Chiara Maffioletti, Corriere della Sera 27/08/2012, 27 agosto 2012
«IO LATIN LOVER CON L’850 COUPE’»
Nell’estate del 1972, quello che qualche anno più tardi sarebbe diventato uno dei presentatori televisivi più amati in assoluto, era un ragazzo di 16 anni elettrizzato all’idea di essere prossimo a realizzare un traguardo da tempo sognato: la prima vacanza senza genitori. «È stato l’anno della mia emancipazione — racconta Gerry Scotti —. Avevo terminato il primo anno di liceo classico con buoni risultati e per questo avevo ottenuto il permesso dai miei genitori di andare a lavorare». Con i primi soldi guadagnati facendo imballaggi in una ditta cartotecnica, Scotti — oltre alla soddisfazione di sentirsi, per la prima volta, grande — ha dapprima aiutato il padre a comprare quella che sarebbe stata la sua prima moto «125» e poi «sono potuto partire per la mia prima vacanza. In tenda. Mio papà, che veniva da una realtà contadina, non capiva quale fosse il gusto di andare a dormire e mangiare per terra, ma non ha fatto storie. Io non vedevo l’ora di assaporare l’idea di una vacanza libera, all’aria aperta, con gli amici, le chitarre...». E così, con 120mila lire e quattro amici, Scotti è partito «in una 850 coupé» stracarica, alla volta di Lignano Sabbiadoro: «Eravamo tutti maschi: due 18enni e due 16enni. Avevamo scelto Lignano per le millantate compagini di tedesche che, a detta dei ragazzi più grandi, affollavano quelle spiagge».
Una volta arrivati, dopo aver notato che la «presenza teutonica» non era poi così nutrita come la mitologia suggeriva, i pensieri di quei ragazzi sono stati subito dirottati su «gavettoni, scherzi e piste di biglie. Diciamo che le poche ragazze che c’erano ci guardavano come fossimo dei poveretti». Ma un giorno, lo sguardo del futuro conduttore si è posato su quella che era forse l’unica ragazza tedesca del campeggio estranea agli stereotipi: «Intanto era mora. Alta era alta, ma a differenza delle sue connazionali non parlava inglese. Non so bene come ci siamo capiti. Inoltre, tutti i ragazzi raccontavano che le tedesche avevano costumi più aperti, che erano più inclini a lasciarsi andare... e invece io avevo trovato praticamente una suora».
Non bastasse, stare insieme, da soli, non era affatto semplice: «Lei stava nella sua roulotte targata cermania con i genitori, un fratello e una sorella maggiore che ci seguiva come un’ombra ovunque. Più che gli stereotipi sulle tedesche mi sembrava di vivere quelli in stile io mammeta e tu». Eppure Scotti, stregato dagli occhi — «quelli sì, chiarissimi» — della sua Inge, in una sera d’estate è sfuggito al controllo della sorella maggiore ed è riuscito a scambiarsi un sospirato «bacio a labbra salate. Di quel momento ricordo la grande timidezza di Inge. Mi era piaciuta proprio per quello, sembrava timida, tenera, imbarazzata. Ci siamo lasciati con la promessa di scriverci ma credo ci saremo scambiati al massimo un paio di cartoline. Però quel bacio dato sotto la luna, sulla rotonda di Lignano, resta uno dei miei ricordi più belli».
Di certo meglio dell’ultimissimo saluto con la ragazza, saltato per via di uno scherzo poco gradito: «L’ultima sera prima di ripartire, con i miei amici, abbiamo deciso di fare i classici scherzi che ti concedi quando sai che nessuno potrà più dirti niente. Così abbiamo iniziato a fare dei gavettoni in maniera maldestra. Peccato che l’oggetto principale del nostro bombardamento si fosse rivelato essere la roulotte dei genitori di Inge, che quindi non mi hanno più fatto avvicinare. Alla fine ero stato l’unico fra i miei amici a non aver combinato niente, a parte quel bacio». Fu il suo primo bacio? «No, quello è stato con un’amica delle medie. Si chiamava Graziella ed era bellissima. Era la figlia della lattaia. Mi ero innamorato».
Poco dopo è stata la volta del primo bacio «serio»: «Era un sabato pomeriggio, avrò avuto 14 anni. Me ne stavo fuori da una gelateria con gli amici quando la ragazza considerata da tutti come la più bella della compagnia, Vittoria, esce di corsa, si avvicina a me e senza dire niente mi dà questo bacio pazzesco. Poi, con la stessa velocità con cui era arrivata, è salita sul suo motorino ed è partita. Solo più tardi ho saputo che aveva appena litigato con il fidanzato e gli aveva detto la classica frase "ora esco e bacio il primo che incontro"». E se oggi potesse dire qualcosa a Inge? Magari, chissà, in questo momento potrebbe essere ancora in campeggio, a Lignano... «Le dico che di lei ho sempre pensato tutto il bene che non pensavo in generale dei tedeschi. E che spero sia tutt’ora più simpatica della Merkel. E anche più carina, visto che come età più o meno ci siamo».
Chiara Maffioletti