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 2012  agosto 25 Sabato calendario

Libri, arte, film Un’orgia di porno fra hard e chic - All’inizio dell’estate fa­ceva capolino nelle edicole, dopo qualche settimana eccolo impi­lato in bella vista negli autogrill ed esposto senza vergogna sotto l’ombrellone manco fosse l’ulti­mo erede di Va dove ti porta il cuo­re

Libri, arte, film Un’orgia di porno fra hard e chic - All’inizio dell’estate fa­ceva capolino nelle edicole, dopo qualche settimana eccolo impi­lato in bella vista negli autogrill ed esposto senza vergogna sotto l’ombrellone manco fosse l’ulti­mo erede di Va dove ti porta il cuo­re . È il porno-seller 2012 diventa­to un caso più sociale che lettera­rio, rivelatore di qualcosa che for­se sapevamo già: alle donne pia­ce l’hard. Così E.L James e la sua trilogia grigio-rosso-nera hanno liberato la legge del desiderio at­traverso la parola scritta, talvolta più esplicita dell’immagine. Un tempo tutto ciò era relegato a un pubblico nascosto di adepti, dalle sale a luci rosse ai siti web co­me youporn; oggi invece siamo al porno mainstream , sdoganato in diversi linguaggi, dalla letteratu­ra al cinema, dalla filosofia alla moda (ricercatissimi i Sex Toys firmati Sonia Rykiel) fino all’arte contemporanea che anzi su tali questioni era giunta in anticipo. Fin dall’inizio del Novecento, a esempio, con alcune foto di Man Ray che lasciavano davvero poco spazio all’immaginazione. Di «porno intellos» saranno ric­che le prossime stagioni cinema­tografiche: dopo Melancholia Lars von Trier sta compiendo un altro deciso passo nell’hard, esplicitando le passioni sessuali di Charlotte Gainsbourg ne La ninfomane . Ciò che distingue un film porno da un film erotico è che nel primo caso le scene di ses­so esplicito devono superare il 70 per cento del girato totale, quindi come nelle sequenze di paura nell’horror la trama passa in se­condo piano. Dovrebbe accade­re qualcosa del genere in Snuff di Fabien Martorell, tratto dal ro­manzo Gang Bang di Chuck Pa­lahniuk, autore ai massimi livelli della letteratura americana eppu­re assolutamente pornofilo alme­no quanto Bret Easton Ellis, il quale sta lavorando alla sceneg­giatura di The Canyons per Paul Schrader, dove si annuncia metà cast hollywoodiano (protagoni­sta femminile sarà Lindsay Lohan) e metà di autentici profes­sionisti dell’hard. Rispetto al tempo in cui Rocco Siffredi veniva elogiato da Cathe­rine Breillat per la sua recitazio­ne in Romance come un’icona del cinema contemporaneo, op­pure a quando l’ex direttrice di Art Press Catherine Millet pubbli­cava il suo romanzo di acrobazie sessuali, oggi siamo passati dal­l’atteggiamento snobistico di considerare il porno oggetto di culto al pieno diritto di cittadi­nanza di tale «non genere» nella creatività commerciale. L’arte, come si diceva, è arrivata ben pri­ma, anticipando il fenomeno di oltre un ventennio, dalle acroba­zie della coppia Koons-Ciccioli­na al «ritrovamento» del quadro manifesto L’origine du monde di Gustave Courbet (1866), sottrat­to alla visione pubblica fino al 1988 dopo che era stato proprietà di Jacques Lacan. Persino l’arte più concettuale e pruriginosa non rinuncia alla rap­presentazione dei corpi al lavo­ro; il progetto Destricted ha mes­so insieme sette autori per altret­tanti video dai contenuti espliciti (Matthew Barney, Larry Clark, Marina Abramovic...). Molto in­tellettualistico: promette molto mantiene poco. Accontenta ecco­me il pubblico colto e voyeur la proposta editoriale di Taschen, che accanto al prestigioso catalo­go di arte contemporanea ha da­to il via a una sezione di sex books in cui compaiono, abilmente mixati, il maestro giapponese del bondage Araki e l’icona gay Tom of Finland, il fotografo di moda Terry Richardson e la sua osses­sione per la fellatio con la prima porno diva nera Vanessa Del Rio. Né si considera più una stranez­za trovare nelle gallerie e nei mu­sei artisti che indagano la mate­ria, da Jeff Burton, frequentatore abituale del backstage dei porno homosex a Timothy Greenfield-Sanders, fotografo ufficiale dei potenti d’America, che ha ritrat­to, vestiti e nudi, i divi hard. La filosofia contemporanea tenta di spiegare il successo di questo nuovo fenomeno di mas­sa. Cruciale, secondo molti, è sta­to il web: la facilità d’accesso ai contenuti pornografici ha favori­to il loro dilagare e, alla fine, il lo­ro approdo in tutti i media com­merciali. Diffusione per conta­gio, diciamo così. Simone Regaz­zoni, autore nel 2010 di Porno­sophia , un libro che gli costò il po­sto all’Università Cattolica, spie­ga che quando «un genere di cul­to incontra la cultura di massa può entrare nei circuiti della di­stribuzione popolare. Prima l’ar­te, poi i videoclip (dai Prodigy a Madonna), quindi il cinema di­ventano territori di contamina­zione tra alto e basso facilitati in questo caso dall’alto potenziale antinarrativo di un “non genere” come il porno». E il fenomeno E.L James? «Il porno chic ha una sto­ria lunga che risale agli anni Set­tanta con Histoire d’O , film tratto dall’omonimo romanzo della francese Dominique Aury datato 1954. È il lato oscuro della cultura di massa, il porno attrae più del calcio, perché, diceva Freud, do­ve c’è un tabù c’è un desiderio».