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 2012  agosto 22 Mercoledì calendario

LA SCELTA SNOB DEI CIRCOLI ITALIANI CHE ANCORA ESCLUDONO LE DONNE

Può un circolo di golf scrivere una nuova pagina di emancipazione femminile? Forse no, però questa «meditata» apertura alle donne del celebre Augusta National Golf Club (dove si tengono i Masters) ha almeno messo fine a un quasi affare di stato. Quattro mesi fa ci aveva pensato il presidente Obama a lanciare un appello che inducesse quel covo di maschilisti a fare la cosa giusta. E siccome siamo in pre elezioni, anche il repubblicano Mitt Romney ha subito spezzato qualche mazza a favore delle quote rosa sul green.
Ora però il caso è chiuso. Dopo quasi 90 anni il circolo georgiano, più prestigioso che progressista (fuori fino al 1990 anche i giocatori neri) ha accolto tra i propri soci l’ex segretario di Stato Condoleezza Rice e la finanziera Darla Moore. Con il grande Tiger Woods ad applaudire.
Resta da vedere se la storica, indulgente decisione possa provocare un effetto domino in tanti circoli a statuto misogino degli altri Paesi. Anche se la sopravvivenza di regole così poco cavalleresche nei confronti delle signore parrebbe più legata allo snobistico rispetto delle tradizioni che a bieco gusto d’emarginazione. In puro stile anglosassone.
Ma quali sono i circoli italiani dove potrebbe planare la pallina lanciata da Augusta? Magari proprio sulle mura cinquecentesche del Clubino Dadi, iper-esclusivo indirizzo milanese dove generazioni di aristocrazia (Borromeo, Visconti di Modrone) ma ancora più di solida borghesia (Bonomi, Borletti, Moratti, Pirelli) hanno sperimentato davanti a un notevole risotto giallo la difficile arte di scambiarsi informazioni come se parlassero del meteo. Il cellulare? Questo sconosciuto. Tono della voce? Quasi sussurrato. In tale contesto le signore sono gradite soltanto come ospiti, addirittura molto gradite ai tavoli con più di tre uomini. Ma la cosa si ferma al ristorante.
Qualcuno sostiene che si è fatta strategia industriale e finanziaria più nelle discrete sale del Clubino e del torinese (l’avvocato Agnelli frequentava entrambi) Circolo del Whist fondato da Cavour, che durante i consigli di amministrazione. Ca va sans dire che al Whist una donna, purché accompagnata da un socio, può arrivare al massimo in foresteria. E in fatto di regole e tradizione, i torinesi restano i più britannici.
Magari non come il londinese Carlton Club che negli Anni 80 ha dovuto cambiare con molti mugugni il proprio statuto per consentire l’ingresso di lady Thatcher. O come il Royal Yacht Club Squadron, Isola di Wight, quello della Coppa delle Cento Ghinee (poi Coppa America) e della Regina Vittoria, che ha accolto l’attuale sovrana sotto un tendone fuori dalle mura.
A volte gli Statuti maschilisti sono imbarazzanti nel principio ma pure nella sostanza. Gli ultraconservatori soci dell’Augusta National Golf Club avevano mostrato pollice verso perfino a Virginia Rometty, detta Ginny, numero uno di Ibm ma di buon carattere, essendo sponsor delle gare nel circolo. Da lì il putiferio e l’intervento umanitario di Obama.
Susciterà uguale riprovazione che a Palazzo Borghese sede del romano Circolo della Caccia le signore siano pure qui confinate in foresteria senza alcuna chance di divagare in sala lettura o in sala giochi? Circolo molto selettivo quello che recentemente ha ricevuto Luca di Montezemolo ma in passato ha rifilato dei bei no anche al miliardario Paul Getty, all’editore Valentino Bompiani (per via dello scandaloso Pasolini) mentre Francesco Cossiga (ex presidente in un circolo storicamente savoiardo) è stato gentilmente dissuaso: la contraddizione creava troppo imbarazzo.
Restando a Roma, zoppicante e limitata presenza femminile pure al Circolo degli Scacchi, esattamente come alla genovese Società del Casino o come nel napoletano Circolo Italia del remo e della vela sulla Banchina Santa Lucia, dove è passato il fior fiore dell’aristocrazia partenopea.
Ma al di là degli statuti, davvero nei circoli italiani le regole sono così ferree come in quelli anglosassoni? Certo quando un socio intercetta una signora fuori dagli spazi accordati magari non fa cadere la pipa dalle labbra, il giornale dalle mani e non dirà mai «Oh my God!» come è capitato in innumerevoli scene di film inglesi. Sicuramente però alzerà il ditino ammonitore.