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 2012  agosto 28 Martedì calendario

È L’ELETTORE CHE PUNISCE L’ONOREVOLE

Ho riflettuto a lungo prima di scrivere questa notizia, sicuro che in Italia verrà travisata. Anche in Germania, c’è qualcuno che si oppone a una legge anticorruzione. La Cdu di Frau Angela, e l’Fdp, i liberali, si battono per «die Freiheit, sich bestechen zu lassen», la libertà di farsi comprare.

In una lettera a tutti i capigruppo parlamentari, 35 manager, tra cui quelli della Daimler, della Siemens e della Deutsche Bank, hanno chiesto che venga finalmente approvata una legge che accolga la convenzione delle Nazioni Unite, che risale al 2003, per punire lo «Schmiergeld», il denaro per ungere le ruote. Non c’è alcun motivo per temere che la norma sia in contrasto con la Costituzione, sostengono, e il ritardo imperdonabile per varare la legge danneggia gravemente l’immagine della nazione all’estero. Molti politici non hanno gradito.

Il punto dolente è che si metterebbero i deputati allo stesso livello dei Beamte, i funzionari pubblici. Una differenza sostanziale a Berlino: un ministro, o lo stesso presidente della Repubblica, sono considerati funzionari statali, invece un Abgeordnete, un parlamentare, non lo è in quanto viene eletto dal popolo. In caso di corruzione dovrebbe essere punito dagli elettori.

Qui, al contrario di quanto ripetono i nostri politici, le preferenze esistono. C’è anche una lista chiusa, ma il partito che candidasse un corrotto rischierebbe molto. A nessun politico qui sono state inflitte pene detentive. Però basta un viaggio gratis non dovuto per troncare la carriera.

In sostanza, Cdu e Fdp non vogliono che la politica sia controllata dai giudici. Non si dovrebbe fraintendere all’italiana. Qui, la politica sa controllarsi da sola. I parlamentari godono dell’immunità ma, a quanto mi ricordo, mai una richiesta da parte della magistratura è stata respinta. Chi sbaglia paga, e subito, senza attendere che una sentenza passi in giudicato.

Il presidente della Repubblica Christian Wulff si è dimesso per un conto d’albergo (tre notti a 270 euro), forse pagato da un amico. I tedeschi hanno la masochistica tendenza a esagerare. Ci si è strappati i capelli perché nella scala mondiale della corruzione sono scesi dal 14esimo al 15esimo posto. Gli italiani sono al 57esimo, o forse sono calati ancora, e pochi si vergognano.

Oppure si tratta del solito complesso di superiorità. Vogliono essere i primi anche nel peggio? Siamo ridotti come voi, mi dicevano nel pieno dello scandalo dei fondi neri di Helmut Kohl. «Ihr seid Amateur». In confronto a noi siete dei dilettanti, rispondevo. Loro non sapevano se offendersi, o confortarsi.

Partecipai a un talk-show alla radio sul tema. Alla fine, un’ascoltatrice mi chiese come seguivano gli italiani la faccenda. «Con Schadenfreude», risposi sincero come un tedesco. È la parola intraducibile che significa provare gioia quando a qualche altro capitano dei guai. Sembra che esista un equivalente solo in napoletano, ma non l’ho trovato. «Non è da buoni amici europei», mi rimproverò lei.

Cosa dovrebbe provare un italiano immerso nella sua palude melmosa, a scoprire qualche schizzo di fango sulle mani degli amici teutonici, ritenuti da tutti incorruttibili e probi?

L’Italia è una repubblica delle banane, sentenziò a suo tempo il britannico Economist, suscitando le reazioni del solitamente compassato avvocato Agnelli. Qui si dice «Bananenrepublik». Come vedete, il tedesco è facile.

Der Spiegel, senza attendere il giudizio dei soliti primi della classe di Londra, ha ammesso: ormai siamo una repubblica delle banane. Tutto il mondo è paese, però è un commento che mi fa venire i nervi. I proverbi non hanno sempre ragione, non del tutto.

I tedeschi non sono santi, perché dovrebbero?, ma anche la loro corruzione è meglio della nostra: se devono costruire un’autostrada, scelgono il percorso giusto, la costruiscono bene, e qualcuno incassa lo «Schmiergeld», in genere non oltre il 10%. Il denaro serve a ungere le ruote, per andare più veloci, ma non fino a far deragliare il treno.