE SPAVENTA BERLINO
La Bce acquisterà i bond dei Paesi che lo chiederanno al fondo salva-Stati ma «vi chiedo di pazientare fino al 6 settembre, quando vi spiegheremo esattamente come lo faremo». Così si è espresso Jörg Asmussen, membro del comitato esecutivo della Bce, rispondendo a margine di un convegno ad Amburgo, sul funzionamento del nuovo programma di acquisto di bond da parte dell’Eurotower ed implicitamente ammettendo che quindi i bond verranno acquistati.
Il tedesco Asmussen (scelto dal cancelliere Angela Merkel, di cui è stato consigliere economico, per il posto di membro del comitato esecutivo della Bce) ha preso posizione a favore di Mario Draghi e si è opposto alla posizione espressa dal presidente della potente e influente Bundesbank, Jens Weidmann. Due tedeschi nella stessa istituzione e con due posizioni diametralmente opposte: non capita tutti i giorni.
Come mai? Cosa sta succedendo nell’Eurotower? Questo avviene perché la questione sta davvero spaccando la società tedesca in due. Weidmann, maggior azionista della Bce, dice «no» all’acquisto di titoli di stato perché «renderebbero i Governi come dipendenti dalla droga e perché i finanziamenti della Banca centrale assomiglierebbero a un finanziamento degli Stati stampando moneta», fatto, secondo lui, vietato dai Trattati Ue e che richiama alla mente il rischio dell’iper-inflazione della Repubblica di Weimar, un trauma collettivo per il tedesco medio che non ammette concessioni.
Asmussen, invece, risponde che i mercati «scontano il collasso dell’Eurozona», la politica monetaria è inceppata, cioè il taglio dei tassi non si è trasmesso all’economia reale e che è a rischio la stabilità dell’euro. Quindi giusto acquistare i bond, ma a condizione che gli Stati facciano la richiesta formale e firmino un accordo. Il presidente di Bundesbank, Jens Weidmann, è invece contrario all’idea in sé e ha definito addirittura «scabrosa» l’ipotesi di un tetto agli spread. È probabile infatti che la Bce stia invece discutendo di un tetto informale e flessibile, a uso interno in modo da non legare le mani all’Eurotower e mantenere sotto pressione gli Stati che tendono ad allentare il cammino delle riforme non appena lo spread cala. L’effetto singolare è che le due posizioni opposte di politica monetaria sono portate avanti da due tedeschi di primo piano, entrambi con diritto di voto nel board Bce, segno che la Germania e la sua opinione pubblica è davvero divisa sulla vicenda degli acquisti dei titoli di Stato.
L’esito di questo scontro tra i "falchi" tedeschi guidati da Weidmann e le "colombe" rappresentate da Asmussen è importante poiché se è vero che la Bce da sola non può risolvere la crisi dell’euro, è certo che senza la Bce la crisi resta insolubile.