Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  agosto 23 Giovedì calendario

Varenne torna in pista per salvare l’ippica - Ricordate Varenne, il più grande trottatore di tutti i tempi? Con ben 17 anni sul garrese, set­te dei quali di intensa attività agonistica, e gli altri, pure intensi, dedicati alla riproduzione, torna in pista

Varenne torna in pista per salvare l’ippica - Ricordate Varenne, il più grande trottatore di tutti i tempi? Con ben 17 anni sul garrese, set­te dei quali di intensa attività agonistica, e gli altri, pure intensi, dedicati alla riproduzione, torna in pista. Sissignori. Vi torna non per vincere contro i suoi simili (li ha già battuti tutti), ma contro gli uomi­ni che stanno facendo il diavolo a quattro per uccidere l’ippica, e sono sul punto di riuscirci. Se si mobi­lita il Capitano, significa che la si­tuazione equina è davvero gra­ve. Domenica prossima - in not­turna- il Principe dei cavalli sarà all’ippodromo di Montegiorgio (uno dei pochi che funziona, for­se perché gestito da privati con criteri imprenditoriali) e mostre­rà al pubblico il suo bel corpo, an­cora aitante e fresco, pelo lucido e criniera foltissima, fornendo un’autorevole testimonianza dell’eccellenza espressa da uno sport sul quale ora si accanisce lo Stato, privandolo di ogni mez­zo di sostentamento allo scopo di eliminarlo, dopo averlo sfrut­tato, dissanguato. Cosa può fare Varenne per convincere i nemici dell’ippica a desistere dall’insano intento di seppellirla sotto uno strato di in­differenza? La speranza è che il Campionissimo, apparendo in uno dei luoghi in cui fu santifica­to, rammenti agli uomini di catti­va volontà che il trotto non meri­ta il destino cui essi l’hanno con­dannato. Dove non sono arrivati i pochi esperti (perbene) del set­tore, si spera che arrivi il cavallo più illustre della nostra ingrata Patria. Gli ippodromi di San Siro, con­siderati negli anni Trenta un ca­polavoro, sono appetiti dagli speculatori che mirano a trasfor­marne gli immensi terreni in una giungla di cemento, e che già gongolano all’idea di una chiusura definitiva degli impian­ti. Aspettano da lustri il momen­to di fare la festa ai cavalli e a que­sto scopo hanno brigato in ogni modo con la complicità involon­taria di ippici stolti, incapaci di associarsi per difendere se stessi e illusi di poter ciascuno salvare la propria botteguccia a danno dell’intero comparto. Il funera­le, se non interverranno nuovi e improbabili fatti, si svolgerà il 27 agosto, lunedì prossimo. Ese­quie di altri ippodromi seguiran­no a breve distanza. Risparmiamo al lettore la de­scrizione della lunga agonia ippi­ca. Limitiamoci a registrare che nel 2006 la raccolta delle scom­messe ammontò a 3 miliardi di euro; ora è precipitata a 120 mi­lioni (non bastano neanche per cominciare le corse). Che fine ha fatto questa montagna di dena­ro? Se l’è pappata lo Stato legaliz­zando qualsiasi tipo di gioco sul quale lucra senza dover sborsa­re un centesimo, contrariamen­te a quanto avveniva con i caval­li, che per gareggiare avevano bi­sogno di un montepremi da de­trarsi dall’incasso globale. Va da sé che gli allevatori, non avendo più alcuna fonte di finanziamen­to, non siano più in grado di tene­re in piedi le scuderie. Se a ciò aggiungiamo l’insi­pienza del ministero delle Politi­che agricole, responsabile di di­sattenzione verso il settore (50mila addetti sono attesi dalla disoccupazione), addio sogni di rinascita. Siamo giusto appesi al­la capezza di Varenne al quale, grazie alla presidenza della Re­pubblica, domenica sera, dopo il giro d’onore a Montegiorgio, sarà consegnato il diploma di ambasciatore. Un gesto simboli­co: sempre meglio di niente. Quel niente che hanno fatto i go­verni (di destra e di sinistra) per tutelare non solo lo sport, ma an­che il lavoro che ne consentiva la pratica. Nonostante tutto congiuri con­tro la sopravvivenza dell’ippica (in altri Paesi assai attiva), confi­diamo nel Capitano: chissà che non compia il miracolo di attira­re almeno la curiosità di chi fino­ra, davanti allo sfascio, ha volta­to la testa dall’altra parte. Mario Monti, nato a Varese, città che di­spone di un ottimo ippodromo, forse non ignora il disastro di cui abbiamo riferito. Si ponga una mano al cuore e, tra una salita e una discesa dello spread, si inte­ressi anche dei cari cavallini no­stri, evitando loro di arrivare al macello anziché al traguardo. Intanto, diamo atto ad alcuni appassionati irriducibili di aver organizzato a Montegiorgio una manifestazione con i fiocchi. Terminata la passerella di Varen­ne, in pista scenderanno i finali­sti del Campionato delle Stelle, cioè cantanti, attori e giornalisti (guidatori dilettanti senza fru­sta, Deo gratias) in sulky. Un atto d’amore verso questi generosi animali che più di tutti gli altri hanno contribuito alla civiltà: senza di essi la storia del mondo sarebbe diversa,visto che per se­coli l’uomo li ha usati quali esclu­sivi mezzi di trasporto terrestre.