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 2012  agosto 24 Venerdì calendario

Piller, volto buffo della Germania che fa le videoprediche all’Italia - Se Angela Merkel è la dea dell’eurozona,il suo profeta in Ita­lia è Tobias Piller

Piller, volto buffo della Germania che fa le videoprediche all’Italia - Se Angela Merkel è la dea dell’eurozona,il suo profeta in Ita­lia è Tobias Piller. L’agente mono­mandatario del rigore tedesco nel­la terra che il suo connazionale Johann Wolfgang Goethe identifi­cava per la crescita dei limoni ed egli invece solo per la crescita del debito pubblico. Tobias Piller, cinquant’anni, è il corrispondente economico nel nostro Paese per la FAZ, acroni­mo pronunciabile per Frankfur­ter Allgemeine Zeitung , uno dei più noti quotidiani tedeschi. Area liberal-conservatrice, oltre 400mi­la­copie vendute quasi tutte per ab­bonamento. Uno di quei giornali per cui si spende a occhi chiusi il trito aggettivo: autorevole (uff!). In questa veste Piller sin dal 1992 racconta gli italiani ai tedeschi. So­lo che da qualche tempo si è mes­so in testa di raddoppiare il lavoro, raccon­tando gli italia­ni anche agli italiani stessi. Spiegando cioè a noi tutti perché restere­mo sempre del­le simpatiche canaglie: inaffi­dabili, cialtro­ni e ciurlatori nel manico. Un lavoraccio, quello del prez­zemolino me­diatico: corri da Paola Saluz­zi su Sky Tg 24 , vola da Oscar Giannino su Radio 24 . I tele­spettatori possono bearsi del suo sorriso da bimbo dietro occhialo­ni tartaruga fuori moda e fuori mi­sura. I radioascoltatori si devono accontentare del suo italiano grammaticalmente impeccabile ma pronunciato da crucco delle barzellette: «qvel», «ciocare», co­se così. Piller è il cantore del merkeli­smo in Italia, anche se ci vuole più bene di SuperAngela, se non altro perché vive da noi da quattro lu­stri. Ma è l’affetto del fratello ric­co, laureato e perbenista per il se­condogenito scapestrato, fuori corso e un po’ viveur , che per arri­var­e a fine mese ogni tanto gli chie­de un prestito. Un affetto che gli fa scrivere cose come questa: «Se dai mille euro a un italiano, che cosa ne farebbe? Per semplifica­re, si compra un iPhone Ap­ple prodotto in Cina, un televi­sore Samsung dalla Corea, pa­ga la prima rata per un’auto te­desca o corea­na o forse spen­de tutto per una breve va­canza a Sharm­el- Sheikh». Piller, si ba­di, non è un ita­loscettico del­l’ultima ora. Né ha precon­cetti politici. Lui bastona a destra e a man­ca. Nel 1997 aveva già capito abba­stanza del nostro Paese per dubi­tare del buon esito degli sforzi del­l’allora governo Prodi per ade­guarsi ai famigerati parametri di Maastricht: «La condizione del­l’Italia è troppo debole per poter affrontare i cambiamenti ora ne­cessari per una società moder­na », scriveva. Negli anni successi­vi ne avrà anche per il governo Ber­lusconi. È del 2010 un suo gaio vati­cinio sulle nostre sorti: «L’Italia si avvicina all’abisso». Amen. Piller negli anni ha bacchettato un po’ tutti gli aspetti della nostra società: dai tassisti imbroglioni agli studenti provinciali, dagli ospedali labirintici ai colleghi giornalisti scoopparoli e superfi­ciali. Eppure ha tutto per avvalora­re il cliché del tedesco che parla male dell’Italia ma guai a chi lo caccia. È da noi da vent’anni: o si tratta di una condanna per una colpa che ignoriamo o di una scel­ta. Certo è che dietro gli occhialo­ni da secchione Tobias da noi non fa vita di stenti: vive a Roma in via della Mercede, in pieno centro, ed è il presidente dell’Associazione della stampa estera in Italia. Ge­niale incrocio, questa, tra una re­dazione (al 10 per cento) e un cir­colo (al 90 per cento) con sede in via dell’Umiltà. Cinquecento e passa giornalisti di ogni razza im­pegnati a lavorare ma anche a or­ganizzare viaggi stampa (tutto spesato), serate gastronomiche e premi cinematografici nella con­vinzione che gli scriba stranieri nel nostro Paese siano una sorta di ufficio stampa globale dell’Ita­lia e quindi vadano coccolati. Con­vinzione avvalorata dal contribu­to che sin dal 1953 l’associazione riceve dal governo italiano. Piller al ruolo di presidente ci tiene ecco­me, lo fa da anni salvo qualche mandato di pausa. Chi lo conosce lo racconta come eccelso organiz­zatore, infaticabile animale da campagna elettorale e grande pre­senzialista, soprattutto agli eventi del cosiddetto Gruppo del gusto, perché- ma va?- non disdegna ci­bo e vino italiano. Dimostrazione che si può giurare- come fa Piller­che la rovina dei giornalisti italia­ni sia l’ordine professionale e al contempo approfittare dell’amo­re tutto italico per le caste.