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 2012  agosto 26 Domenica calendario

PIÙ TASSA MENO INCASSA

Più li tassi, meno incassi. Quel che temevano molti economisti e perfino alcuni premi Nobel trattati come fossero se non pazzi molto eccentrici, è purtroppo accaduto. La pioggia di tasse caduta prima sulla testa degli italiani nel luglio-agosto scorso e poi rovinata su tutto il Paese con il cosiddetto decreto salva-Italia nel dicembre scorso, non è servita a nulla. Anzi, ha danneggiato due volte i conti pubblici italiani. Perché ha depresso l’economia reale - che anche in mezzo alla tempesta finanziaria restava il solo punto di forza dell’Italia - diventando la principale causa della caduta del 2,5% del Pil 2012. E ora rischia di provocare un buco nei conti pubblici peggiore di quello che si voleva riparare. I dati complessivi sulle entrate tributarie fra gennaio e giugno offrono una fotografia impietosa, e non c’è propaganda che possa cambiarne i connotati. Gli incassi sotto il profilo aritmetico sono cresciuti del 4,1%. Ma se si toglie la quota Imu destinata allo Stato - che non c’era - e l’anticipo di alcuni versamenti (ad esempio nel settore delle assicurazioni) da novembre alla primavera, a perimetro identico le entrate sono cadute di circa il 2%.
MENO DELLA METÀ
A guardare nel dettaglio non c’è una sola grande voce delle entrate in cui i rincari abbiano dato le entrate attese. L’Ire sul lavoro dipendente ed autonomo è scesa dello 0,5% - pari a 381 milioni di euro - nonostante i prelievi straordinari in vigore (quelli sopra i 90 e i 150 mila euro previsti ad esempio per i dipendenti pubblici). Sotto questa voce ad esempio c’era anche il contributo di solidarietà del 3% per i redditi lordi superiori ai 300 mila euro annuali. Quando fu varato la relazione tecnica aveva previsto un incasso prima della deduzione (che impatta sulle entrate generali Ire) di 269 milioni di euro. A consuntivo invece sono stati 91 milioni di euro, meno della metà delle attese. È un dato significativo, perchè fa capire quanto illusoria sia la patrimoniale vagheggiata dalla sinistra italiana. Cade anche l’Ires, l’imposta sui redditi di impresa: -1,6%, che significa un buco da 157 milioni di euro. Ancora più grave la caduta dell’Iva: -1,4%, pari a un buco di 705 milioni di euro, che è clamoroso se si considera l’aumento della aliquota base dal 20 al 21%. Anche qui secondo le previsioni su base annua avrebbe dovuto dare maggiori incassi per 4,2 miliardi di euro. Invece dei 2 miliardi in più nei primi sei mesi, ce ne è quasi uno in meno. Un disastro che più di ogni altro spiega come più alzi le tasse, meno la gente consuma. A proposito di Iva, vi ricordate la guerra santa agli scontrini, i blitz a Cortina e nei luoghi vip? Sembravano la medicina per convincere i commercianti a non fare i furbi. Invece è stata molto mediatica, ma assai più inefficace della guerra all’evasione compiuta con meno clamore, ma con metodi tradizionali. La prova viene dagli incassi dei primi sei mesi dall’attività di accertamento e controllo: quelli dalle imposte indirette (l’Iva è la principale) sono diminuiti di 171 milioni rispetto allo stesso periodo del 2011. Tengono ed aumentano solo gli incassi delle nuove tasse a cui non c’è rimedio. Ci sono 3,9 miliardi di euro di incassi Imu fino a fine giugno che non c’erano, ed è ovvio che nessuno abbia potuto dare via la casa in questi mesi pur di non pagare maggiori tasse di proprietà. Erano aumentate anche altre imposte, però sono cadute le entrate di quelle di registro e quelle catastali. Metti troppe tasse, le case non si vendono più e alla fine il guaio c’è come prima.
GRAZIE AI BOLLI
Aumentano gli incassi delle imposte sulle transazioni finanziarie, praticamente tutti grazie ai bolli fissi messi con la mini patrimoniale timidamente introdotta da Giulio Tremonti ad agosto e poi sensibilmente rafforzata da Monti nel decreto salva-Italia. Anche qui vale il discorso fatto sull’Imu: o chiudi il conto corrente bancario o postale, o la tassa ti tocca. Ed è toccata a tutti.
Tutte le imposte sui consumi o su beni a cui si può rinunciare (come il comparto del lusso o quelle sui giochi) sono invece crollate. Solo il tradizionale Lotto ha perso 234 milioni di incassi. Quelle sul lusso hanno fatto flop: invece di farti stangare in un porto italiano - come era prevedibile - hai portato la tua barca in Croazia, Grecia o Francia. Con il superbollo, si sono vendute meno auto sopra i 185 cavalli. Disastro per gli aeroplani privati. Dalla raffica di tasse di Monti gli italiani si sono difesi sottraendo al vampiro i propri consumi. E ora a tremare sono i conti pubblici, la sola bandiera finora sventolata dal governo tecnico.